Dopo quanto accaduto con l'incontro tra l'orso Juan Carrito e un Pastore tedesco a Villalago, il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha pubblicato una nota in cui ricostruisce gli ultimi spostamenti del plantigrado e mette sotto i riflettori uno dei maggiori problemi che gli esseri umani causano alla fauna selvatica: lasciare tanti rifiuti in habitat naturali.
Per più di una settimana, spiegano, Juan Carrito è rimasto fermo in una vallata in montagna all'interno di un bosco. I suoi spostamenti sono stati minimi e tutti nello spazio di poche centinaia di metri in linea d'aria. Molto probabilmente, secondo gli esperti del Parco, si stava preparando per l'ibernazione. Il grande freddo e le costanti nevicate, avvenute fino a domenica scorsa, avrebbero sicuramente aiutato questo processo rallentando le sue funzioni vitali.
Grazie a un sopralluogo il parco si è reso conto che l'orso si è alimentato grazie alle mele, a dimostrazione della sua perfetta capacità di «essere selvatico». Purtroppo l'innalzamento delle temperature di inizio settimana ha «risvegliato» alcuni istinti di Juan Carrito che ha iniziato a discendere la valle. Ha lambito gli abitati di Villalago e di Scanno. Questi spostamenti, seppur vicini ai centri abitati sono sempre avvenuti in contesti semi-naturali o periferici.
Nel parco, però, c’è un problema: ci sono troppi rifiuti mal smaltiti. Infatti, spiegano dalla direzione dell'area, ci sono «buste con resti organici posizionate sopra cassonetti dotati di lucchetto e cibo per animali domestici lasciato appositamente per lui». Sui cassonetti antiorso, il Parco spiega però di non avere «competenza in materia». «Nonostante tutto, la “fame nera”, il tanto cibo presente vicino ai cassonetti e le ottime pasticcerie dalle valle del Sagittario, Carrito ha tirato dritto, e in serata stava di nuovo in montagna, lontano da paesi. Vale la pena ricordare che altri orsi, in questi giorni di bel tempo, hanno continuato a muoversi e sono stati visti da diverse persone».
«Con la fauna selvatica la soluzione unica e precisa non esiste, e noi avevamo messo in conto che un possibile riavvicinamento ai paesi, che ha sempre frequentato, potesse avvenire, al punto che lo abbiamo scritto nella richiesta al Ministero – aggiungono dal parco – Ma questo non ci ha minimamente impedito di attuare la traslocazione, che in quel momento e a fronte della situazione che si era creata, era l’unica soluzione possibile per il suo bene oltre che per quello delle persone, perché Juan Carrito è un orso di 112 kg, fino ad oggi “super buono”, per riprendere qualche citazione, ma è pur sempre un orso e i suoi comportamenti sono imprevedibili. Continueremo a monitorarlo nei suoi spostamenti sperando sempre che decida di andare in ibernazione. Se dovesse tornare a Roccaraso verranno attuate le altre azioni che fanno parte del Piano elaborato congiuntamente dal Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dal Parco nazionale della Majella e dalla Regione Abruzzo, approvato dal Mite con il parere dell’Ispra».
Per il parco è «importante provare tutte le soluzioni possibili per far rimanere Juan Carrito libero, contrariamente a quanto ci ha suggerito la comunità scientifica internazionale», continuano dal Parco.