La prossima sarà un'estate caldissima, non solo per gli effetti dell'aumento delle temperature globali ma anche per le polemiche legate al ritorno del Jova Beach Party, il mega-tour tra le spiagge italiane di Lorenzo Jovanotti. La precedente edizione, nel 2019, scatenò infatti un polverone di critiche e proteste a colpi di comunicati, esposti in procura e pareri preoccupati per l'impatto sull'ambiente segnalato da esperti e tutte le principali associazioni ambientaliste italiane, tranne il WWF Italia, partner ufficiale del tour. Persino l'ISPRA, il più importante organo nazionale in materia di ambiente e fauna, era intervenuto sulla vicenda con un parere negativo.
Anche quest'anno la musica non è cambiata e nonostante i numerosi tentavi di difesa da parte del cantante e degli organizzatori, conservazionisti, esperti ed associazioni sono di nuovo sul piede di guerra. Le spiagge sono un ambiente naturale delicato e secondo molte associazioni tra cui la LIPU farne un luogo di concerti è sbagliato materialmente e culturalmente. Le preoccupazioni sono legate in primis per la tutela dell'habitat dunale che è tra i più delicati, martoriati e protetti in Italia.
Tra palchi, decine di autoarticolati e veicoli è impensabile che la mega-macchina organizzativa non abbia un impatto enorme sull'ecosistema, sostengono esperti e associazioni, tra cui l'ENPA, preoccupata in particolar modo per le tappe di Ravenna che saranno nelle immediate vicinanze del Parco del Delta del Po e della pineta. Per consentire a decine di migliaia di persone – in alcune tappe della scorsa edizione sono state anche oltre 70mila – di accedere in sicurezza al concerto, occorrerà portare ruspe e mezzi pesanti che modificheranno ettari di preziosi habitat dunali.
Ma una delle critiche fondamentali legate al portare decine di migliaia di persone in spiaggia tutte insieme è legato anche – e soprattutto – alla tutela di alcune specie animali particolarmente protette e a rischio, il fratino e la tartaruga Caretta caretta. Il primo è un piccolo uccello migratore che depone le sue uova mimetiche sulla sabbia e che ha subito un tracollo della popolazione negli ultimi decenni proprio a causa delle attività turistiche di massa e della gestione insostenibile delle spiagge. Nel 2019 divenne un vero e proprio baluardo in difesa della duna.
Tutte le direttive comunitarie 43/92/CE "Habitat" e 147/2009/CE "Uccelli" nonché le convenzioni di Bonn e Berna vietano espressamente il disturbo di queste specie che, associazioni, esperti e ricercatori cercano di tutelare a fatica. Durante l'ultimo Convegno Italiano di Ornitologia, inoltre, dopo i numerosi quanto inascoltati appelli di buona parte della comunità scientifica e di numerose associazioni di tutela ambientale, gli ornitologi italiani riunitisi a Napoli hanno approvato all'unanimità una risoluzione sull'impatto dei grandi eventi in spiaggia sul fratino.
Rischio analogo riguarda anche le tartarughe marine, la cui stagione riproduttiva si prolunga fino alla fine dell'estate, quando avvengono le ultime schiuse. Le uova incubate sotto la sabbia, di cui spesso non si riesce a individuare la presenza, rischiano di essere schiacciate e compattate dal calpestio dei partecipanti, con conseguente fallimento dell'intero covata. I rischi ambientali dei mega-eventi in spiaggia sono quindi reali e concreti e Jovanotti, sempre dichiaratosi attento a tali temi e sensibile alle questioni legate alla tutela degli animali, non dovrebbe ignorare questi appelli, e prendendo scelte chiare e coerenti.
Le spiagge – seppur già martoriate dalle attività umane – restano un ecosistema fragile e importante, come lo sono un bosco, una palude o una prateria montana e non dovrebbero ospitare eventi così grandi e che possono essere organizzati in luoghi più adatti, come stadi, palazzetti e piazze. Sempre secondo molti esperti e ambientalisti, non basta neppure aver organizzato e lanciato di recente l'iniziativa Ri-Party-Amo, un grosso progetto nato dalla collaborazione tra Jova Beach Party, WWF Italia e Intesa San Paolo.
L'iniziativa punta a ripristinare e ripulire 20 milioni di metri cubi di spiagge, laghi, fiumi e fondali di tutta Italia con oltre 2.000 attività per la pulizia degli ambienti naturali, 6 grandi azioni di ripristino degli habitat, 8 workshop nelle università e nelle scuole italiane. Alcuni la ritengo solamente una mega-operazione di greenwashing, un'iniziativa di ambientalismo di facciata organizzata per combattere critiche e detrattori e che in ogni caso non annulla l'impatto dei concerti.
C'è infine anche un aspetto altrettanto importante legato al messaggio che un evento del genere del lascia. Sulla carta e a parole un po' tutti tendono un po' troppo frettolosamente a esprimere promesse e dichiarazioni d'amore per la natura e l'ambiente, quando però si tratta di tradurle in azioni concrete, tuttavia, i riscontri sono decisamente più rari e amari. Negli Stati Uniti, invece, le autorità preposte alla tutela della biodiversità esattamente nello stesso periodo della prima edizione del Jova Beach Party vietarono un festival in un'area in cui nidificava un limicolo simile al fratino, senza alcuna polemica.
Sempre negli USA e sempre nel 2019, a Sacramento fu posticipata l'apertura di uno stadio, con conseguente annullamento delle partite già programmate, per consentire a una coppia di corrieri americani, di portare a termine la nidificazione e l'involo dei piccoli, dopo che aveva deposto le uova proprio sul prato della struttura sportiva.
Insomma, se in Italia non si riesce a trovare un compromesso per eventi privati, non proprio indispensabili e che potrebbero essere fatti altrove, come possiamo pensare di affrontare tematiche ambientali ancora più grosse e serie? È anche questo che preoccupa una parte del mondo della conservazione della natura.