Una casa famiglia per bambini con disabilità che li “culli” nel percorso di crescita con il supporto di personale specializzato e di co-terapeuti molto speciali. Killia, che in antico sardo significa proprio “culla”, è la cooperativa sociale che, per la prima volta in Italia, unisce l’accoglienza di bambini con disabilità e gli IAA, ovvero gli Interventi Assistiti con Animali, più noti come pet therapy.
Dal 2015 Killia offre servizi basati sulla relazione uomo-animale grazie a una equipe con competenze diversificate. Oggi però il team ha deciso di compiere un ulteriore passo creando una casa famiglia dedicata all'accoglienza di bambini con disabilità, orfani o momentaneamente distanti dalla famiglia, dove possano svolgere attività con animali.
È questa la rivoluzione che Simona Cao, veterinaria e presidente della Cooperativa sociale Killia, sta conducendo dalla sua Sardegna.
Casa famiglia e pet therapy: si tratta di un binomio mai sperimentato in Italia. È così?
In Italia esistono altre case famiglie che accolgono bambini con disabilità, ma nessuna coniuga l'accoglienza con la pet therapy. Si tratta di un connubio inedito e questa è la nostra forza e il mio sogno: valorizzare la relazione uomo-animale attraverso il lavoro con bambini con disabilità. All’interno della casa famiglia ci saranno cani che già fanno pet therapy, ciò significa che oltre all'assistenza familiare e professionale, i bambini potranno crescere con la presenza di cani co-terapeuti.
In questo momento siamo arrivati ad uno step molto importante: stiamo raccogliendo fondi per poter ristrutturare l’abitazione che diventerà una casa famiglia. Abbiamo la fortuna di avere un'abitazione molto grande quindi possiamo dedicarne la maggior parte alla casa vera e propria, il restante sarà un centro che eroga servizi di pet therapy anche a utenti esterni.
Oltre alla pet therapy, in cosa la vostra casa famiglia differisce da una comunità per minori?
Lo si capisce già dal nome: nelle case famiglia c’è una presenza fissa di tipo familiare, nel nostro caso rappresentata da me e da mio marito, nelle comunità invece ci sono educatori che possono alternarsi tra loro. La stabilità familiare è un aspetto cardine del nostro progetto, insieme alla possibilità di offrire assistenza di tipo professionale. Dare supporto qualificato e tempestivo è importante per ogni bambino, ancora di più per quelli con esigenze specifiche, serve agire agire subito per rendere efficaci le terapie riabilitative. Più il bambino viene supportato nell’età della crescita più potrà essere facile per lui trovare un’adozione successiva nella sua futura famiglia.
Come è nata l'idea di questo progetto?
Il progetto della casa famiglia è nato durante il periodo della pandemia come punto d'arrivo di un'esperienza professionale e personale. Sono veterinaria esperta in comportamento animale ed in IAA, e sono anche madre di una bambina con disabilità. Io e mio marito avevamo già due figli biologici quando abbiamo adottato appunto una bimba con disabilità. È stata una scelta personale a lungo meditata che ci ha portati a conoscere un mondo molto poco noto, quello delle adozioni nazionali di bambini con disabilità.
Durante questo percorso abbiamo conosciuto altre famiglie nella nostra situazione e soprattutto siamo venuti in contatto con la realtà di questi bambini. Spesso gli ospedali e le comunità non sono adeguatamente preparate per gestire la disabilità, talvolta per mancanza di personale o di conoscenze professionali adeguate, ma non solo. Un bambino con disabilità richiede oltre alle conoscenza di tipo specialistico anche una forte componente affettivo-familiare.
L'esperienza condivisa anche con altre famiglie ci ha dato l’idea di rispondere a un'esigenza molto sentita a livello nazionale, ma di cui purtroppo si parla ancora molto poco. Abbiamo scelto così di creare un posto che avesse un’accoglienza familiare ma con professionalità.
