Il 21 aprile 2022 è uscito un libro che parla della relazione tra una persona e la sua nuova compagna di vita. L'autore è Marco Bergamaschi e lei è una cucciola di Barbone nano che ha un nome e un cognome: "Kuki Arabasque", titolo anche del libro stesso (Ed. #readingwithlove – pp. 194).
Il libro di Bergamaschi è agile, divertente e fa riflettere attraverso un sapiente cinismo sulla scelta di una persona che per la prima volta decide di prendere con sé un cane, dopo una vita passata con gli amati gatti. È la storia di un'entrata in un mondo nuovo, pieno di stranezze e di persone aliene alla quotidianità dell’autore. È un viaggio in terre sconosciute quello che Kuki fa fare a Marco Berga (alter ego dell’autore). E come tutti i viaggi, già dai primi passi, anche questo avrà delle conseguenze sulla visione delle cose e porterà a dei cambiamenti. La relazione con l’altro è sempre un viaggio del resto e tanto più l’altro è diverso da noi e dalle nostre consuetudini, tanto più ci è richiesto di metterci in gioco. Proprio come è successo a Marco con la piccola "meringa bianca", come la definisce lui.
Marco Bergamaschi non è un esperto di settore: non è un educatore cinofilo e nella vita fa il giornalista e il consulente aziendale. «Innanzitutto c’è da dire – spiega l'autore – che io amo scrivere e non solo per lavoro: scrivo proprio per un bisogno personale, viscerale. Annoto pensieri e esperienze, soprattutto quando mi accade qualcosa di emotivamente importante e naturalmente l’arrivo di Kuki e la vita con lei è stata una sorta di tempesta, di uragano. Il mio diario di vita con questa piccola meringa bianca all'inizio lo avevo immaginato come una serie di podcast, in cui il tema era “Cosa accade ad una persona di mezza età quando decide di aprire la sua vita ad un cane”. Poi, scrivendo, ho capito che avrebbe dovuto essere altro: aveva più senso che fosse un libro che mi dava la possibilità di approfondire maggiormente certi argomenti. E così è stato».
Il testo è ironico e pungente con una scrittura che diverte e fa pensare senza annoiare mai. Nei 37 brevi capitoli si narra la storia, vera, di questo cinquantenne che ha l’idea di prendere con sé un cane, ed essendo una persona molto puntigliosa, pedante – come si definisce lui – che si fa mille domande, si appoggia ad una figura particolare, quella che potrebbe essere considerata la "spalla". La chiama "Leopoldalaveterinaria" (scritto proprio così, tutto d’un fiato), un personaggio divertente e affascinante che l’autore descrive come "Gengis Khan": due parole secche, tanto cinismo, e così si mette ordine nelle paranoie dell'umano con cane non ammettendo repliche. Ed è proprio grazie a questa figura che arriva nella vita dell’autore che tutto cambia.
«Quando questo batuffolo bianco arriva nella mia vita, dopo che mi sono iscritto a mille blog, letto tutti i libri che mi capitavano a tiro sull’argomento, giusto per aggiungere un po’ di confusione nella mia testa piena di domande e incertezze, è come un uragano. Trasforma tutto in maniera drammatica – dice con un sorriso Bergamaschi – Io volevo un cane adulto: sempre pensato che un cucciolo non fosse nelle mie corde. Non mi sentivo preparato per un impegno così, di grande responsabilità. Mi sono così rivolto a molte associazioni ma per un motivo o per l’altro non trovavo il giusto partner. Come prima esperienza volevo fare le cose per bene e a un certo punto mi sembrava non fosse possibile. Fino a che un giorno mi chiama Leopoldalaveterinaria e mi fa una “proposta indecente”. Mi dice che è nata una cucciolata in Toscana e che lei pensa che una femmina sia proprio adatta a me. Dico immediatamente di no. Mi immaginavo già la mia bella casa color tortora tutta imbrattata di cacca e pipì di cucciolo. Non volevo assolutamente una cosa del genere… Ma poi, subdolamente, cominciano ad arrivarmi, sul cellulare, fotografie di questo batuffolo mentre dorme, mentre ciuccia il latte dalla mamma, quando apre gli occhietti per la prima volta… insomma, alla fine ho ceduto a Gengis Khan».
