Una delle bufale naturalistiche più longeve e virali dell'era dei social ha ripreso vigore ed è tornata a circolare in rete ancora e ancora. Si tratta della famosissima foto del branco di lupi che cammina in fila indiana nella neve, immagine accompagnata da un'accattivante didascalia che "spiega" come e perché i mammiferi scelgono proprio quella disposizione.
Davanti al gruppo ci sarebbero gli esemplari più deboli e malati, che così danno il ritmo di marcia a tutti gli altri e non rischiano di restare indietro e morire. Dietro di loro «l'avanguardia», i lupi più forti e atletici, pronti a difendere il bene più prezioso del gruppo, «la ricchezza del branco»: le femmine al centro. In coda ci sarebbero poi i membri che compongono la retroguardia e per ultimo, staccato da tutti, il leader, il capobranco che «deve vedere bene tutto il gruppo per poterlo controllare, dirigere, coordinare e dare i comandi necessari».
La storia è inventata di sana pianta, ma sebbene circoli da diversi anni ormai e sia stata più volte "sbufalata", come una fenice continua a risorgere dalla proprie ceneri e ricomincia a circolare più forte di prima. In questi giorni è ricomparsa più volte su Facebook, postata e ripostata da numerosi profili in diverse lingue, persino in arabo. Ma da dove viene questa bufala tanto resistente e perché è piena di sciocchezze?
Tutto è iniziato nel 2015, quando la pagina Facebook ufficiale del Vânători-Neamț Natural Park, in Romania, ha tradotto e ricondiviso il post di un utente russo, il vero autore di una delle storie false di maggior successo di sempre. Il fatto che sia stata condivisa dal profilo di un'area naturale protetta, tra l'altro uno dei pochi posti in Europa dove si possono ammirare i bisonti europei (Bison bonasus), ha contribuito a renderla piuttosto credibile e virale. Da lì è iniziata una catena infinita di traduzioni, repost, e migliaia e migliaia di like, commenti e ricondivisioni durata anni e anni. Il post originale è ancora ben visibile sulla pagina, ma ha fatto talmente discutere e parlare di sé che è addirittura accompagnato da un alert di Facebook che mette in guardia gli utenti della falsità dei contenuti.
La foto del post è però vera ed è stata condivisa per la prima volta dalla BBC. Ovviamente il testo originale non riportava assolutamente nulla di ciò che è diventato poi virale, ma testimoniava esclusivamente l'eccezionalità numerica di questo branco immortalato nel nord del Canada, uno dei pochi posti al mondo dove è possibile incontrare così tanti lupi tutti insieme: ben 25. Numeri inimmaginabili per noi europei, che siamo abituati a vedere gruppi composti al massimo da 5 o 6 individui. Nessun accenno alla gerarchia o alla disposizione tanto ben organizzata.
La straordinarietà dei gruppi nordamericani come questo è resa possibile solamente per via della disponibilità e della stazza delle prede. Solo lì infatti i lupi riescono a catturare animali tanto enormi come i bisonti americani (Bison bison), e questo consente a più generazioni dello stesso nucleo familiare di restare per molto tempo assieme fino a formare branchi tanto numerosi. È questa la vera notizia che avrebbe dovuto accompagnare la foto, non le solite storie trite e ritrite su gerarchie, lupi alfa o dominanze.
Un'atra delle tante false credenze che circolano sui lupi è infatti quella legata al concetto di lupo alfa e alla rigida e violenta gerarchia che regolerebbe le dinamiche e i compiti del gruppo, come falsamente raccontato anche in questa storia. Il luogo comune nasce in realtà da molto lontano e fatica a sparire perché ha trovato terreno fertile nella nostra società così tanto competitiva e piramidale. In realtà un branco di lupi in natura solitamente altro non è che un gruppo familiare, composto da una coppia riproduttiva monogama e da una o più generazioni di figli.
Storie false come quella del lupo alfa o del branco canadese nella neve hanno così tanto successo perché tendono a umanizzare gli animali, esaltando in realtà caratteristiche e comportamenti tipici della nostra specie, che naturalmente fanno colpo sulle persone e accendono facilmente l'empatia. A distanza di sei anni dall'origine della bufala dovrebbe essere arrivato il momento di metterla da parte definitivamente, anche perché la bellezza del mondo animale risiede proprio nell'infinita diversità di forme, colori e soprattutto comportamenti che rendono uniche le specie che condividono con noi questo Pianeta. Non c'è alcun bisogno di proiettare sugli altri animali tutti i nostri pregi e i nostri difetti per poterli apprezzare e ammirare, è questo il lato più bella natura.