Il Corpo forestale della Provincia Autonoma di Trento ha iniziato i sopralluoghi in Val di Rabbi, nella zona di malga Mandriole, dove nella mattinata di domenica 5 marzo un escursionista, accompagnato dal proprio cane, è stato aggredito da un orso.
Il luogo esatto dell'incontro è stato individuato e segnalato dalle unità cinofile ed è stato descritto come una curva cieca. Questo elemento avrebbe impedito all'orso di rilevare in anticipo la presenza dell'uomo (e viceversa), e avrebbe, quindi, complicato ulteriormente l'incontro.
Si attendono ora gli esiti delle analisi svolte sul materiale genetico raccolto dai forestali per ricostruire i momenti che hanno preceduto l'aggressione.
La Provincia autonoma fa sapere, attraverso un comunicato, che saranno proprio i risultati di queste analisi a determinare le scelte gestionali per quanto riguarda il futuro dell'animale, il quale verrà identificato e munito di radiocollare.
«Saranno quindi compiute le valutazioni d'obbligo e sentito il parere di Ispra – aggiungono – L’uomo ha riportato ferite in diverse parti del corpo e si trova ricoverato in ospedale, dove ha ricevuto la visita dell’assessore provinciale alle foreste Giulia Zanotelli, che ha espresso la vicinanza dell’Amministrazione provinciale».
«Interdizione delle aree con presenza di femmine con i cuccioli»
«In questo periodo le femmine sono in allarme, perché fanno il possibile per proteggere i cuccioli dai molti rischi in cui incorrono – commenta a Kodami Ivana Sandri, presidentessa della sezione trentina di Enpa – Per questo motivo chiediamo l'interdizione delle aree con presenza di femmine con cuccioli, zone che torneranno comunque di libera fruizione una volta terminato lo svezzamento, quando i cuccioli avranno appreso i comportamenti da tenere per sopravvivere e non avranno più bisogno delle cure materne. La coesistenza pacifica è possibile, ma richiede alle Istituzioni che sappiano fare scelte lungimiranti e che seguano le conoscenze scientifiche della specie».
Sono state molte le associazioni che hanno manifestato la propria preoccupazione per il destino che verrà riservato all'animale in seguito all'aggressione in Val di Rabbi. Dopo le dichiarazioni di Lav a Kodami e il comunicato di Oipa, anche il movimento Centopercentoanimalisti è intervenuto sulla vicenda, affiggendo uno striscione presso l'uscita autostradale di Trento Sud: «Benvenuti in Trentino, Provincia ammazzaorsi».
Gli attivisti hanno poi pubblicato un comunicato in cui viene rivendicato il gesto. Sottolineano la propria opinione riguardo la gestione faunistica della Provincia Autonoma e minacciano di procedere con ulteriori blitz. «Dall'esecuzione di Daniza, avvenuta nel 2014, noi del Movimento Centopercentoanimalisti, teniamo alta l'attenzione su questa vergogna costante firmata Trentino – e aggiungono – Se i politici "alzeranno il tiro", lo faremo anche noi. Poco ma sicuro».
Il comportamento dell'uomo di fronte all'orso e la reazione dell'animale
Secondo quanto emerso in seguito alla vicenda, l'uomo si sarebbe allontanato correndo dal luogo dell'incontro. Un fattore che, secondo molti, potrebbe essere alla base della reazione dell'animale: «Alcuni esperti definiscono gli orsi come animali "paurosi" e sottolineano che noi esseri umani non dovremmo sorprenderli o spaventarli, perché potrebbero reagire improvvisamente con falsi attacchi nell'intento di allontanarci», commenta Sandri.
Anche su Kodami, infatti, abbiamo affrontato questa tematica nel format "Incontri selvaggi", nel quale viene descritto il comportamento da tenere nel caso di incontro con un orso.
Lo stesso argomento era stato affrontato anche da Massimo Vitturi, responsabile del settore animali selvatici per la Lav, che in un comunicato stampa pubblicato il giorno successivo alla vicenda, chiedeva che le indagini in Val di Rabbi venissero svolte in maniera approfondita e con il supporto del Centro di referenza per la medicina forense veterinaria istituito presso l’Istituto Zooprofilattico di Lazio e Toscana, in modo da determinare con certezza il comportamento che ha tenuto l'uomo negli attimi che hanno preceduto l'aggressione.
«Se effettivamente l’aggressione fosse la conseguenza dei comportamenti inadeguati della persona coinvolta, emergerebbe ancora una volta la diretta responsabilità della Provincia di Trento che, dopo avere reintrodotto l’orso sul suo territorio, a più di vent’anni di distanza non è ancora stata in grado di educare i cittadini ai comportamenti corretti da assumere nel caso in cui si incontri un orso sul proprio cammino».