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18 Dicembre 2021
17:00

Investimenti di animali selvatici in Trentino: fondi per l’utilizzo di “termo camere”

Il Consiglio Provinciale di Trento ha accolto la proposta di ordine del giorno del consigliere Gianluca Cavada, che prevede la promozione dell'utilizzo di "termo camere" per diminuire il numero di animali investiti lungo le strade.

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Nel corso della seduta del Consiglio provinciale di Trento del 16 dicembre 2021 è stato stato approvato l’ordine del giorno presentato dal Consigliere provinciale Gianluca Cavada (Lega Nord) che prevede di promuovere e incentivare l'utilizzo dei fondi europei, coinvolgendo i comuni e le comunità territoriali nell'installazione di sistemi attivi in grado di diminuire gli investimenti di animali selvatici. I metodi a cui fa riferimento il Consigliere provinciale sono basati sull'utilizzo di "termo camere" a infrarossi in grado di individuare la presenza degli animali sul bordo della strada ed allertare di conseguenza gli automobilisti in passaggio. L'accettazione da parte del Consiglio è in realtà un segnale importante perché, di fatto, obbliga la Giunta ad individuare una tempistica entro la quale sarà necessario dibattere sul tema e, in seguito, intervenire in maniera pratica.

Il dibattito sugli investimenti della fauna selvatica in Trentino

La proposta del Consigliere Gianluca Cavada arriva a un mese di distanza dalla bocciatura della mozione per la realizzazione di corridoi faunistici sul territorio provinciale, proposta da parte del Consigliere provinciale di Onda Civica Filippo Degasperi il quale, intervistato da Kodami a seguito della bocciatura, aveva detto di non ritenersi stupito dalla reazione della Giunta: «Parliamo di oltre 500 caprioli l'anno e 200 cervi, ma anche lepri, volpi tassi e molte altre specie che ogni anno perdono la vita sulla strada in incidenti che spesso sarebbe possibile evitare – aveva dichiarato, aggiungendo inoltre che – Se rimarremo immobili di fronte a questa problematica, non faremo altro che abituare i cittadini a incolpare gli animali per gli incidenti». 

Pochi giorni fa, Giovanni Giovannini, responsabile del Servizio Faunistico Provincialeintervistato da Kodami aveva dichiarato però di dialogare attivamente con altri territori, nel tentativo di studiare le soluzioni utilizzare altrove: «Chi pensa che il nostro sia immobilismo, si sbaglia. Abbiamo osservato le strategie attuate in Provincia di Bolzano e nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, dove sono in sperimentazione progetti di cui però bisognerà valutare gli effettivi risultati – aggiungendo inoltre che – Per il momento credo che nessuno abbia ancora attuato una soluzione completamente adatta al nostro territorio».

Le soluzioni individuate e messe in pratica in Provincia di Trento, prevedono alcuni metodi tra cui l'installazione a bordo strada di sagome a forma di animale, in modo da attirare l’attenzione degli automobilisti e farli rimanere vigili lungo i tratti più a rischio, ma anche l’utilizzo di cartelli luminosi nei punti considerati più rischiosi e l'aggiunta di segnaletica verticale lungo le arterie con più incidenti registrati, così da ricordare agli automobilisti di limitare la velocità. Nessuna di queste strategie però, ha mostrato di essere efficace e, anzi, negli ultimi anni gli investimenti sono aumentati fino a raggiungere una media di 2 al giorno. «La soluzione migliore, preso atto di tutti i fattori, sarebbe che chi guida sulle nostre strade fosse più attento e viaggiasse più lentamente», aveva dichiarato Giovannini riguardo la carenza di risultati.

L'opinione di Ispra: «Non solo corridoi faunistici, ma anche soluzioni più adatte»

Piero Genovesi, responsabile del Servizio Coordinamento Fauna Selvatica di Ispra, a cui avevamo chiesto quale fosse la sua opinione a riguardo, aveva risposto alla bocciatura della mozione di Filippo Degasperi affermando che i corridoi faunistici rappresentano una soluzione valida in ambienti prevalentemente pianeggianti, come quella dei paesi centro europei. La conformazione territoriale completamente montuosa del Trentino, invece, ne complica la realizzazione e rende questo ambiente più adatto ad altre proposte già realizzate altrove.

«Per quanto riguarda gli ambienti montani, una volta analizzato il territorio nella sua complessità, bisogna creare vere e proprie mappe del rischio – ha spiegato a Kodami, introducendo inoltre, il tema dei dissuasori alternativi – Nei luoghi in cui si ha la certezza che il numero di incidenti è più elevato, si possono inserire dissuasori acustici o visivi che portino gli animali a evitare gli impatti e gli autisti a poter prevedere la presenza di esseri viventi sulla carreggiata».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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