È stato battezzato con il nome “La carica dei 101 anni” il progetto ideato dai volontari del “Nuovo Rifugio di Amola”, a San Giovanni in Persiceto, in Emilia Romagna, che permette ai cani più anziani della struttura di fare esperienze fuori dai box, tra passeggiate all’aria aperta e corse tra il verde dei parchi.
L’iniziativa nasce con l’intento di dare la possibilità a quei cani adulti e anziani, che con meno facilità purtroppo trovano adozione, di godere di alcuni momenti di interazione sociale al di fuori dei box del rifugio, in ambienti per loro stimolanti e a stretto contatto con la natura, in cui hanno la possibilità di esprimersi liberamente.
La prima gita fuori porta è stata organizzata durante la giornata del 3 dicembre. I volontari, carichi di entusiasmo, hanno preparato pettorine e guinzagli e dopo aver sistemato in macchina i cani, si sono diretti verso un parco nelle vicinanze, scelto appositamente non troppo distante dal canile, per evitare lo stress del lungo viaggio agli animali più sensibili.
«È un’iniziativa che già in estate avevamo proposto con i cani più giovani e in forma, con cui chiaramente è più facile organizzare escursioni del genere – racconta a Kodami la referente delle adozioni della ODV “Nuovo Rifugio di Amola”, Stefania Romagnoli – poi con gli altri volontari ci siamo chiesti se non fosse possibile ideare qualcosa di simile per i cani più anziani, rispettando le loro necessità. E’ stato così che ha preso vita il progetto “La carica dei 101 anni”, che ci ha permesso di portare fuori dai box, non solo cani anziani ma anche quelli con disabilità motorie, dando loro la possibilità di fare esperienze stimolanti che in rifugio non riusciremmo a garantire per forza di cose».
Le attività proposte dai volontari, infatti, possono avere un grande impatto nelle vite di quei cani da molti definiti “invisibili” a causa della loro età o disabilità, perché promuovono l’esercizio fisico e offrono anche stimoli mentali e sociali che possono migliorare il loro benessere psico fisico.
Inoltre, consentire ai cani anziani di vivere esperienze al di fuori del rifugio può aumentare le possibilità di adozione, poiché offre loro l'opportunità di mostrare il proprio comportamento in un ambiente più variegato, in cui la personalità non è limitata da spazi ristretti e anzi è rafforzata da nuove competenze acquisite.
Durante l’escursione del 3 dicembre, i cani hanno avuto la possibilità di giocare, rincorrersi liberamente, instaurare nuovi legami con altri animali e umani. Tra loro era presente anche un anziano con difficoltà motorie, che è stato trasportato dai volontari all’interno di un passeggino e poi liberato negli spazi più adeguati ai suoi bisogni.
«Nella nostra struttura sono presenti circa 40 animali, tra cui molti adulti e anziani – spiega Romagnoli – il nostro intento è quello di apportare beneficio a chi aspetta da tanto tempo un’occasione di vita. Vogliamo dare loro speranza e addolcire alcune giornate con esperienze al di fuori del rifugio, posto in cui trascorrono già gran parte del loro tempo».
La gita della "carica dei 101 anni" ha riscosso un grande successo: i volontari si sono divertiti e gli animali si sono rilassati durante passeggiate chilometriche tra mille odori e sensazioni nuove. E non sarà di certo l'unica gita organizzata, perché i volontari hanno già in mente nuovi progetti e nuove escursioni pensate appositamente per gli adulti presenti in rifugio.
L’iniziativa è nata anche con l’obiettivo di permettere ai cani di mostrare la loro personalità in ambienti e contesti differenti da quelli della struttura che li accoglie, dove gli approcci al mondo esterno sono, per forza di cosa, molto spesso limitati. Fuori, invece, tra la natura e con il supporto dei volontari, i cani possono esprimersi liberamente, facendo venir fuori in modo esponenziale il loro vero carattere e le loro potenzialità.
«Il messaggio che vorremmo arrivasse è che il canile non è una discarica in cui ci sono cani problematici o difettosi. Non è colpa dei cani se sono finiti in canile, come disse qualcuno di “illuminato”. Sono le caratteristiche del cane messo in un contesto non idoneo che lo rendono un problema, non è il cane in sé ad avere dei problemi – conclude Romagnoli – I cani che finiscono in canile sono degli incompresi, è colpa di chi è non ha avuto voglia di investire nel rapporto con loro, di chi non si è messo in dubbio e in gioco nei loro confronti. In canile c'è l'oro, ci sono cani con potenzialità e capacità impressionanti, e molti di loro sono avanti con l'età. Se solo le persone avessero voglia di venirli a conoscere veramente, senza pretese o giudizio».