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23 Novembre 2023
16:44

Ippopotami nella Roma preistorica: il cranio ritrovato rivela un’antica migrazione dall’Africa

Il cranio di Tor di Quinto consente ai paleontologi di scoprire i segreti dell'Europa preistorica, un tempo abitata da una fauna di chiare origini africane.

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Per quanto possa sembrare strano, l'Europa è stata abitata per diversi milioni di anni dagli ippopotami. Dopo numerosi ritrovamenti di altre specie che vivono in Africa oggi, come elefanti, leoni e iene in tutto il Vecchio Continente, finalmente i ricercatori hanno datato e ristudiato il più antico reperto europeo di un Hippopotamus amphibius, scoperto ormai più di un secolo fa in Italia e risalente al Pleistocene medio.

Secondo l'articolo pubblicato sulle pagine di Plos One lo scorso 22 novembre, il team composto da Beniamino Mecozzi, Alessio Iannucci, Marco Mancini e da altri paleontologi italiani ha effettuato una nuova analisi del cranio appartenuto all'ippopotamo di Tor di Quinto che era stato trovato a ridosso della sponda destra del fiume Tevere, presso la storica Cava Montanari. E no: non si trattava di un esemplare importato ai tempi dell'Antica Roma, come sosteneva qualcuno. Le datazioni hanno infatti permesso di capire come il Tevere durante il Paleolitico inferiore fosse abitato da varie specie animali di origine africana che avevano raggiunto l'Europa circa 750.000 anni fa attraverso i Balcani, seppur i dettagli della dispersione delle specie moderne nel nostro continente rimangono ancora molto dibattuti all'interno delle aule accademiche.

Il cranio di Tor di Quinto oggi è attualmente conservato presso il Museo Universitario di Scienze della Terra dell'Università della Sapienza di Roma, lo stesso luogo in cui lavora Beniamino Mecozzi, primo autore dello studio. E tramite lo studio della composizione dei sedimenti trovati all'interno del cranio, gli studiosi sono stati in grado di indicare l'età complessiva del fossile che visse tra 560.000 e 460.000 anni fa.

Questi risultati hanno confermato tra l'altro come questo fossile sia il più antico mai conservato degli ippopotami scoperti in Europa, consentendo agli scienziati d'ipotizzare che questa specie sia giunta in Italia grazie ad una dispersione precoce che anticipa di qualche centinaio di migliaia di anni l'arrivo dei grandi mammiferi in Europa.

Il fatto poi che sia stato scoperto proprio vicino al percorso del fiume Tevere non fa altro che confermare vecchie supposizioni degli scienziati che ritenevano l'Italia agli albori dell'era glaciale una regione dalle condizioni climatiche intermedie rispetto a quelle presenti sulle coste settentrionali del Maghreb e a quelli delle foreste centrali europee.

Per migliorare l'aspetto estetico del reperto e per consentire ai ricercatori di chiarire definitivamente a quale specie appartenesse, il cranio è stato restaurato da alcuni esperti durante il corso del 2021 così da permettere a Mecozzi, Iannucci e agli altri paleontologi di studiarlo e riconoscere la specie. Anche le morfologie anatomiche e dentali hanno confermato l'appartenenza ad un Hippopotamus amphibius.

Visto però che ai tempi la zona di Roma era abitata da questi grossi animali, oggi noti anche per essere fra le specie più pericolose del mondo, come dobbiamo immaginarla durante quel periodo? Di sicuro non c'erano i monumenti né erano presenti molti esseri umani in tutta la regione. La nostra specie infatti non era ancora del tutto comparsa e non si era espansa al punto da avere il controllo dell'intero pianeta. E non c'erano neppure neandertaliani, come è possibile capire studiando i reperti trovati nel Circeo, databili tra 100.000 e 50.000 anni fa.

L'attuale area di Roma inoltre era completamente governata dai fiumi e dall'aree paludose, con il Tevere e l'Aniene che scandivano le stagioni attraverso le loro piene. Roma quindi era un habitat perfetto per questi animali, abituati a vivere nel loro areale d'origine costantemente a mollo.

La datazione di questo reperto infine consente a tutti gli esperti di avere un quadro migliore delle condizioni paleoclimatiche dell'Italia, poco prima che venisse colpita dai freddi venti provenienti dal nord. Essendo infatti una penisola che si distende da nord a sud, il nostro paese presentava un ambiente davvero molto eterogeneo, in grado di disporre di differenti tipologie di climi a secondo dei mutamenti climatici in corso.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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