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17 Ottobre 2023
18:32

Invasione di mosche a Genova, l’esperto: «Sono gli effetti visibili dei cambiamenti climatici»

Da settimane a Genova e in tutta la Liguria c'è una vera e propria invasione di mosche. Francesco Nugnes, entomologo e ricercatore dell’istituto per la protezione sostenibile per le piante del CNR, spiega: «Fenomeno dovuto alle alte temperature estive, con il grande caldo i ditteri posticipano la produzione di uova».

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(Credits Birgit da Pixabay)

Una vera invasione di mosche. Da qualche settimana Genova sta facendo i conti con un fenomeno mai notato prima e che sembra essersi esteso in tutta la regione, da Levante a Ponente. Sia in città che nelle zone meno urbanizzate la loro presenza è impossibile da non notare e stando all’aperto capita di essere circondati da sciami. Tante le segnalazioni arrivate da cittadini preoccupati anche per possibili conseguenze igieniche, ma la spiegazione, come spesso accade negli ultimi decenni, è da ricercarsi nei cambiamenti climatici e nel costante incremento delle temperature medie. Principale indiziato è, nello specifico, il grande caldo della scorsa estate.

«Nel periodo autunnale si segnalano molto spesso picchi di ditteri anche per via della vendemmia con la presenza di sostanze in fermentazione – spiega a Kodami Francesco Nugnes, entomologo e ricercatore dell’istituto per la protezione sostenibile per le piante del CNR – degli ultimi anni, però, abbiamo assistito a episodi legati principalmente a eventi climatici estremi e un fenomeno del genere potrebbe essere causato dalle alte temperature del periodo estivo. Solitamente i ditteri, nel momento in cui si superano determinate temperature, fanno regredire la produzione di uova per sopravvivere e ciò potrebbe essere accaduto quest’anno quando, nel periodo estivo, molte mosche restano ferme e riassorbono le uova. Quest’estate abbiamo raggiunto picchi alti di temperatura e le mosche solitamente intorno ai 34/35 gradi assorbono dalle loro stesse uova le sostanze utili alla sopravvivenza. Poi tra settembre e ottobre ci sono stati abbassamenti delle temperature tali da far riprendere le popolazioni, ma non così forti da bloccarne lo sviluppo. A questo si associa un tasso di umidità molto alto e anche una situazione urbana di grande produzione di rifiuti. Così le mosche hanno l’opportunità di svilupparsi anche per la presenza di maggiori fonti di cibo».

La popolazione di mosche sarebbe cresciuta anche per l’assenza dei loro predatori naturali. «In autunno rondoni e uccelli insettivori hanno già migrato e anche i pipistrelli iniziano a prepararsi per il letargo – aggiunge Nugnes – in questo modo non c’è più un equilibrio e si genera un surplus di popolazione».

Il fenomeno potrebbe rappresentare in qualche modo un pericolo? E sarà destinato a espandersi? «Dobbiamo considerare che qualsiasi organismo potrebbe essere vettore di qualcosa – risponde il ricercatore – la mosca domestica non lo è, al contrario della zanzara. Si tratta semplicemente di picchi di popolazione che possono dare problemi solamente a persone particolarmente sensibili alla presenza di ditteri. Dobbiamo dare una visione più larga ai problemi che sono legati alla biodiversità e e ai cambiamenti climatici, questi sono gli effetti visibili e anche un cittadino che non è dentro la materia può accorgersene».

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Pietro Zampedroni
Giornalista
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