Un opuscolo informativo che ha lo scopo di illustrare in maniera facile e schematica le misure di prevenzione e controllo della rabbia per gli animali d'affezione provenienti dall'Ucraina. L'opuscolo è stato realizzato dal Ministero della Salute italiano insieme al Centro nazionale di referenza della rabbia dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie.
Lo scopo è scongiurare il ritorno della rabbia in Italia. L'Italia è stata dichiarata libera dalla rabbia domestica negli anni Settanta, tuttavia focolai di rabbia silvestre, cioè trasmessa da animali selvatici, sono ricomparsi nel 2008 in seguito all'epidemia che ha colpito diversi paesi dell'est Europa. L'Ucraina è tra questi, qui infatti vengono registrati ancora focolai di rabbia anche tra gli animali d'affezione.
Per questo, nonostante il via libera all'ingresso degli animali domestici provenienti dall'Ucraina, il Ministero ha stabilito una precisa procedura da attuarsi sia alle frontiere dei paesi direttamente confinanti con l'Ucraina: Polonia, Ungheria, Slovacchia, Romania, dove gli animali devono essere segnalati con una all'indirizzo e-mail UA-pets@sanita.it contenente le specie e numero di animali, il nome dell'umano con cui viaggiano e l'indirizzo di destinazione in Italia.
Oltre a questo c'è una seconda fase dei controlli da realizzarsi con l'arrivo in Italia. La procedura cambia sensibilmente a seconda delle regioni: la Lombardia ha predisposto punti di assistenza veterinaria dislocati su tutto il territorio, mentre invece in Campania si è scelto di accentrare l'accoglienza degli animali nell'hub della Mostra d'Oltremare, dove vengono convogliati gran parte dei rifugiati, umani e animali. Kodami ci è andata per raccontare le loro storie.
Una volta giunti in questi punti di accoglienza la procedura si diversifica:
- Coloro che hanno il microchip e il certificato di vaccinazione antirabbica vengono sottoposti alla titotalazione degli anticorpi al fine di verificare l'effettiva immunità dell'animale. In caso di esito positivo della titolazione si procede con un periodo di osservazione di tre mesi; in caso di esito negativo si può arrivare sino a sei mesi.
- Per coloro che non hanno microchip e il certificato di vaccinazione antirabbica si procede con entrambi. Al termine della procedura l'animale dovrà sempre attendere un periodo di osservazione di almeno tre mesi.
Oltre a ciò, il Ministero prescrive due protocolli diversi per cani e gatti. Durante il periodo di osservazione i cani possono uscire di casa ma sempre al guinzaglio e provvisti di museruola, mentre i gatti devono restare in casa fino al termine del periodo di osservazione prescritto dall'Asl. Una scelta simile a quella presa dalla Svizzera, dove è stato abolito l’obbligo di quarantena per gli animali provenienti dall'Ucraina.
Infine, il Ministero ha ribadito che in attesa di ulteriori indicazioni in merito da parte della Commissione Europea, è al momento vietata l’introduzione sul territorio nazionale di cani e gatti randagi oppure ospiti di rifugi dell’Ucraina. Una scelta che ha scatenato un grande dibattito e che ha portato alla mobilitazione di semplici cittadini e delle associazioni nazionali.
L'applicazione di questo doppio standard, che consente l'accesso in Italia a cani e gatti privi di vaccinazione se al seguito di umani, e lo impedisce invece quelli che pur vaccinati sono ospiti dei rifugi, appare frutto di un pregiudizio culturale, più che una profilassi sanitaria.