Se l’invasione delle cavallette per la maggior parte di noi è soltanto una scena da film o qualcosa che avviene in territori molto lontani, per la Sardegna, invece, è una realtà che si presenta ogni giorno nei campi degli agricoltori della provincia di Nuoro e che sta diventando un grosso problema anche verso sud, precisamente nell’Oristanese.
I danni generati da questi insetti sono ingenti e sono anni che i coltivatori chiedono di essere supportati con misure di contenimento non spot ma strutturate e risarcimenti adeguati per coloro che vengono colpiti. E così dopo le proteste di agricoltori e sindaci e dopo quattro anni in cui, almeno per quanto riguarda i piani di prevenzione, si è rimasti a guardare, quest’anno, però, qualche risposta è arrivata.
La Regione si è mossa e ha deciso di tracciare un nuovo piano di intervento, che non si limiterà a inseguire solamente l'emergenza, come è stato fatto finora, ma avrà una durata pluriennale. E così, già nelle scorse settimane la Giunta regionale, per la pianificazione e l'attuazione delle misure di contrasto alla diffusione del fenomeno, ha stanziato 800 mila euro (di cui 500 mila per il 2021, 200 mila per il 2022 e 100 mila per il 2023).
Ma a queste cifre si aggiungerà una quota di 300 mila euro che servirà a finanziare un Piano più articolato che verrà elaborato con la supervisione scientifica dell'università di Sassari, il coinvolgimento delle imprese agricole del territorio e di Laore, l'Agenzia per l’attuazione dei programmi regionali in campo agricolo e per lo sviluppo rurale.
Il piano comprenderà un approfondito monitoraggio per l'individuazione delle aree infestate che colmi la mancanza di studi recenti di questi ultimi anni, ma anche attività di studio per trovare gli interventi migliori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno.
Inoltre, verranno eseguiti: un campionamento su aree pilota, nonché il trasferimento delle conoscenze acquisite al personale tecnico degli enti regionali e la divulgazione ad amministrazioni locali, scuole, cittadini e operatori del settore agricolo.
Le locuste del deserto che hanno invaso la Sardegna
Conosciute anche come locuste del deserto, le Schistocerca gregaria sono ortotteri appartenenti alla famiglia Acrididae. Possono formare sciami talmente numerosi da raggiungere anche le decine di milioni di individui ciascuno e, poiché sono voracissime, la Fao le descrive come “the most destructive migratory pest in the world", ovvero i più distruttivi parassiti migratori esistenti al mondo.
Le invasioni di locuste non sono un fenomeno eccezionale, tanto che nel tempo si sono ripetute diverse volte. Restando solo ai tempi più recenti, l’ultima di grandi proporzioni, si è registrata in gran parte dell'Africa occidentale nel 2003-2004. Gli sciami si diffusero su un’area grandissima e si espansero dalla Mauritania al Mali, in Niger e Sudan, per poi arrivare a nord, in Marocco e Algeria, attraversando l'Africa settentrionale, fino all’Egitto e proseguendo poi fino alla Giordania e a Israele.
Tra le più comuni cavallette che popolano il nostro territorio c'è Calliptamus italicus o grillastro italiano, sempre un insetto ortottero, ma tipico del bacino del Mediterraneo. Altre specie di cavallette presenti in Italia sono: Anacrydium aegyptium, specie non dannosa alle colture; Dociostaurus maroccanus, presente nel sud Italia; Tettigonia viridissima e Dectigus verrucivorus, specie di maggiori dimensioni e di colore verde e, meno frequente Oedipoda coerulescens, simile a Calliptamus italicus, ma di colore grigio con ali azzurre.
Essendo polifaghe, ovvero non hanno un regime alimentare specifico, le cavallette possono danneggiare non solo le piante, ma anche colture erbacee, in particolare leguminose foraggere e orticole.
L’eliminazione non è possibile, si può però contenere il fenomeno entro livelli accettabili, soprattutto intervenendo in via preventiva individuando i terreni dove vengono deposte le uova chiamate "grillare", dissodando i terreni infestati specialmente nel periodo autunno-invernale e comunque entro aprile, rinnovando i vecchi prati e rimettendo a coltura i terreni abbandonati.
Esistono anche degli interventi biologici attraverso cui avviene il naturale contenimento delle cavallette. Principalmente vengono utilizzati parassiti fungini, in particolare l'Entomophthora grylli, o anche uccelli ghiotti di ortotteri, in particolare le faraone.