Dal Vietnam arriva la notizia di un altro agghiacciante elemento che si aggiunge alla triste ritualità già nota nel massacro di milioni di cani destinati a rifornire le tavole dei ristoranti locali. Come per le oche in Francia, ingozzate per far ingrassare a dismisura il fegato destinato al foie gras, anche in Vietnam è stata confermata la pratica di infilare un tubo nella gola dei cuccioli degli allevamenti di cani destinati ai mattatoi per far arrivar direttamente nello stomaco il riso con cui vengono alimentati, con l’obiettivo di aumentarne il peso e di ridurne i tempi di permanenza nell’allevamento prima di procedere con lo sgozzamento. «Gli investigatori di Humane Society International in Vietnam hanno assistito in prima persona alla crudele pratica dell’alimentazione forzata dei cani presso un allevamento per ingrassare cuccioli nel nord del paese – spiega Martina Pluda direttore di HSI per l'Italia. – Analogamente al gavage, l’alimentazione forzata delle oche per la preparazione del foie gras in alcune parti dell'Europa, i cani vengono presi uno per uno e tenuti fermi mentre un tubo viene infilato nella loro gola per versare una miscela di riso direttamente nel loro stomaco. Le strutture di ingrasso come questa operano per far crescere i cani fino al peso di macellazione il più rapidamente possibile, e l’alimentazione forzata è una brutale scorciatoia in questo processo finalizzato al profitto».
La notizia dell’uso di questa pratica è stata confermata dal signor Hung che, dopo aver macellato circa 20 mila cani in circa sette anni nel suo mattatoio a Thai Nguyen, nota per la produzione del tè e sede di un’importante acciaieria vietnamita, ha deciso di chiudere definitivamente il macello dove uccideva personalmente uno o due cani al giorno per rifornire i ristoranti di zona. «Guardavo i loro occhi imploranti – ha dichiarato l’ormai ex allevatore confermando l’uso della pratica dell’ingrassamento forzato di cui era a conoscenza pur non avendolo mai praticato con i cani del suo allevamento – e vedevo le loro code scodinzolare nervosamente mentre mi avvicinavo, e ogni volta diventava più difficile farlo. Arrivavano da me come cuccioli felici e pieni di vita, ma presto diventavano traumatizzati e spaventati. Alla fine, mi si è spezzato il cuore. I cani sono così leali e amichevoli che venderli o ucciderli mi sembrava un tradimento: pesava molto sulla mia coscienza».
Per convincerlo a cambiare attività è stato determinante l’intervento dell’organizzazione per la protezione degli animali Humane Society International gli ha offerto una via d'uscita nell'ambito del suo programma “Models for Change”, già ampiamente collaudata in Sud Corea dove a marzo di quest’anno si è registrato il diciottesimo allevatore che, grazie all’intervento di HSI, è tornato sui suoi passi e abbandonato l’attività per coltivare ortaggi. Anche il signor Hung, che ha dichiarato di aver accolto con grande sollievo la notizia di poter aderire al programma Models for Change, ha deciso di riconvertire la propria attività in una produzione di prodotti agricoli per la comunità locale. «Quando ho saputo che il programma “Models for Change” di Humane Society International aveva aiutato un altro commerciante di Thai Nguyen a chiudere il suo macello e ristorante di carne di cane l'anno scorso, mi sono sentito sollevato nel sapere che c'era un modo per ricominciare la mia vita senza dover uccidere animali per vivere. Sono entusiasta della mia nuova attività e di sapere che tutti i miei cani avranno la vita felice che meritano, con famiglie che si prenderanno cura di loro».
L’intervento di HSI ha portato alla liberazione di quarantaquattro cani, tra cui 19 cuccioli di pochi giorni, che sono stati prelevati da una squadra dell’organizzazione arrivata da India e Indonesia e trasportati in un rifugio presso l'Università di Scienze Agrarie e Forestali di Thai Nguyen, dove sono stati vaccinati contro la rabbia: i cani riceveranno cure veterinarie e riabilitative prima di essere resi disponibili per l'adozione sul territorio.
Il traffico di carne di cane è un’attività redditizia in tutto il Sudest Asiatico, ma Cina e Vietnam sono i paesi più colpiti da questo flagello. Solo in Vietnam sono circa 5 milioni i cani che vengono uccisi ogni anno per il commercio della loro carne. Come spiega HSI, che da anni è impegnata a combattere questo massacro, «la maggior parte di loro sono animali domestici rubati o randagi adescati sulle strade con esche avvelenate, o catturati con pistole taser, tenaglie o corde, oppure importati da Paesi limitrofi come la Cambogia. Tuttavia, la maggior parte dei cani del signor Hung gli erano stati venduti da famiglie rurali che allevavano cuccioli per integrare il loro reddito principale». Questo è infatti un altro degli elementi che caratterizza il giro di affari che ruota intorno alla vendita dei cani. «I commercianti di solito vanno di villaggio in villaggio in moto o in camion per raccogliere i cuccioli dalle comunità rurali. I cuccioli vengono stipati in piccole gabbie e portati in strutture come quella del signor Hung per essere ingrassati forzatamente; molti di loro soffrono di disidratazione, soffocamento, colpi di calore o perdono la vita durante il viaggio».
