Cosa accomuna Nikola Tesla, il famoso ingegnere elettrico padre del sistema a corrente alternata, e la beccaccia (Scolopax rusticola)? Oltre al fatto che entrambi sono particolarmente attivi di notte, l'inventore per via dell'insonnia e la beccaccia per nutrirsi indisturbata di invertebrati, tutti e due hanno trovato un modo peculiare per "giocare" con la luce. Se da una parte Tesla ha rivoluzionato le nostre vite con l'energia elettrica che oggi porta la luce nelle nostre case, dall'altra un nuovo studio mostra come le beccacce sfruttino i pochi raggi luminosi delle ore notturne in un modo a dir poco geniale: usano le piume bianche per comunicare in condizioni di semi-oscurità, riflettendo il 30% di luce in più rispetto a qualsiasi altro uccello conosciuto.
Il paragone fra l'inventore serbo-americano e l'uccello potrebbe sembrare buffo, ma pensandoci bene entrambi hanno dato un valore importante alla comunicazione. Infatti, proprio come per noi è stata una rivoluzione utilizzare la corrente elettrica per scambiarci i primi messaggi con il telegrafo, allo stesso modo le beccacce hanno rivoluzionato il modo di parlarsi silenziosamente presentando un adattamento così particolare.
Non è raro notare questi uccelli razzolare a terra in ampi spazi aperti, sfruttando le poche luci dell'alba o del tramonto ricercando le risorse necessarie per sopravvivere e dei partner durante la stagione degli accoppiamenti. Un team di ricercatori dell'Imperial College di Londra hanno quindi approfondito questo aspetto del loro comportamento e hanno pubblicato i risultati del loro studio su Journal of The Royal Society Interface.
Comunemente, gli uccelli più attivi durante il giorno hanno spesso piumaggi colorati, che usano per comunicare informazioni tra loro. Gli uccelli che sono più attivi all'alba, al crepuscolo o di notte, tendono ad avere un piumaggio meno vistoso e il motivo è semplice: confondersi con il resto della vegetazione sfruttando un particolare fenomeno biologico che gli scienziati chiamano criptismo.
Fino ad oggi, dunque, i ricercatori hanno ritenuto che il ruolo della comunicazione visiva in animali con abitudini simili fosse meno importante. Spesso gli studi si sono concentrati sul decifrare altri tipi di interazioni, esaminando in particolare suoni o sostanze chimiche emesse che implicano l'utilizzo del sistema uditivo e olfattivo. Tuttavia, molti uccelli cosiddetti crepuscolari incluse le beccacce, hanno macchie bianche particolarmente vistose e da molto tempo i ricercatori si domandano il ruolo adattativo di parti del piumaggio così tanto appariscenti.
La beccaccia, ad esempio, è prevalentemente di colore marrone screziato, ma presenta macchie bianche sul lato inferiore della coda ed è noto che utilizzi questa zona mostrandola durante il corteggiamento nella stagione degli amori. Tuttavia, poiché sono crepuscolari e quindi più attivi durante la ore luce scarsa, queste macchie bianche devono riflettere quanta più luce possibile per attirare l'attenzione.
Per indagare sul meccanismo di riflessione, il team britannico ha usato un particolare tipo di microscopia per osservare da vicino la struttura della piuma e hanno fatto ricorso alla spettrofotometria, ovvero la misurazione di radiazioni elettromagnetiche, per calcolare quanto luce viene riflessa e come i fotoni interagiscono con le microstrutture al suo interno. Gli studiosi si sono sorpresi nello scoprire che le piume bianche sono in grado di riflettere fino al 55% della luce, ovvero il 30% in più di qualsiasi altra piuma misurata.
Le piume di ogni uccello sono costituite da una parte centrale, il rachide, con sporgenze laterali chiamate "barbe". Le barbe sono tenute insieme a loro volta dalle "barbule", strutture simili ad anelli e ganci che ricordano molto per funzione e forma il velcro che usiamo nella vita di tutti i giorni. Il team ha scoperto che nelle penne bianche della coda della beccaccia le barbe sono ispessite e appiattite, aumentando così la superficie riflettente.
Bisogna anche aggiungere che il tipo di riflessione fornita da questa superficie ispessita è ancor più particolare. Infatti, esistono due modi principali in cui le superfici possono essere riflettenti. La riflessione "speculare" avviene quando la luce rimbalza su una superficie liscia, mentre quella "diffusa" disperde i raggi luminosi in diverse direzioni. Le barbe ispessite di questi uccelli operano proprio questo ultimo tipo di diffusione poiché sono costituite da una rete di fibre di pochi nanometri che creano molte facce dove la luce può essere riflessa in modo diffuso.
L'analisi delle piume ha mostrato anche un altro asso nella manica della beccaccia: le barbe e le barbule sono disposte in un modo tale da aumentare ancora di più l'effetto offrendo un angolo ottimale per la riflessione della luce. Da un punto di vista ecologico ed evolutivo il fatto che riflettano così tanto la luce ha perfettamente senso: hanno bisogno di sfruttare al meglio tutta la luce disponibile in un ambiente così poco illuminato, specialmente se si trovano nel fitto della foresta.
Insomma, queste strutture possiedono un design talmente raffinato da poter essere proprio il frutto del brillante scienziato Nikola Tesla, ma in questo caso della mente umana non c'è la minima traccia. Solo millenni di evoluzione hanno permesso a questi animali di presentare adattamenti così ben congegnati e ad ogni ricerca ne scopriamo sempre di nuovi.