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29 Dicembre 2021
17:13

Israele, l’epidemia di avaria uccide più di 5000 gru selvatiche

Nel Nord di Israele, più di 5000 gru selvatiche sono morte e mezzo milione di polli sono stati abbattuti a causa di una epidemia di influenza aviaria A(H5N1) che sta colpendo l’area della riserva naturale di Hula, vicino al confine con il Libano e la Siria. Secondo le autorità locali si tratta dell’evento di questo genere più grave della storia del Paese.

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Nel Nord di Israele più di 5000 gru selvatiche sono morte e mezzo milione di polli sono stati abbattuti a causa di una epidemia di influenza aviaria A(H5N1) che sta colpendo l’area della riserva naturale di Hula, vicino al confine con il Libano e la Siria. Secondo le autorità locali si tratta dell’evento di questo genere più grave della storia del Paese e, ciò che preoccupa molto, è che la situazione non è affatto ancora sotto controllo.

Secondo stime fatte l’infezione avrebbe già contagiato almeno altri 10mila volatili e il bilancio potrebbe peggiorare ancora, poiché nella zona della riserva in inverno, ogni anno, transitano decine di milioni di uccelli migratori che sono diretti dall’Europa e dall’Asia verso l’Africa, tra cui appunto 500mila gru.

I primi uccelli morti sono stati trovati nel lago della riserva una decina di giorni fa, gli altri nella valle circostante. I volontari dell’Hola Lake Park sono impegnati a rimuovere le carcasse degli uccelli per impedire che l’epidemia si diffonda maggiormente. Al momento non è stato segnalato alcun caso di contagio tra le persone e quelle che sono state a stretto contatto con gli animali infetti si stanno sottoponendo a una terapia preventiva.

Nessuna certezza, ma solo ipotesi ancora, sulle cause che hanno permesso la diffusione dell’infezione, come quella riportata da un portavoce della riserva all’Associated Press, secondo cui le gru sarebbero state infettate da uccelli più piccoli contagiati a loro volta in alcuni allevamenti in cui erano stati già scoperti alcuni focolai il 18 ottobre scorso nella Piana di Esdraelon, una cinquantina di chilometri a sud della riserva. A novembre, poi, altri casi erano stati osservati in due allevamenti di polli e in un kibbutz dell’entroterra del paese.

La ministra israeliana per la Protezione Ambientale, Tamar Zandberg, ha dichiarato che quello che sta succedendo è un vero «disastro, il più grave che riguarda la fauna selvatica nella storia del paese», aggiungendo anche che l’entità del danno «è ancora incerta».

In questi ultimi giorni, il numero degli uccelli morti non è cresciuto, ma è rimasto stabile. Nel frattempo Naftali Bennett, il primo ministro ha incontrato diversi scienziati per cercare di affrontare al meglio la situazione.

L'Aviaria torna a preoccupare anche in Europa

Se non bastasse l'epidemia da Covid-19 ecco che anche l’influenza aviaria A(H5N1) torna a farsi sentire anche in Europa. Un caso è stato confermato qualche giorno fa dall’agenzia nazionale per la sicurezza alimentare e i servizi veterinari (Uvhvvr) in un allevamento di polli in una cittadina a circa 100 chilometri a nord-est della capitale Lubiana, in Slovenia.

Nella Repubblica Ceca, che ha registrato 48 focolai di influenza aviaria quest'anno, i veterinari stanno abbattendo 80.000 galline, poiché, come spiegato da un portavoce dell'amministrazione veterinaria statale, quello che ha colpito il Paese è un ceppo molto aggressivo che uccide le galline velocemente e su larga scala.

Anche in Francia, la scorsa settimana, é stato individuato un focolaio nella regione delle Landes, dove viene prodotto il foie gras, mentre il Regno Unito ha abbattuto quest'anno circa mezzo milione di uccelli. Alcuni focolai sono stati scoperti anche in Belgio e nei Paesi Bassi dove sono state messe in atto misure di contenimento per il pollame

In Italia, infine, all'inizio di dicembre sono stati individuati focolai di influenza aviaria da sottotipo H5n1 in particolare in allevamenti di tipo industriale di tacchini da carne in provincia di Verona. Al momento il rischio di trasmissione agli esseri umani è considerato basso.

L’ultimo report dell'EFSA, l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, che monitora la diffusione del virus in Europa, ha chiesto a tutti gli Stati membri di intensificare le misure di sorveglianza e di biosicurezza, per evitare possibili nuovi focolai.

Allerta recepita dal Ministero della Salute italiano che ha diffuso una nota lo scorso 15 ottobre in cui si chiedono norme più rigide per impedire quanto più possibile il contatto diretto con gli animali d'allevamento e selvatici, tra cui anche la chiusura degli allevamenti all'aperto nelle aree a maggior rischio di diffusione del virus.

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Simona Sirianni
Giornalista
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