La caccia di selezione al cervo in Abruzzo è ufficialmente sospesa. L'abbattimento dei 469 cervi, annunciato questa estate, sarà posticipato a novembre.
Le doppiette avrebbero dovuto iniziare a sparare oggi, 14 ottobre 2024, all'interno di due aree individuate tra Avezzano, Sulmona, Subequano, L’Aquila e Barisciano, e sempre al di fuori delle aree protette e di quelle ad esse contigue. Le zone di caccia al cervo sono ricomprese all'interno degli Ambiti territoriali di caccia (ATC), a cui è affidato lo svolgimento delle attività di gestione faunistica e di organizzazione dell'esercizio venatorio. Proprio queste strutture, secondo la nota ufficiale della Regione, sarebbero responsabili del ritardo. Il vicepresidente della Giunta abruzzese, Emanuele Imprudente, ha spiegato infatti che «non sono stati emanati gli avvisi da parte degli ambiti territoriali».
Una dimenticanza che farà slittare la caccia di selezione al cervo a novembre e darà più tempo alle associazioni di tutela animale per preparare ulteriori ricorsi volti a impedire le uccisioni. In questi mesi gli attivisti si sono mobilitati per impedire l'avvio degli abbattimenti, tuttavia dopo che l'ultimo ricorso al Tar abruzzese era stato respinto, le speranze erano pochissime, ben consapevoli che l'appuntamento dei cervi con le carabine è solo rimandato.
«Accogliamo con soddisfazione la comunicazione di questa “dimenticanza” dell’amministrazione abruzzese, anche se il massacro dei cervi voluto dalla Giunta Marsilio è solo rimandato – ha sottolineato Massimo Vitturi, responsabile area selvatici di LAV – Siamo comunque in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato, che potrebbe dare un'ulteriore spallata alla delibera voluta esclusivamente per soddisfare le richieste dei cacciatori».
Il tariffario dei cacciatori
La caccia di selezione al cervo è stata decisa questa estate con una discussa delibera della giunta abruzzese. La ratio con cui è stato approvato il provvedimento era di limitare i danni causati dai cervi alle colture che in alcune zone avrebbero addirittura superato i cinghiali.
Confagricoltura Abruzzo e le altre confederazioni agricole hanno applaudito la decisione della Regione, giunta dopo più di 3 anni di studi di fattibilità. Molti però sono stati i dissensi che hanno criticato proprio l'attendibilità dei censimenti fatti dagli esperti regionali. Tra i primi a criticare la misura c'è il deputato di Forza Italia Nazario Pagano che in un'intervista a Kodami aveva chiesto di poter «verificare i dati raccolti dalla Regione Abruzzo», mettendone in dubbio l'attendibilità: «La decisione nasce da un problema reale, quello dei danni arrecati dalla fauna selvatica ad alcune colture delle aree interne della regione, ma perché individuare nel cervo il responsabile senza una conferma scientifica? I danni lamentati dagli agricoltori sono attribuibili ad altre specie animali come cinghiali e caprioli, lo stesso vale per gli incidenti stradali».
Ora, questo stop temporaneo darà la possibilità agli attivisti di presentare i propri ricorsi, alla politica di verificare i dati. Di questo ritardo le associazioni ringraziano gli Ambiti territoriali di caccia proprio quegli enti che hanno la competenza sulla gestione venatoria. Si tratta delle stesse strutture a cui i cacciatori dovranno pagare un prezzo per ogni cervo abbattuto, secondo un tariffario preciso che tiene conto anche dei cuccioli.
Secondo la tabella allegata alla delibera, i più economici sono i cuccioli con meno di 12 mesi che peri i cacciatori residenti in Abruzzo costano solo 50 euro, mentre la cifra sale a 200 per coloro che vengono da fuori regione.
Ma può esistere un prezzo per abbattere un simbolo d'Abruzzo dal valore inestimabile come il cervo?