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24 Settembre 2021
14:50

Isole Faroe, continua il massacro di delfini e balene: uccisi oltre 50 globicefali

A distanza di pochissimi giorni dal massacro di delfini da record che ha sconvolto il mondo, continua la caccia ai cetacei alle Isole Faroe. Nelle scorse ore sono stati uccisi almeno altri 52 globicefali, nonostante l'enorme rilevanza mediatica e le polemiche che la "tradizionale" caccia ai cetacei aveva attirato nei giorni scorsi.

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A distanza di appena dieci giorni dalla brutale mattanza da record in cui hanno perso la vita quasi 1500 delfini, continua il massacro di balene e altri cetacei alle Isole Faroe. Nelle scorse ore sono stati uccisi almeno altri 52 globicefali, chiamati anche balene pilota, nonostante le forti polemiche e le proteste che aveva attirato la precedente carneficina. Secondo le associazioni ambientaliste si tratta dell'ennesima provocazione da parte del governo danese che, sebbene abbia ammesso parte delle colpe a causa dell'enorme rilevanza mediatica, sembra proprio non voler mettere fine alla brutale tradizione della caccia ai cetacei.

«Chiediamo un'azione urgente da parte dell'UE, della Danimarca e del Regno Unito per impedire alle Isole Faroe di devastare le popolazioni protette di delfini e piccole balene. Questa orribile crudeltà e il massacro insostenibile devono finire ora» ha dichiarato John Hourston della Blue Planet Society, un'associazione no-profit che si occupa di tutelare gli oceani e di porre fine al loro sovrasfruttamento.

Nell'arcipelago danese la caccia sanguinosa ai delfini e alle balene è chiamata Grindadráp ed è una tradizione molto antica che viene fatta risalire almeno al XVI secolo. Un tempo era legata a necessità alimentari e tra i suoi rituali è prevista addirittura anche la partecipazione dei bambini. Una volta avvistato un branco di cetacei le imbarcazioni li circondano e li spingono a riva. Successivamente delfini e balene finiscono per spiaggiarsi ed è qui che vengono uccisi brutalmente a colpi lame. Il mondo intero si chiede però il perché di questa mattanza legalizzata ancora oggi, quando tutti i cetacei sono protetti da accordi e trattati di tutela in tutto il resto d'Europa.

In seguito all'inaspettato massacro dello scorso 12 settembre, il primo ministro Steig Nielsen aveva annunciato una revisione delle norme che regolano la Grindadráp, ma aveva però ribadito di non voler rinunciare a questa "tradizione", definendola addirittura sostenibile: «Anche se è considerata sostenibile a livello internazionale, esamineremo da vicino la caccia ai delfini e il ruolo che dovrebbero avere nella nostra società».

In un epoca di grandi sconvolgimenti ambientali ed estinzioni di massa è davvero impensabile che simili massacri legalizzati possano ancora esistere solo perché considerati "tradizione". L'attenzione del mondo sulla Grindadráp non è mai stata così alta come oggi ed è arrivato il momento di provare a cambiare qualcosa. In un modo o nell'altro il governo danese dovrà rendersene conto.

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