Un simil volpino di 3 anni, il manto nero, la taglia media. Lo hanno visto steso sull’asfalto sulla statale 106 jonica che da Taranto arriva fino a Reggio Calabria. Sfidando l’indifferenza degli automobilisti si sono fermati per sincerarsi delle sue condizioni e la sorpresa è stata grande: l’animale era ancora vivo. Il cane è stato soccorso a Castellaneta dopo che, probabilmente, era sto investito da un’automobile. Protagonisti dell’eroico salvataggio sono stati Leonardo Galante e Maria Nardò, due Guardie Zoofile del Nita di Taranto.
Secondo il racconto dello stesso Galante, responsabile provinciale del Nucleo, l’animale avrebbe rischiato veramente di non farcela. Steso in mezzo alla strada non dava segni di vita e di lì a poco, probabilmente, avrebbe potuto essere travolto di nuovo dai mezzi di passaggio, questa volta senza possibilità di scampo: «Ci siamo immessi dalla Strada Provinciale 13 e abbiamo visto questo cane per terra – ha spiegato a Kodami – le macchine lo schivavano, sembrava morto. Abbiamo pensato prima di tutto di spostato da quel punto. Siamo stati sfiorati da un paio di mezzi e abbiamo rischiato di essere investiti. Siamo riusciti a metterlo a bordo strada e abbiamo visto che in realtà era ancora vivo. Il battito era lento e gli occhi erano aperti. Ci siamo prodigati per rianimarlo e il cane si è dopo poco ripreso. Nel frattempo abbiamo contattato i Carabinieri per attivare il Pronto Soccorso veterinario e siamo stati autorizzati a portarlo immediatamente alla clinica San Raphael a Castellaneta, che è la struttura convenzionata con il Comune».
Le condizioni del cane, per il quale non è stato ancora scelto un nome, sono per il momento stabili. Al momento del salvataggio non muoveva le zampe posteriori ed è quindi molto probabile che abbia subito un trauma da investimento che ha interessato gli arti posteriori. In base all’evolversi della sua situazione sarà poi valutato il da farsi direttamente dal Comune di Castellaneta: da capire dunque se sarà necessario il trasferimento in canile o se potrà essere reimmesso sul territorio dove ha vissuto finora.
Resta l’amara riflessione sul destino a cui stava andando incontro il povero cane a causa della totale indifferenza da parte degli automobilisti e in particolare da chi per primo lo aveva colpito con l’auto causandone il ferimento. Ricordiamo infatti che in caso di investimento di un animale la legge indica un preciso comportamento da adottare. In Italia è stato infatti introdotto il nuovo comma 9-bis dell’art.189 del Codice della Strada che dice: «In caso di incidente da cui derivi danno a uno o più animali d’affezione ha l’obbligo di fermarsi e di porre in atto ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso agli animali che abbiano subito il danno». Qualora non venisse rispettato l’obbligo di soccorso l'automobilista «sarà soggetto a una sanzione amministrativa che va dagli 410 euro ai 1643 euro, multa prevista anche per gli altri passeggeri presenti in macchina, anche se in misura minore».
Lo stesso Galante ha sottolineato questa circostanza, esprimendo tutto il rammarico per il mancato soccorso da parte di chi era passato prima da quella strada: «La gente non ha cuore – ha aggiunto – una volta che hai investito un animale fermati, cerca di capire cosa gli è successo. Invece c’è tanta crudeltà. Lo stesso dicasi per chi è passato in seguito dallo stesso punto. Una signora ha rischiato di essere travolta da un Tir per guardare quello che stavamo facendo distraendosi e andando a finire sull’altra corsia. La gente è sempre curiosa eppure nessuno prima di noi si era fermato per aiutare questo povero cane».
Del resto, ciò che è richiesto dalla normativa non è un soccorso diretto nei confronti dell’animale rimasto ferito, soprattutto se le condizioni, come in questo caso, possano comportare situazioni di pericolo. Quello che viene prescritto dal Codice, diversamente, è che il soggetto si attivi e faccia il possibile perché intervengano i soccorsi. Sarà quindi sufficiente contattare le forze dell’ordine (Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia Locale, Vigili del Fuoco) o, eventualmente, i servizi veterinari dell’azienda sanitaria pubblica competente per territorio. Esattamente come hanno fatto in questo caso specifico le Guardie del Nita.