Avete già lavorato con bambini con disabilità?
Certo, siamo nati con questa vocazione. Tutt'ora conduciamo attività di pet therapy con diverse tipologie di utenza: con disabilità sia fisica che cognitiva e con bambini, adulti e anziani. Da tre anni abbiamo anche un campo estivo "A 4 zampe" durante il quale conduciamo prevalentemente attività con animali e a contatto con la natura. Si tratta di un campo estivo inclusivo perché è aperto anche a bambini con disabilità.
Durante il campo estivo lavoriamo sull'inclusione sociale attraverso la pet therapy. Non tutti i campi estivi accolgono bambini con disabilità, perché bisogna garantire un servizio con un rapporto di uno a uno con il bambino. In più il nostro campo offrendo attività con cani, gatti e cavalli richiede personale con competenze trasversali nella gestione dei minori e degli animali.
Inoltre, la cooperativa lavora all'interno degli istituti scolastici e nel carcere minorile di Cagliari. Da molti anni siamo attivi anche sul fronte della formazione nell'ambito degli Interventi assistiti con animali.
Con quali animali si relazioneranno i bambini durante gli Interventi assistiti con animali?
La casa sarà divisa in due spazi: la casa vera e propria e il centro di pet therapy. All’interno della casa ci saranno i cani co-terapeuti della nostra famiglia, mentre la restante parte della struttura sarà aperta anche a persone che potranno svolgere Interventi assistiti con animali sia con cani che con gatti.
Il centro sarà aperto a tutti: dai bambini che vogliano creare relazioni con animali agli agli adulti che hanno bisogno di supporto terapeutico. Inoltre, disponiamo di un centro vicino a Cagliari dove è possibile realizzare interventi anche con cavalli, lo stesso dove organizziamo il campo estivo.
Perché il rapporto con gli animali, e con il cane in particolare, è tanto importante per un bambino con disabilità?
Innanzitutto per l'aspetto relazionale: nel momento in cui un professionista crea una buona relazione con l’animale, e lo accredita come suo partner lavorativo alla pari, si instaura una dinamica positiva che va a vantaggio del bambino.
L’animale in questi contesti di sua spontanea volontà attua comportamenti utili all’utente: un aspetto che non smette mai di stupirmi. Quindi in situazioni particolarmente complesse, in cui l'operatore umano non riesce ad arrivare all’utente, ci arriva l’animale. Ma ciò avviene solo se si è creato un rapporto di fiducia e di alleanza operativa, dove viene data all’animale la libertà di agire. Sulla base di quelle che sono le caratteristiche individuali dell’animale nasce una relazione con l’utente.
Un esempio pratico: uno dei nostri cani co-terapeuti, la Labrador Nala, ha una straordinaria capacità di rapportarsi con bambini con disabilità di tipo fisico, risulta molto brava nella gestione del rapporto e riesce a entrare in sintonia con il bambino guidandolo da uno stato di crisi verso in uno stato di maggiore tranquillità. Ogni cane ha poi il suo approccio, Mia, ad esempio, è meno diretta, nel caso di bambini che necessitano di più spazio e tempo lei è molto brava ad avvicinarsi gradualmente.
La vostra rivoluzione parte dalla Sardegna, a cominciare dal nome della cooperativa. Quanto conta l'identità territoriale per Killia?
Moltissimo! "Killia" significa proprio "culla", in antico sardo. Ho vissuto a lungo in Emilia Romagna dove mi sono formata e ho acquisito elevate competenze professionali. La Sardegna però può offrire un quid in più sia sul piano dell‘accoglienza da parte delle persone che del rapporto con la natura. In Sardegna, come in nessun altro luogo, il contatto con gli animali è molto presente e sentito. Un trampolino di lancio in realtà per aprirci all'Italia intera e creare una rete nazionale che offra supporto ai bambini con disabilità di tutto il paese.