In seguito all'incontro avvenuto domenica 30 luglio a Roncone, in Valle del Chiese, tra due escursionisti e l'orsa F36 accompagnata dal suo cucciolo, il Parco Naturale Adamello Brenta, l'ente che oltre 20 anni fa fu il cuore del progetto di reintroduzione della specie, ha espresso in un comunicato stampa la propria opinione rispetto alla risonanza mediatica generata dall'evento, sottolineando la necessità di evitare insulti nei confronti dei protagonisti dell'incontro e lasciare spazio ad un dialogo moderato sul tema, in modo da favorire un vero superamento dei conflitti.
Andrea Mustoni, responsabile della ricerca scientifica del Pnab, raggiunto da Kodami, commenta: «Abbiamo sentito offese nei confronti degli escursionisti per come hanno reagito, ma il Parco sta dalla parte della gente che viene aggredita. È fisiologico che, con la paura, possano esserci anche reazioni istintive di questo tipo e, inoltre, non possiamo dimenticare che vi è sempre un margine di imprevedibilità anche da parte del plantigrado. Va tenuto conto, infatti, che i comportamenti, oltre ad essere tipici di una data specie, sono anche legati all'indole di ciascun esemplare. Anche gli orsi, come gli altri animali, non hanno tutti "lo stesso carattere"».
La nota pubblicata dal Pnab, fa inoltre riferimento alla proposta lanciata da alcune associazioni di tutela animale, intenzionate a ottenere l'interdizione, in determinate stagioni, dei territori frequentati dalle orse con i cuccioli: «Effettuare escursioni in qualsiasi zona dell’area protetta e a qualsiasi ora del giorno è un’ottima attività, e tale deve essere considerata – si legge nel comunicato – Non si ritiene opportuno né utile chiudere porzioni del territorio per evitare o diminuire la possibilità di incontri con l'orso, come richiesto da alcune associazioni».
Un ulteriore tema toccato nel comunicato del Pnab è quello della definizione di "cacciatori", utilizzata per descrivere i due giovani. Sia la Pat (nella nota stampa in cui viene descritto l'evento), sia alcune associazioni, infatti, hanno parlato dei giovani escursionisti sottolineando la loro appartenenza alla categoria dei cacciatori: «La qualificazione delle due persone è del tutto superflua nella valutazione dei fatti. Poco opportune e persino offensive sono anche definizioni censurabili nel descrivere l’accaduto, perché in base alla conoscenza dei fatti attualmente a disposizione, da parte delle persone protagoniste dell’episodio non sarebbero emersi comportamenti tali da configurare una loro responsabilità significativa rispetto alla reazione dell’orsa. Il Parco non condivide, inoltre, le affermazioni di chi ha insinuato dubbi sulle motivazioni reali che portano le persone ad effettuare escursioni nei boschi, per sostenere in modo più o meno esplicito la tesi che gli orsi "se lasciati in pace" non aggrediscono le persone;».
Nel testo si torna inoltre ancora una volta all'importante tema della necessità di una comunicazione chiara ed efficace sul tema dei grandi carnivori e di come questo strumento possa aiutare gli escursionisti a svolgere le proprie attività nei boschi: «Riteniamo essenziale promuovere un percorso di coesistenza con lupi e orsi, utile a rimettere in primo piano gli elementi di conoscenza oggettiva degli accadimenti, capaci di far maturare opinioni solide, lontane da illazioni e ideologie ma che consideri sempre e comunque la centralità dell’uomo e delle sue attività – si legge – Il Parco chiede infine ai portatori di interesse di porsi nella maniera più moderata possibile, in modo da raggiungere un dialogo pacato, che possa sviluppare finalmente un percorso produttivo di convivenza».
Moderare i toni risulta indispensabile anche per Mustoni, che a riguardo commenta: «Bisognerebbe analizzare i fatti restando nell'oggettività, in modo da osservare serenamente l'accaduto per capire come sia possibile diminuire la possibilità che questi eventi si ripropongano. Ormai il livello di tensione è molto alto e se non troviamo una soluzione, è evidente che finiremo a dover fronteggiare atti di persecuzione della specie e un aumento del bracconaggio, due elementi che procurano un profondo danno all'intera comunità trentina».