I primati sono fra i mammiferi sociali meglio distribuiti sul Pianeta e sono riusciti a colonizzare quasi tutti gli ecosistemi naturali anche grazie alla loro capacità di formare gruppi complessi. L'origine però della loro socialità si perde nella notte dei tempi, anche se sono diversi gli scienziati che cercano di indagare quali sono stati i processi che hanno portato gli antichi animali arboricoli solitari che vivevano nell'Eocene a diventare le scimmie altamente empatiche attuali che si circondano di una numerosa famiglia.
La teoria più in auge in questo momento prevede che i cambiamenti del clima abbiano influenzato nel lontano come nel recente passato l'evoluzione di nuove specie sociali. E per quanto questo dibattito sia ancora in corso, un esempio di come la ricerca si sta muovendo verso questa soluzione la si può trovare in un articolo pubblicato su Science in cui un professore emerito di antropologia, Paul A. Garber dell'Università dell'Illinois, ha presentato insieme ad altri colleghi i risultati di uno studio sull'evoluzione sociale dei rinopitechi dorati cinesi, resi celebri recentemente dalla trasposizione televisiva dei romanzi de "Queste oscure materie" di Philip Pullman.
Gli scienziati spiegano che questi animali presentano una folta pelliccia dorata che gli permette di superare gli inverni nelle foreste temperate e montuose della Cina centrale e sud-occidentale e hanno sviluppato una varietà di strutture sociali altamente complesse come risposta alle rigide sfide ambientali a cui li sottopone il loro clima. Ciò ovviamente li rende perfetti agli occhi degli etologi per testare questa teoria e capire l'origine stessa della socialità.
«Praticamente tutte le moderne scimmie sono sociali e vivono in gruppi sociali – ha affermato Garber, che è anche un esperto di biologia, evoluzione e conservazione dei primati – Ma i gruppi differiscono per dimensioni e coesione. Ci sono quelli che vivono in unità di due o tre individui e altri che vivono in comunità fino a 1.000 individui. I rinopitechi non fanno eccezione e, vista la loro peculiare condizione di scimmie montane, ci permettono di carpire i segreti dell'evoluzione sociale di tutto il nostro ordine».
Studiando infatti geneticamente l'attuale popolazione cinese di rinopitechi, gli scienziati si sono resi conto che all'inizio della loro storia evolutiva formavano semplici società, costituite essenzialmente da un harem, dove ciascun maschio aveva il controllo assoluto di due o più femmine che difendevano la prole dall'aggressività di altri pretendenti. I maschi erano intolleranti verso altri maschi, le femmine subivano passivamente tutti gli approcci sessuali del maschio e le figlie femmine rimanevano usualmente nel loro gruppo natale, finché il padre non moriva.
Nel tempo però la situazione si è sviluppata enormemente, chiarisce Garber. Gli antenati maschi delle attuali popolazioni di rinopitechi infatti hanno cominciato a volersi accoppiare di più e con un numero maggiore di femmine. Inoltre le condizioni avverse del clima cominciarono a rendere inospitali buona parte delle foreste in cui le antiche popolazioni si erano rifugiate. Ciò costrinse i maschi a vigilare su più partner e ad accettare per forza delle alleanze, approvando l'aiuto di altri maschi più giovani, con la promessa di concedere qualche avventura di natura sessuale, per tutelare nel loro complesso le femmine. «Di punto in bianco i maschi hanno cominciato a sovrapporre i loro territori, soprattutto in quelle regioni dove le sfide ambientali erano molto più accese ed esisteva un maggior pericolo di perdere tutte le femmine per colpa del freddo, delle carestie o dell'eccessiva competizione sessuale».
In queste condizioni proibitive quindi il proteggere le femmine ha permesso ai maschi di abbassare i loro livelli di aggressività intraspecifica e di formare quelle società multilivello che permettevano a tutti di avere delle occasioni riproduttive, come nel far parte di una società stratificata e condivisa, con un leader forte e sano a guidare il gruppo.
Queste innovazioni divennero poi fondamentali quando gli antenati degli attuali rinopitechi furono costretti ad abitare ambienti via via più ostili, condizione che li avrebbe spazzati via, se non avessero incrementato i loro livelli di socialità e non avessero costituito dei gruppi che rifornivano ciascuno dei componenti con una minima quantità di risorse e di calore.
Le società multilivello più complesse dal punto di vista sociale hanno inoltre anche sviluppato dei cambiamenti genetici osservabili nel sequenziamento del loro DNA, delle mutazioni che regolano il metabolismo energetico legato al freddo che sono noti solo nelle specie che presentano un forte legame affettivo fra i componenti della loro comunità. «Le scimmie del genere Rhinopithecus sembrano avere per esempio un legame madre-bambino molto più lungo e sono capaci di abbracciarsi perfettamente l'uno all'altro, condizione che probabilmente ha aumentato la sopravvivenza degli adulti come dei cuccioli negli ambienti estremamente freddi», ha chiarito Garber.
Tutto questo secondo gli scienziati dimostrerebbe che i rinopitechi riuscirono ad adattarsi al cambiamento del clima, grazie allo sviluppo della loro società, che per quanto molto differente a secondo delle diverse località geografiche e climatiche si basa sull'assunto che insieme si vive meglio e che è possibile sopravvivere ai capricci dell'Inverno solo se tutti s'impegnano ad aiutare la famiglia.