La Procura di Lucca ha aperto un'inchiesta sulla doppia tappa del Jova Beach Party, prevista per il 2 e 3 settembre sulla spiaggia del Muraglione, a Viareggio.
Stando a quanto riportato inizialmente dal Corriere Fiorentino, la magistratura ipotizza il reato 733 bis del codice penale, e cioè la «distruzione o deterioramento di habitat all'interno di un sito protetto». A far scattare l’inchiesta un esposto depositato in procura da parte di un'associazione ambientalista, che ha allegato uno studio del professor Giovanni Baccaro dell'università di Trieste in cui si fa riferimento al «campionamento della vegetazione psammofila realizzato nell'area del Muraglione di Viareggio ad inizio agosto».
Lo studio dimostrerebbe che le piante presenti sulla spiaggia – che viene di fatto “spianata” per consentire l’allestimento del palco e dell’area che accoglie il pubblico – contrastano l’erosione del litorale, mantenendo salde le dune e contribuendo alla sopravvivenza di un delicato ecosistema. Gli organizzatori del Jova Beach Party avevano dal canto loro già ottenuto carta bianca dal Comune di Viareggio per l’organizzazione della tappa, e il sindaco Giorgio Del Ghingaro, che ha definito le proteste degli ambientalisti «l’ennesima polemica estiva viareggina» – aveva diffuso un parere di Arpat (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana) in cui si esplicita che la spiaggia del Muraglione «pur essendo zona dunale non rientra nella classificazione degli habitat naturali dunali riportati nella Direttiva Habitat 92/43/ CEE». Tradotto, la spiaggia non soffrirebbe della presenza delle decine di migliaia di persone che la calpesteranno durante il concerto.
«La spiaggia non ricade nel perimetro del Parco di Migliarino San Rossore per cui non è soggetta a divieti o ad azioni di protezione particolare – prosegue l’Arpat nella nota – per quanto riguarda l'habitat dunale e la vegetazione non ci risultano specie e habitat protetti. Solo quattro specie vegetali risultano protette dalla legge regionale 56/2000. Per queste, vista la bassa copertura presente, si può suggerire forme di segnalazione e sensibilizzazione al pubblico presente».
Da settimane ormai sul Jova Beach Party infuria la polemica, con accuse ripetute da parte di associazioni ambientaliste e attivisti per la tutela della natura e degli animali sulle conseguenze che questo gigantesco spettacolo itinerante ha sulla flora, la fauna e gli ecosistemi costieri. L’organizzazione, e lo stesso artista, hanno più volte rispedito al mittente le accuse, con Jovanotti che ha anche diffuso una serie di dirette social in cui attacca duramente i detrattori arrivando anche a definirli “econazisti”.
Ed è sempre Lorenzo Cherubini a ricordare che l’evento, oltre ad avere tutti i permessi e le autorizzazioni, ha ottenuto anche il placet del Wwf. Su Kodami abbiamo affrontato la questione da tutti i punti di vista, fornendo alcune risposte ai punti elencati dal cantante con l’obiettivo di aprire un dialogo costruttivo e soprattutto invitare tutti alla riflessione. Adesso il tema diventa anche competenza di una procura, che dovrà fare chiarezza su tutto ciò che è stato detto – e fatto – sul Jova Beach Party.