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12 Marzo 2023
18:11

Kiska, l’ultima orca canadese in cattività, è morta dopo 43 anni di prigionia

La notizia è rimbalzata tra le associazioni che da anni si battevano perché venisse liberata o trasferita in un santuario per gli ultimi anni della sua vita. Animal Justice chiede che i risultati dell'autopsia vengano resi pubblici e Marineland perseguita per maltrattamenti.

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Giornalista
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Kiska

Dopo 43 anni di prigionia e di esibizioni forzate nell’acquario di Marineland in Ontario, è morta Kiska, l’ultima orca in cattività del Canada. La notizia è arrivata direttamente da Brent Ross, portavoce del Ministero della provincia canadese. «Siamo stati avvisati da Marineland che l’orca di nome Kiska è morta il 9 marzo 2023. Un'autopsia è stata condotta da professionisti incaricati dallo stesso parco acquatico».

Marineland, il parco divertimenti a Niagara Falls, che ospita spettacoli di animali marini e decine di delfini, leoni marini e balene beluga ha fatto sapere che la salute di Kiska era peggiorata nelle ultime settimane.

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Kiska (foto dal web=

Catturata nel 1979 all'età di tre anni dall'Oceano Atlantico settentrionale, in acque islandesi, Kiska ha vissuto quindi quarantatre dei suoi quarantasette anni, nelle vasche di cemento di un grande parco per divertimenti. All’interno di quelle vasche è cresciuta, si è accoppiata, ha dato alla luce, da giovane, cinque piccoli che sono tutti morti senza raggiungere l’età adulta. Negli ultimi 12 anni, inoltre, è stata costretta a vivere senza la compagnia di un solo altro membro della sua specie, perché il suo ultimo compagno era morto e da allora nessuna altra orca era arrivata al Marineland, dove invece rimangono ancora trentaquattro beluga e cinque delfini.

Insieme a lei era stata catturata un’altra orca, Kieko, che negli anni 90 era diventata famosa grazie al film Free Willy. Kieko era stata in seguito restituita alla libertà, ma per Kiska invece la sua esistenza da prigioniera di un acquario non sarebbe mai cessata, fino alla morte. E della sua vita rimangono video e testimonianze di comportamenti ripetiti e annoiati, quando non autolesionisti, con lei che batte violentemente sulle pareti di vetro e cemento della vasca dell'acquario dove era stata rinchiusa. Le immagini dall'alto la riprendono sola, che gira in cerchio lungo il perimetro della vasca, ossessivamente alla ricerca di quel movimento che in natura sarebbe libero e selvaggio.

Il Whale Sanctuary in Nuova Scozia si era candidato per ospitarla

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La vasca di Kiska vista dall’alto (foto dal web)

«Le orche provano emozioni profonde e complesse, e il legame tra madre e figlio è così profondo che è difficile immaginare il dolore e il trauma che Kiska avrà subito in ogni suo lutto – commenta Lori Marino presidente del Whale Sanctuary Project che sta cercando di realizzare un santuario costiero a Port Hilford Bay, in Nuova Scozia, dove i cetacei possano vivere in un ambiente il più vicino possibile al loro habitat naturale e che avrebbe potuto accogliere Kiska – Nel frattempo, possiamo solo chiedere che Marineland sia completamente trasparente sulle circostanze della morte di Kiska. Ma alla fine, sappiamo che nessuna parola può spiegare una vita di dolore e miseria vissuta da un essere profondamente intelligente, sociale e incentrato sulla famiglia che ha avuto la terribile sfortuna di diventare noto come l'orca più solitaria del mondo».

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Un’immagine di un video in cui Kiska si scaglia contro i bordi della vasca dove ha sempre vissuto

La morte di Kiska è rimbalzata in tutto il mondo grazie soprattutto allo sdegno di associazioni animaliste che da anni si battevano per la sua liberazione o perché venisse almeno trasferita in un santuario per trascorrere con dignità gli ultimi anni della sua vita. «Kiska ha sopportato una vita di sofferenze dopo essere stata rapita dalla sua famiglia. Negli ultimi anni, la difficile situazione di Kiska ha fatto notizia in tutto il mondo quando sono emersi video che la mostravano galleggiare svogliatamente in una sterile vasca di cemento e, a volte, sbattere il suo corpo contro il muro della sua vasca», ha commentato ad esempio Animal Justice che ha combattuto per aiutarla per oltre un decennio, anche presentando denunce legali per suo conto e chiedendo che Marineland fosse indagata e perseguita per averla tenuta in condizioni inadeguate e illegali che, secondo gli esperti, le hanno causato stress e angoscia.

«Abbiamo anche contribuito a far passare un divieto provinciale contro la detenzione orche in Ontario nel 2015 e un divieto nazionale contro la detenzione in cattività di balene e delfini nel 2019 – aggiugono. – Kiska merita giustizia per quello che ha sopportato. Animal Justice chiede alle autorità provinciali di rendere pubblici i risultati dell'autopsia e di perseguire Marineland per il disagio illegale che Kiska ha chiaramente vissuto durante i suoi ultimi anni.

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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