L’acqua è cristallina, il cielo è grigio, il mare è rosso sangue. Si sentono voci tranquille, nessuna rabbia, nessuna violenza nell’aria. Anzi, i bambini passeggiano tra le carcasse bevendo bibite. Il clima è più quello del parco giochi che di una mattanza. Siamo alle Isole Faroe, piccolo arcipelago indipendente anche se sotto la protezione della Danimarca, sull'isola meridionale di Suduroy. E come al solito siamo costretti ad assistere all’ultima, ennesima strage di globicefali grazie alla consueta diretta streaming di Sea Shepherd che testimonia l’ultimo appuntamento con la Grindadrap, la tradizionale caccia alle balene.
La mattanza: 100 balene massacrate
L'8 luglio 2021 tra le 70 e le 100 balene pilota sono state spinte verso la riva, disorientate, tormentate fino a farle spiaggiare e poi finite a coltellate. Il sangue, che non ha smesso di sgorgare dalle ferite, si è allargato nell’acqua e l'ha colorata, gli stivali da pesca sono affondati fra le carcasse degli animali ormai morti e sul molo una gru ha sollevato dall’acqua per tutto il tempo i resti dei poveri animali che fino a poche ora fa nuotavano liberi in gruppi tra i fiordi danesi. Dopo li ha deposti sul cemento, dove in seguito sarebbero stati squartati e sezionati. Dopo aver arenato le balene sulla spiaggia, i cacciatori hanno tagliato il dorso delle prede proprio dove inizia la spina dorsale con uno speciale coltello, chiamato in lingua faroese grindaknívur. Questo coltello si usa perché, dicono, ha un effetto veloce e fa soffrire meno le balene. Hanno fatto anche una media matematica: l'agonia può durare da qualche minuto a pochi secondi. La media dice che la balena soffrirà in genere, una trentina di secondi, non di più. Parte diventeranno cibo, tra cui la carne e il grasso, parte verrà buttata via.
La diretta di Sea Shepherd
Abbiamo potuto vedere tutto, dolorosamente, attraverso la diretta degli attivisti di Sea Shepherd. Continuano da anni, grazie all’operazione Bloody Fiordi, a testimoniare quello che succede soprattutto durante il periodo estivo. Continuano e non interrompono malgrado il malcontento dei locali, malgrado le minacce degli abitanti che non vogliono abbandonare questa pratica cruenta e obsoleta, che sono arrivati a sparare ai droni che garantiscono le riprese dall'alto. Continuano, così come continuano ad essere massacrate le balene per una tradizione che si fa sempre più fatica a capire e ad accettare.
Massacri anche nei giorni passati e un drone per le riprese preso a fucilate
Era stato così anche il giorno prima, con una sosta segnalata dagli attivisti di Sea Sheperd durante la quale le carcasse delle balene uccise erano state lasciate sulla spiaggia e i “pescatori” erano andati a vedersi la partita Danimarca Inghilterra, semi-finale dell’Europeo di calcio che si conclude domenica. Era stato così anche il giorno precedente. Era stato così anche il 27 giugno, quando 123 globicefali erano stati massacrati ad Hvannasund, e un uomo dalla spiaggia aveva sparato al drone degli attivisti che riprendeva dall’alto le operazioni di un motoscafo impegnato a spingere a riva le balene sopravvissute allo sterminio dei loro familiari, mentre annaspavano in un mare rosso porpora.
Una caccia tradizionale che viene dal passato
Il Grindadrap si svolge da molti secoli. Islanda, Isole Ebridi, Isole Shetland e isole Orcadi sono i luoghi dove si svolge da sempre. E già nel XII secolo gli insediamenti dei Norreni raccontano di una caccia alle balene fondamentale per la sopravvivenza economica della famiglia. Carne e grasso erano una bella fetta della dieta degli antichi faroesi. Ovviamente poi il grasso serviva anche per l’illuminazione e la pelle per realizzare corde e funi. Ora gli abitanti delle isole Faroe continuano a mangiare la carne di balena che lavorano direttamente sull’isola, in piccoli insediamenti industriali. Difficile però pensare che da quella carne dipenda la loro sopravvivenza come in passato. Difficile pensare che un'operazione così cruenta, alla quale partecipano anche i bambini, non abbia un significato ancestrale. Alcuni sostengono che i faroesi dicono di potersi considerare faroesi solo dopo aver partecipato ad un Grindadrap. Ma forse sono solo chiacchiere.
Le leggi per difendere le balene
Già nel Medioevo si cominciò a pensare che le balene andassero tutelate. Ed è in Norvegia che sono state ritrovati i documenti più antichi, tra cui lo ”Sheep Letter", che risale al 1298 e che già include leggi che limitano il numero di uccisioni di balene. Agli inizi del XIX secolo, nel Parlamento faroese iniziò a pensare a leggi più rigide, ma il 4 giugno 1907 il Parlamento danese stese una bozza di legge per evitare l'estinzione delle balene. Oggi le Faroe sono un protettorato danese e agiscono in autonomia. Ma il Governo centrale danese continua ad esercitare un controllo sull’attività di pesca e difende con le sue navi le imbarcazioni che perlustrano la costa in attesa che si creino le condizioni migliori per attaccare i gruppi di balene di passaggio per spingerle a riva. Finora a difenderle attivamente solo gli attivisti di Sea Shepherd che da anni si battono contro questa mattanza. Per chi volesse sostenerli c’è una pagina Facebook aggiornata costantemente sulle loro attività: Sea Shepherd Faroe Islands Campaign