Riprodurre le registrazioni dei canti dei maschi aumenta le possibilità di sopravvivenza in natura dei succiamiele del reggente allevati in cattività, un uccello in pericolo critico di estinzione che vive esclusivamente nei boschi dell'Australia sudorientale. Sono questi alcuni dei risultati emersi da un nuovo studio condotto da un team di ricercatori della Taronga Conservation Society Australia. Gli scienziati hanno esaminato un decennio di dati dal programma di allevamento in cattività negli zoo, per valutare quali parametri influenzano maggiormente la sopravvivenza degli animali rilasciati in natura. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Frontiers in Conservation Science.
L'uccello che ha dimenticato come cantare
Il succiamiele del reggente (Anthochaera phrygia) era un tempo un uccello molto comune lungo i pendii della Grande Catena Divisoria, una delle più importanti catene montuose al mondo. Nel secolo scorso questa specie ha però subito un calo drammatico legato soprattutto alla perdita di habitat. Il 75% del suo ambiente è stato infatti rimpiazzato da campi coltivati e aree residenziali o industriali con una velocità allarmante. Inoltre il declino delle popolazioni sembra essere fortemente correlato al lungo periodo di siccità che sta attraversando l'Australia negli ultimi anni. I numeri degli individui rimasti in natura sono quindi precipitati molto velocemente, nel 1992 si contavano appena 1500 individui mentre le ultime stime parlano addirittura di appena 350/400 esemplari rimasti oggi.
I pochissimi esemplari rimasti sopravvivono solamente in alcune piccole aree della parte nord-orientale dello stato di Victoria e in poche zone del Nuovo Galles del Sud. Le popolazioni sono così frammentate e distanti che i succiamiele hanno difficoltà a incontrare altri individui della stessa specie. Secondo uno studio recente i maschi che nascono oggi hanno così poche probabilità di ascoltare i canti di altri maschi adulti che starebbero imparando quelli di altre specie. Come accade per altri uccelli i giovani imparano la melodia tipica della propria specie ascoltando il canto dei maschi adulti presenti nello stesso ambiente. A quanto pare, però, il 27% dei maschi rimasti in natura ha già modificato il proprio canto rispetto a quello tipico della specie, mentre il 12% circa avrebbe addirittura iniziato a cantare seguendo melodie di altri uccelli: i succiamiele del reggente stanno dimenticando il proprio canto.
Tutto ciò rappresenta un ulteriore grave minaccia per la sopravvivenza in natura di questa specie. I canti dei maschi, infatti, servono ad attirare le femmine durante il corteggiamento. Un canto così diverso dal solito potrebbe quindi non essere riconosciuto dagli esemplari femminili, riducendo ulteriormente le possibilità, già esigue, di riprodursi con successo e facendo aumentare ulteriormente il rischio di estinzione.
La riproduzione e l'insegnamento in cattività: l'ultima occasione
I programmi di allevamento in cattività sono diventati quindi l'ultima possibilità per salvare questa specie tanto rara e minacciata. Dal 2008, sono stati già quasi 300 gli uccelli che sono stati allevati negli zoo e rilasciati con successo in natura. La maggior parte di questi è stata allevata al Taronga Zoo di Sydney, che dal 2019 possiede una specifica struttura dedicata esclusivamente alla riproduzione del succiamiele del reggente. Qui i ricercatori utilizzano i canti registrati dei maschi per farli ascoltare a tutti i nuovi nati, nella speranza che questo aumenti le loro possibilità di riprodursi una volta liberati. Secondo i dati presentati in questo studio proprio questo insegnamento guidato sarebbe tra i fattori che più di tutti farebbero aumentare le chance di sopravvivenza degli uccelli liberati in natura. Ma c'è molto di più.
Oltre all'importanza dell'insegnamento del canto, la ricerca ha svelato che anche far crescere i giovani succiamiele in voliere con uccelli di altre specie aumenta ulteriormente le loro possibilità di sopravvivenza, perché gli permette di interagire e familiarizzare con le altre specie con cui entreranno in competizione una volta liberati. Inoltre dai dati raccolti emerge che anche il numero delle covate può influenzare il tasso di sopravvivenza. Quelli che nascono da coppie che hanno prodotto una sola covata nella stagione riproduttiva sopravvivono di più di quelli nati da seconde o terze covate. Questi dati sottolineano come l'esperienza e la qualità dei genitori sia tra i fattori principali a determinare il successo in natura dei giovani.
Lo studio condotto dalla Taronga Conservation Society Australia è tra i primi a valutare l'efficacia e i fattori che influenzano i programmi di riproduzione in cattività delle specie a rischio. Questo sarà di vitale importanza per migliorare le strategie e le tecniche di allevamento negli zoo di questa e altre specie. La riproduzione in cattività è diventata infatti l'ultimo scudo difensivo per salvare le specie dal baratro dell'estinzione. Gli zoo e i parchi faunistici di tutto il mondo dovranno trasformarsi sempre più in veri e propri centri di riproduzione per le specie a rischio, e come già accaduto il passato il loro ruolo nella conservazione sarà sempre più fondamentale.