L’attività del signor Hung è quindi emblematica di una modalità molto diffusa che trae vantaggi economici importanti da una tradizione ancora radicata, sebbene dichiaratamente in calo, che attribuisce alla carne di cane, nonostante l'assenza di prove scientifiche, proprietà medicinali e il potere di aumentare la virilità maschile. I profitti di questo commercio non sono eclatanti, a Thai Nguyen costa dai 150.000 ai 200.000 VND che corrispondo a circa 6 – 8 dollari al piatto ad esempio, ma la differenza la fanno i grandi numeri: secondo HSI, infatti, la carne di cane è consumata da circa il 40% della popolazione. I cani sono venduti direttamente vivi ai ristoratori locali oppure appena macellati in mattatoi dedicati a questa attività, come appunto quello del signor Hung che, ha raccontato ad HSI, riceveva circa 50 cuccioli ogni uno o due mesi, li teneva in gabbie sporche, senza alcuna cura veterinaria e, dopo averli fatti ingrassare fino a raggiungere il peso richiesto dai compratori, uccideva uno o due cani al giorno, colpendoli con un coltello alla giugulare o al cuore, in piena vista degli altri cani.
«Il commercio di carne di cane è un'attività crudele e pericolosa in Vietnam, che mette a rischio la salute della nazione per profitto, in violazione delle leggi esistenti» sottolinea Phuong Tham, direttore di Humane Society International per il Vietnam dove, va ricordato, vendita e consumo di carne di cane non sono illegali mentre lo è la movimentazione trans-provinciale non regolamentata nonché il furto di animali domestici. «Hung è il secondo commerciante del Vietnam a partecipare al nostro programma “Models for Change”. L’auspicio è anche di sensibilizzare le autorità a impegnarsi in una strategia per fornire ai lavoratori del settore mezzi di sussistenza alternativi ed economicamente validi, sostenendo al contempo gli sforzi del Governo per eliminare la rabbia» aggiunge Phuong Tham, introducendo però anche un altro elemento fondamentale della questione. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, la rabbia infatti uccide ogni anno più di 70 persone in Vietnam: la maggior parte dei casi è causata dal morso di un cane, mentre altri casi accertati sono legati alla macellazione e al consumo di cani. «Un'alta incidenza di cani positivi alla rabbia è stata documentata nei macelli della capitale, Hanoi. – dove il commercio è vietato – Che si tratti di traffico da Paesi vicini, cattura e trasporto a centinaia di chilometri attraverso il Vietnam o vendita per la macellazione da parte di famiglie locali, il commercio di carne di cane comporta il movimento e la macellazione in massa di cani di cui non si conoscono eventuali malattie o lo stato di vaccinazione, mettendo a repentaglio gli sforzi per controllare la diffusione della rabbia».
Nel 2018 e nel 2019, le autorità di Hanoi e Ho Chi Minh City hanno rispettivamente invitato i cittadini a non consumare carne di cane per ridurre il rischio di trasmissione della malattia, mentre nel luglio 2023, il Comitato del Popolo della Provincia di Dong Nai e HSI hanno firmato un accordo triennale, unico nel suo genere, per collaborare nella lotta al commercio di carne di cane e di gatto, attuando un programma di vaccinazione antirabbica, scoraggiando il consumo di carne di cane e di gatto attraverso campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, sostenendo le attività delle Forze dell'Ordine contro il traffico di cani e gatti, promuovendo il benessere degli animali da compagnia e aiutando i lavoratori dell'industria della carne di cane e di gatto a passare a mezzi di sussistenza alternativi.
Proprio questa assistenza anche economica nella trasformazione delle attività legate al commercio di carne di cane in pratiche commerciali eticamente sostenibili, come ad esempio l’agricoltura, sembrerebbe essere un elemento dirimente nella lotta al cosiddetto Dog Meat Trade. Almeno così sembra indicare il successo di Models for Change in Corea, dove fra le motivazioni al cambiamento riscontrate tra gli ex allevatori, è stato segnalato con frequenza anche il disagio dovuto alla disapprovazione che arriva dalle fasce di popolazione più giovani, tra cui i figli degli stessi allevatori.