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1 Maggio 2022
9:00

Io posso entrare: come gestire il cane nei bar e nei luoghi pubblici

Ecco alcuni consigli per riuscire a gestire al meglio i nostri amici a quattro zampe quando abbiamo l'opportunità di frequentare bar e ristoranti pet-friendly.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Posso o non posso entrare? È questo il problema!” Ecco il dubbio amletico che affigge oggi le persone accompagnate da cani prima di varcare la soglia di un bar, di un ristorante o di un luogo pubblico. Fortunatamente l’Italia è tra le nazioni più avanzate in Europa in merito alla tutela dei diritti di cittadinanza dei cani. Le leggi quadro, consentono infatti l’accesso dei nostri amici a quattro zampe praticamente ovunque. Sul piano legislativo però è consentito sia ai proprietari dei locali sia alle amministrazioni pubbliche comunali, l’interdizione agli animali. L’obiettivo di questo articolo non sarà quello di entrare nelle pieghe delle leggi per evidenziarne falle e limiti, quanto piuttosto dare una lettura zooantropologica al fenomeno e fornire consigli pratici per costruire attivamente una moderna cittadinanza transpecifica.

Una responsabilità culturale

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È importante gestire al meglio il proprio compagno quando siamo ospiti di un locale

Quando entriamo con un cane all’interno di un locale pubblico abbiamo una grande responsabilità, non solo civile e penale ma soprattutto culturale. Piuttosto che considerare tale diritto acquisito e scontato, dovremmo essere consapevoli di essere difronte ad una possibilità conquistata con sforzo e soltanto di recente. Abbiamo dunque la responsabilità di valorizzare e vivere quanto più correttamente possibile i frutti di questa conquista, affinché possa sedimentarsi come  consuetudine antispecista radicata e assodata.  Il cane è un animale che si è evoluto proprio attraverso lo  sviluppo della capacità di  ottenere cibo dall’uomo e dunque  nell’elaborazione di strategie sociali raffinate. Il cane ed in particolare il pet è piuttosto condizionato in presenza del cibo e quando percepisce  che può ottenerlo,  perde facilmente gli autocontrolli. Per questa ragione  ai pet-mate che amano coinvolgere i loro compagni nei propri acquisti o nel prendere un caffè in un bar, si impone  la necessità di gestire al meglio il cane per  evitare derive comportamentali  che possano trasformarlo in  una presenza ingombrante capace di innescare reazioni di "zoointolleranza". Fenomeno  purtroppo molto diffuso nella nostra società.

Bar e ristoranti promotori della cultura pet-friendly

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Un ristorante dog–friendly

Oggi nelle grandi città la maggior parte dei bar e ristoranti sono pet-friendly, mossi anche da interessi di carattere commerciale e di allargamento della clientela. Mettere alla porta il cartello «IO NON POSSO ENTRARE» significa infatti per il commerciante precludere alla propria attività una ricca percentuale di incassi. Seppure l’abbattimento delle limitazioni di accesso al cane siano da considerarsi un dato positivo in termini d’ integrazione, non dobbiamo dimenticare che di frequente si tratta di una scelta di pet-marketing   piuttosto che di una crescita di consapevolezza antispecista nella società. Certo non c’è nulla di male in tutto questo. Attraverso gli interessi economici, oggi si diffondono innovazioni culturali importanti che si traducono contestualmente sul piano politico in termini di diritti e spazi di libertà. La cornice del consumo come codice sorgente della cultura pet-friendly ci deve rendere consapevoli dei possibili rischi di banalizzazione della figura del cane e dell’appiattimento della pet partnership su cliché superficiali. La cultura pet-friendly inoltre è parte integrante della neo-costellazione della cultura woke che, parallelamente alla richiesta di riconoscimento dei diritti animali, diffonde un immaginario relazionale che enfatizza fin troppo le azioni di pet-care e quindi dell’accarezzare e dare cibo.

Il rischio della banalizzazione del cane

«Come è bello! Guarda che occhi dolci»…«Come mi guarda! Come fai a non dargli nulla»… «I cani sono meglio degli esseri umani!». Sono queste le frasi che sentiamo spesso all’interno dei bar. Ed è proprio questa escalation emotiva che porta le persone a condividere la propria brioche e da ciò a pensare di guadagnarsi la possibilità di accarezzarlo. Molti baristi addirittura si fanno trovare affacciati al bancone con in mano biscotti per cani per fidelizzare i loro clienti a quattro zampe. Dobbiamo ammettere però, laddove questo accade, che ciò che muove le persone non è un atteggiamento machiavellico quanto piuttosto un sentimento sincero di amore e rispetto verso i cani. Dentro questo confuso magma socio-culturale si mettono in luce criticità che vale la pena analizzare per risolverle al meglio.

Come gestirlo

Quando entriamo in un bar o in un luogo dove si consuma cibo è importante valutare  gli spazi architettonici e fare in pochi secondi scelte logistiche corrette. L’obiettivo dovrà essere quello di vedere il cane raggiungere la calma il prima possibile. Per farlo dovremmo posizionarci in un angolo e fare in modo che il cane sia schermato dalle traiettorie di avvicinamento delle persone. Se il bar non ha tavoli per la consumazione è consigliabile posizionarsi nella parte del bancone, lontana dall’ingresso e dai punti di transito. Non sempre è facile riuscire a trovare la combinazione di questi elementi logistici ma è necessario al punto da indurci a cambiare bar o ristorante qualora gli spazi non si prestino alla presenza del cane.

Come relazionarci con le persone

Anche quando siamo in compagnia di un cane perfettamente socializzato dovremmo pensare sempre di contenere le sue attrazioni verso il cibo e filtrare gli approcci delle persone anche quando vogliono accarezzarlo e foraggiarlo. Sappiamo bene che vietare l’approccio agli estranei risulta poco garbato e sembra dare la sensazione di voler inibire la socialità del cane. La domanda che ci viene fatta è: «Posso?». Seppure  di frequente si tratta di una domanda retorica in cui chi pone il  quesito non attende la risposta… dovremo comunque imparare ad  approfittare dell’occasione per riuscire a  diffondere un po' di sana cultura cinofila. Dopo aver ringraziato  quindi,  il mio consiglio è quello di trovare una strategia comunicativa che restituisca l' impegno profuso per insegnare al nostro pet come attraversare con la calma e senza comportamenti di richiesta ogni tipologia di contesto sociale. Dunque per far si che l’integrazione in luoghi pubblici, quali bar o ristoranti, possa considerarsi riuscita, dovremmo provare a svincolarci dal ricatto del cibo. Impegniamoci a diffondere nella nostra società l’idea che una sana relazione di amicizia fra l’uomo ed il cane non è necessariamente vincolata alla somministrazione di cibo. Le relazioni più belle non nascono mai corrompendo e comprando il partner ma solo da un desiderio che scaturisce da un sentimento di comprensione reciproca e di fascinazione della diversità che ci porta a voler vivere insieme percorrendo quotidianamente una soglia di ibridazione di specie. Ed è proprio questa una delle caratteristiche peculiari dell’homo sapiens di cui noi siamo gli esemplari moderni.

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David Morettini
Educatore e istruttore cinofilo CZ
Laureato in Filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di Firenze, educatore e istruttore cinofilo. Sono docente SIUA e di altre scuole di formazione cinofila, e docente nei master universitari di istruzione cinofila e medicina comportamentale. La mia missione è quella di formare persone che sappiano lavorare nel pieno rispetto della dignità e dell’intelligenza del cane, tutelandone l’autonomia e non la dipendenza dall’essere umano.
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