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19 Ottobre 2021
13:42

Influenza aviaria, preoccupa la situazione in Europa. Il Ministero: stop agli allevamenti all’aperto

Cresce l'attenzione in Europa e Italia sul rischio di diffusione del virus dell'influenza aviaria. Dopo l'ultimo report l'EFSA, che raccomanda di intensificare controlli e misure di sicurezza, il Ministero della Salute raccomanda di evitare gli allevamenti di uccelli all'aperto nelle zone più a rischio.

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Cresce l'attenzione in Europa e in Italia per il rischio di diffusione del virus dell'influenza aviaria (HPAI). Dopo l'ultimo report di monitoraggio sulla diffusione del virus in Europa l'EFSA, l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, raccomanda a tutti gli Stati membri di intensificare le misure di sorveglianza e di biosicurezza, per evitare possibili nuovi focolai nei prossimi mesi.

Preoccupano molto la situazione degli allevamenti in Europa e i ceppi circolanti in Russia e Mongolia, anche tra gli uccelli acquatici selvatici, che proprio in questo periodo stanno migrando verso i siti di svernamento europei. In Italia l'attenzione è rivolta soprattutto al focolaio del sottotipo H5N1a bassa patogenicità accertato in un allevamento di tacchini in provincia di Ferrara lo scorso 14 ottobre. Nell'uomo l'influenza aviara causa sintomi simili ad tipi di influenza, come febbre, tosse, dolori muscolari e, in alcuni casi, problemi respiratori e polmonite, che possono essere anche fatali.

L'allerta lanciata in Europa ha spinto la Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari del Ministero della Salute a diffondere una nota lo scorso 15 ottobre che chiede di applicare in Italia misure di sicurezza più rigide, tese a evitare per quanto possibile il contatto diretto con gli animali d'allevamento e selvatici. Tra queste c'è anche la chiusura degli allevamenti all'aperto nelle aree a maggior rischio di diffusione del virus. Tutti gli animali dovranno quindi essere trasferiti e tenuti all'interno di un edificio. Secondo il Ministero della Salute c'è il rischio che possa ripetersi lo scenario epidemiologico già visto nel 2018.

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Anche gli uccelli acquatici migratori in arrivo in Europa possono veicolare il virus

Nello stesso report EFSA sono riportati tutti i dati sulla diffusione del virus tra il 2020 e il 2021, per un totale di 3.777 focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) e circa 22.900.000 di uccelli colpiti in 31 Paesi. Nella nota del Ministero si legge che «sembra essere una delle più grandi epidemie di HPAI mai verificatesi in Europa».

La scorsa estate invece, solamente tra i mesi di maggio e settembre, sono stati segnalati 162 focolai di virus HPAI in 17 paesi dell'UE e nel Regno Unito. Questi focolai sono stati accertati tra il pollame (51), negli uccelli selvatici (91) e in altri in cattività (20). Nelle scorse settimane, inoltre, nuovi focolai di aviaria sono stati segnalati anche in Francia, Svezia, Repubblica Ceca e Finlandia.

Tenendo in considerazione quanto accaduto nel 2018 e nel 2020, c'è il rischio che possano ripetersi le stesse dinamiche epidemiologiche in Europa centrale e meridionale, con l'aumento della diffusione del virus durante l'autunno e l'inverno.

Per il Ministero della Salute non va inoltre sottovaluta «l'elevata variabilità dei virus attualmente identificati dimostrata dai venti diversi genotipi di virus circolanti in Europa e in Asia centrale dal luglio 2020, confermando un'elevata propensione di questi ad andare incontro ad eventi di riassortimento genetico tali da determinare infezione anche nei mammiferi e nell’uomo come recentemente avvenuto in Cina e in Russia dimostrando quindi una capacità di continui adattamenti di questi virus ai mammiferi».

Enti e istituzioni dovranno quindi intensificare i controlli, irrigidire i protocolli e allertare tutte le parti in causa sui propri territori. Ai fini di una rilevazione rapida dell'introduzione di virus HPAI attraverso gli uccelli selvatici migratori, raccomanda inoltre di intensificare le attività di sorveglianza attiva negli uccelli acquatici svernati in Italia, attraverso accertamenti diagnostici sugli esemplari abbattuti durante l'attività venatoria o catturati per scopi scientifici, come già avveniva durante le attività di inanellamento che vi abbiamo raccontato su Kodami. Il rischio di nuove zoonosi è dietro l'angolo, e l'attuale pandemia di COVID-19 ci ha già dimostrato che la salute umana dipende strettamente dalla quella degli animali e dell'ambiente.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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