È emergenza incendi in Bolivia. Dopo i devastanti roghi del 2019 e quelli del 2022, il Paese torna nuovamente a bruciare e si ritrova ancora una volta ad affrontare una situazione che ricorda l’Apocalisse, con centinaia di ettari di foresta amazzonica in fiamme e migliaia di vittime tra la fauna selvatica.
I roghi hanno infatti raggiunto ormai le comunità indigene e le riserve naturali, causando la morte di cervi, tapiri, varie specie di roditori e di uccelli, intossicati dal monossido di carbonio. Nel villaggio di Bibosi, a Rurrenabaque, nel nord-ovest della Bolivia, vigili del fuoco e volontari stanno combattendo le fiamme con ogni mezzo possibile, dai secchi di plastica ai tubi da giardino, ma la siccità dei mesi scorsi ha complicato moltissimo la situazione non soltanto dal punto di vista della facilità di combustione, ma anche di approvvigionamento idrico.
Stando all'ultimo rapporto del ministero dell'Ambiente boliviano, a novembre sono stati individuati quasi 100mila – 96.686 – focolai di incendio, e i ministri dello Stato domenica hanno indetto una conferenza stampa per informare la popolazione del fatto che arriveranno aiuti internazionali per combattere i roghi. Il ministro della Difesa, Edmundo Novillo, ha confermato che i ministeri e le forze armate continueranno a lavorare insieme sino a quando gli incendi non saranno sotto controllo.
Preoccupano soprattutto le riserve forestali, come detto, ma le conseguenze si stanno già facendo sentire a livello di inquinamento dell’aria in città come Santa Cruz, il nord di La Paz e Beni. Novillo ha chiesto agli anziani, alle persone con patologie e ai bambini da 0 a 13 anni di non uscire per evitare malattie respiratorie, e ha raccomandato di evitare l'uso di veicoli privati, soprattutto a Santa Cruz. A pagare il prezzo più alto sono però, come detto, flora e fauna selvatica. Migliaia gli animali uccisi dalle fiamme o morti per intossicazione, dai cervi ai puma passando per pappagalli, scimmie e serpenti, e la conta dei morti è destinata inevitabilmente a salire.
Proprio a La Paz, nei giorni scorsi, è stata organizzata una manifestazione per la tutela dell’ambiente e degli animali in cui gli attivisti hanno chiesto che il governo dichiari lo stato di emergenza: «È una strage – è l’appello disperato diffuso anche sui social – nell’aria oltre al fumo ci sono le ceneri di tutti gli animali morti negli incendi». E aumentano le proteste verso Luis Arce, il presidente della Bolivia, accusato di restare in silenzio davanti a una situazione così drammatica.