Così inizia l’avventura e le riflessioni che l’autore fa prima di prendere il cane sono molto interessanti soprattutto per quelle persone che sono in animo di adottare un cane e che non sempre dedicano il giusto tempo a prepararsi a questo evento importante. «Quando la cucciola è arrivata ho sentito l’impellente necessità di scrivere quello che mi accadeva perché le mie zone di confort sono state smantellate immediatamente da questo esserino di due mesi e mezzo. D’improvviso tutte le mie certezze, le mie esigenze e convinzioni sono passate in secondo piano, surclassate dai suoi bisogni. E per uno come me è stato un cambiamento epocale. Ho passato dei momenti di disperazione – confessa l’autore – Non capivo cosa fosse necessario cambiare, non riuscivo ad adeguarmi a questa nuova vita. Ecco perché scrivere è stato assolutamente vitale per me: è stato un dialogo con me stesso che lei mi ha forzato a fare. È come se avesse messo a nudo le mie tantissime zone d’ombra».
A contribuire allo spiazzamento di Marco, quando si trova a tu per tu con questa cucciola di Barbone nano ci sono anche gli stereotipi che spesso compongono il substrato culturale delle persone. «Vedrai – mi dicevano – è un cane da salotto! Ma quando piove, come facciamo con la pipì?, chiedevo io, e loro: "Quando piove non esce nemmeno di casa, un istante appena per fare i bisogni, vedrai". Invece poi ecco la vita vera: ho questa immagine di lei, a tre mesi, in giardino, sotto l’acquazzone che si lancia nel fango e tra i cespugli… altro che “non vuole nemmeno uscire”. Ma Kuki è un cane e deve fare le cose che amano fare i cani… io poi pulisco. Altro che “cane da salotto”».
Tra le altre cose Bergamaschi scopre, vivendo con la sua nuova compagna a 4 zampe, che il cane ti porta in un mondo costellato di “strani” personaggi che altrimenti non avrebbe mai avuto modo di incontrare né immaginare. Nel libro così anche il lettore incontra persone curiose, reali, tradotte in fiction che contribuiscono a dare il ritmo alla narrazione, attraverso le quali l’autore dice «volevo regalare momenti di vera allegria raccontando quello che mi succedeva di volta in volta parlando dei nostri incontri, però volevo anche che fossero spunto di riflessione e di un po’ di consapevolezza oltre che di divertimento».
Un punto importante su cui soffermarsi a riflettere, che viene ben messo in risalto dalle parole di Marco Bergamaschi ha a che fare poi con l’idea che le persone si fanno a priori della vita con il cane attraverso la pubblicità, i film, i social e così via. «Non è sempre così bucolico vivere con un cane – sottolinea lo scrittore – Spesso si colora la vita come fosse una bella sceneggiatura ma poi non è così ed è importante dirlo. Non c’è nulla di male nel far presente che, alcune volte, è proprio faticoso e non é solo bello vivere con un cane. Si devono superare anche inevitabili momenti difficili. Spesso i cani sono caricati di pesi e aspettative esagerate. Mi è capitato di sentir cose come “da quando ho preso Boby lui mi ha salvato la vita: bevevo, mi drogavo, ero depresso/a, separato/a… lui mi ha salvato!” ma ci tengo a dire che a me non m’ha salvato nessuno. Sono sempre il solito di prima, rigoroso, con mille rigidità e continuo ad essere un brontolone misantropo. Però penso che Kuki mi stia facendo fare un percorso, che è bello, perché attraverso le sue esigenze, le persone che incontro, le vicende che viviamo a “causa” sua, ho compreso tante cose, soprattutto su di me».
Le parole di Bergamaschi riportano alla considerazione che la relazione con l’altro è certo un motore, un impulso, che bisogna cogliere ma c'è bisogno d'impegno: non basta “avere” un cane in casa, bisogna “essere” in relazione ed ecco che poi questo stato ci apre poi ad altre relazioni e ad aprire gli occhi sul mondo grazie alla contaminazione di un altro punto di vista, di un’altra prospettiva. “Tutti i vari personaggi che Kuki mi ha fatto incontrare a cui ho dato poi nomi improbabili come L’Amante di Nosferatu, Miss Figlia Dei Fiori, il Pornocane, Madame Sisì, hanno lasciato qualcosa in me, sconvolgendo la mia così programmata e ordinata quotidianità».
"Kuki Arabesque" ha un profilo Instagram, sul quale vengono pubblicate anche le numerose fotografie che gli vengono inviate dai lettori che lo seguono e che ci tengono a ritrarsi con i loro compagni animali, non solo cani: «Molte persone mi inviano scatti del mio libro con i loro compagni animali: cani, gatti e anche due pappagallini. Non me l’aspettavo ed è una cosa che mi fa veramente piacere», conclude Marco Bergamaschi.