Piccoli fantasmi vagano dalla notte dei tempi nei boschi e nelle foreste del Giappone. E bisogna iniziare proprio da loro, andando molto lontano nella Storia dell'umanità e degli altri esseri senzienti che abitano il Pianeta per raccontare l'origine del nostro nome: Kodami.
Qualcuno forse avrà già disegnato nella mente la fisionomia di quegli esseri magici e portafortuna che ancora oggi vengono onorati nel Sol Levante e che si chiamano "Kodama" così come li ha resi noti Hayao Miyazaki, il creatore del film d'animazione "La principessa Mononoke", altro elemento ispiratore durante i momenti iniziali del nostro viaggio in cui pensavamo come avremmo voluto che si chiamasse il nostro magazine.
Il corpicino bianco, il viso allungato con gli occhi grandi e un puntino al posto della bocca: così Miyazaki ha disegnato i Kodama e così sono quelli che "abitano" sulle scrivanie della nostra redazione. Ognuno di noi ne ha uno che, ci piace pensare, ci protegge e ci guida perché il messaggio del nostro Manifesto – in primis il desiderio di divulgare una corretta informazione sulla possibilità ancora concreta che sul nostro Pianeta possa esistere la serena convivenza tra tutte le specie – possa arrivare forte e chiaro attraverso i nostri contenuti.
La storia del nome di Kodami, così, prende spunto dalla tradizione nipponica secondo la quale gli spiriti dei boschi proteggono gli abitanti della Natura: sono lì, ognuno ha il suo albero, e dalla loro prospettiva particolare hanno visto il Mondo trasformarsi nel tempo e purtroppo non sempre in qualcosa di buono e purtroppo sempre a causa dell'uomo. È questo, del resto, ciò che racconta proprio "La principessa Mononoke", capolavoro dei film d'animazione uscito nel 1997, in cui attraverso la simbologia e la mitologia giapponese, in fondo, si racconta la storia di un intero Pianeta vittima dell'antropizzazione degli ecosistemi, di quanto gli esseri umani abbiano violato la Terra sterminando gli altri animali che vi abitano.
Il passaggio dal mito alla realtà per noi si è poi concentrato nel cambiare una lettera, quella finale, e trattenere la poesia e la verità di un racconto così antico nel quotidiano di ciò che facciamo. Ecco allora che abbiamo tolto la A finale di Kodama e l'abbiamo sostituita con una I per dare un nome al nostro progetto: Kodami. E questo semplice cambio ha trasformato e reso nostro il messaggio che volevamo e vogliamo dare ogni giorno con il nostro magazine: KODAMI è diventato così una parola nuova che una volta pronunciata ricorda la coda e l'amicizia e, in fondo, semplicemente si trasforma in relazione.