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19 Giugno 2021
9:03

La bellezza di Fido

Spesso le persone scelgono il cane in base all'apparenza e all'estetica, senza rendersi conto che la bellezza è invece da un'altra parte: nella personalità e nel carattere del cane. La selezione per l'aspetto estetico inoltre porta a deformità incompatibili con il benessere dell'animale e sono i cani purtroppo a soffrirci in silenzio.

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Membro del comitato scientifico di Kodami

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Quanto spazio ha l’apparenza del cane, la sua estetica, nell’orientare le scelte delle persone? Quali rischi nasconde impostare una scelta di vita esclusivamente sull’aspetto di un cane? L’estetica è un parametro veramente così importante? Tutte domande che possiamo farci sempre in linea con il concetto di prevenzione dei problemi, ma anche del benessere dei nostri compagni non umani.

Giocare insieme vuol dire comprendere l'altro

Qualche anno fa tenevo un seminario sul comportamento del cane in Liguria, invitato da un’associazione del luogo. A quel corso partecipavano persone molto diverse, si andava dal proprietario incuriosito e voglioso di ampliare la sua conoscenza del cane all’educatore cinofilo che voleva integrare la sua formazione, fino all’allevatore appassionato di una razza specifica. Ad un certo punto parlai del «gioco», della sua importanza sia da un punto di vista formativo per il cane che relazionale per la coppia. I partecipanti al corso furono invitati a mostrare come si divertivano con i loro compagni cani, quali giochi fossero soliti praticare per poi fare delle considerazioni utili a tutti commentando le loro attività. Fino a che giunse il turno di una signora che si accompagnava al suo “amato” levriero, un Whippet. La signora entrò in campo, davanti a tutti, con fare orgoglioso, ognuno si aspettava di vedere giochi legati alla ben nota motivazione predatoria di questa razza che li spinge ad esprimere tutta la loro natura di inseguitori dotati di eccezionale velocità. Veder correre un levriero è sempre un’esperienza bellissima: queste creature sono disegnate dal vento per il vento, come ben sanno gli appassionati e gli estimatori di questa tipologia di cani. E invece? Invece la signora raggiunge il centro del campo, fa salire il cane su una piccola pedana e… lo piazza. Per i non addetti «piazzare il cane» significa mettere il cane in stazione, nella posizione statuaria migliore per la valutazione delle sue caratteristiche morfologiche. Immobile. Dopo qualche istante, mentre la signora ammirava il suo beniamino, immobile sulla pedana, tutti quanti noi ci guardammo un po’ attoniti. Chiesi allora cosa stesse facendo e lei mi rispose, serafica: «Beh, noi giochiamo così! A lui piace fare questo! Si diverte così…». Non potevo credere a quello che vedevo. Mi chiesi cosa avesse compreso quella donna della lezione sul gioco. Il mio sospetto è che le parole le fossero entrate da un orecchio e uscite dall’altro. In fondo lei era una allevatrice, una che di levrieri ne sapeva molto, cosa potevo capire io di come si divertissero i levrieri da expo?

Quando si apprezza solo la bellezza fenotipica, si perde la vera bellezza

La domanda è lecita. Che cosa apprezzava veramente questa signora di quei cani? È possibile che l’enfatizzazione estrema della “bellezza fenotipica” possa cancellare la bellezza di un cane? Ora, come detto prima, se volete apprezzare un levriero guardatelo correre liberamente: è lì, nella corsa, che esprime tutto sé stesso, che esprime un'antica storia di selezione. Le osservazioni cinometriche, ovvero delle proporzioni, degli angoli degli arti, della conformazione del cranio, del portamento della coda, della definizione dei muscoli, eccetera, sono aspetti propri delle cosiddette competizioni di bellezza che, in teoria, esistono allo scopo di migliorare la selezione dei cani premiando i riproduttori più tipici, cioè quelli più aderenti allo standard di razza, con tutte le sue interpretazioni possibili. Ma è possibile, viene da chiedersi, che tali aspetti tecnici prendano il sopravvento al tal punto da cancellare tutto il resto? Non ci fu modo di far ragionare quella signora: per lei il suo cane immobile sulla pedana («che si lasciava fare di tutto», così disse) era la rappresentazione della gioia canina. Ne era assolutamente, irrimediabilmente, convinta.

Appresi sul campo che, alle volte, le nostre convinzioni sono in grado di distorcere la realtà che abbiamo d'innanzi agli occhi. Credo che questo sia un fatto che riguarda tutti, che sia una caratteristica della nostra mente, ossia confermare quello che crede a discapito di tutto. Ecco perché reputo molto importante mantenersi flessibili, informati, aperti, sempre accompagnati dal dubbio animato dalla curiosità, perché quello che vediamo potrebbe essere un'errata interpretazione della realtà.

La selezione estetica a discapito del benessere del cane

Non sono così convinto che la gioia di un cane possa essere stare ore sotto ad un fon di aria calda perché gli si possa fare la messa in piega, o stare ore chiuso dentro ad un trasportino mentre lì fuori si muove il mondo, circondati da migliaia di cani e persone assiepati tutti nello stesso luogo. Certo, i cani sanno stupirci con la loro resilienza, non c'è che dire, e sono molto pazienti con le nostre mattane. Quello che più mi fa riflettere è però quella deriva che porta alcune persone ad enfatizzare in modo estremo la bellezza estetica del cane, quella bellezza morfologica che colpisce tanto l'immaginario e poco la consapevolezza.

Soprattutto quando per questa si debba sacrificare il benessere, sia nelle pratiche per metterla in mostra sia nelle scelte dei riproduttori per spingersi nelle deformità sempre più in là. Penso a crani deformi, arti distorti, orecchie enormi, colonne vertebrali sottoposte a carichi insostenibili… e tutto questo per poter portare a casa una coccarda? Ma, forse, la mia realtà, quello che vedono i miei occhi, è veramente inconcepibile agli occhi di altri che in queste cose ci vedono l'arte dell'uomo, la gloria dell'uomo, il dominio sulla natura da parte dell'uomo, o semplicemente un modo come un altro per ricevere pacche sulle spalle e ammirazione… Saremo mai in grado di darci un limite? Me lo chiedo perché, a discapito di tutto, i cani ci staranno comunque accanto, e molti di loro continueranno a soffrire in silenzio, sta a noi, alla fin fine, aprire gli occhi sulla bellezza, quella che sta sotto la pelle, al di là del colore, del mantello, dello standard che l'uomo ha disegnato per le mire dell'uomo stesso… ne saremo mai in grado?

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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