Kinkatopia e la missione di Alexandra: il santuario che salva i cercoletti abbandonati

Grazie alla sua lunga coda si arrampica sugli alberi, ma non è una scimmia. Spesso viene scambiato per un furetto, ma il kinkajou è un animale davvero unico. Noto anche come cercoletto, è vittima del mercato illegale di animali esotici. Alexandra, grazie al suo Kinkatopia, ha donato un rifugio permanente a queste bizzarre creature.

28 Aprile 2021
16:09
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Grazie alla sua lunga coda si arrampica sugli alberi in cerca di cibo, ma non è una scimmia. Spesso, per via del suo aspetto così bizzarro, viene scambiato per un furetto, ma il kinkajou, noto anche come orsetto del miele, è un animale davvero unico. Questa creatura, appartenente alla famiglia dei procionidi, popola le foreste del Centro e Sud America e, sebbene non sia a rischio estinzione, il suo benessere è fortemente minacciato dall’azione dell’uomo.

Alexandra Ashe è la fondatrice di Kinkatopia, il primo e unico rifugio al mondo dedicato proprio alla salvaguardia di questo animale: «Siamo un’organizzazione no profit che opera nel Sud della Florida e siamo un santuario permanente per tutti i tipi di kinkajou – spiega -. La nostra missione è prenderci cura di loro incondizionatamente». Il cercoletto, infatti, è vittima del mercato illegale di animali esotici: «Molte persone non vedono l'ora di averne uno – afferma Alexandra -, ma io non raccomando di adottare un kinkajou come animale domestico".

Il cercoletto si distingue per la sua coda prensile che può raggiungere i 55 cm di lunghezza e che, come una sorta di “quinta mano”, gli permette di scalare agilmente gli alberi. Ma a rendere il kinkajou davvero particolare sono le sue abitudini notturne, dal momento che è sveglio soltanto dal tardo pomeriggio, dalle 19 fino a mezzanotte. Durante il giorno, infatti, il cercoletto predilige dormire nelle cavità degli alberi o all’ombra delle foglie, così da evitare la luce diretta del sole.

Caratteristiche che lo rendono inadatto a vivere in un ambiente domestico: eppure, sempre più persone, irresponsabilmente, decidono di adottarne uno: «Ciò che accade – denuncia Alexandra – è che questi animali cambiano casa di continuo, senza che possano avere una vera stabilità. Questi sono animali che vivono di routine e spesso si ammalano, diventano frustrati e aggressivi".

L’uomo, quindi, rimane il più grande pericolo del kinkajou, vittima non solo del commercio illegale ma anche dei predatori, che uccidono queste creature per la carne e la loro pelliccia. I kinkajou ospitati da Alexandra non sono destinati all’adozione, ma a restare in rifugio per tutta la vita, poiché Kinkatopia non alleva né vende questi animali, essendo chiuso a qualsiasi tipo di vista per il pubblico.

Oltre a svolgere un importante ruolo di tutela del kinkajou, Alexandra e gli altri membri del santuario si occupano di studiare e conoscere al meglio questo animale: «Lavoriamo per sviluppare una ricerca che consenta di aumentare le conoscenze su questi animali – spiega Alexandra -, ci sono davvero poche ricerche su di loro, ed è fondamentale ottenere queste informazioni e renderle pubbliche, così che le persone possano informarsi e capire se è questo un animale che vogliono portare nella propria casa».

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