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9 Luglio 2021
11:46

Incontri tra i cani: le grafiche per capire se e quando si piacciono e cosa si dicono

Quando due cani si incontrano ci aspettiamo che comincino subito a giocare: non sempre questo accade e ne rimaniamo delusi. Ciò che a noi sembra un disinteresse nasconde invece una ricchezza comunicativa fatta di segnali, posture, osservazione e scambio di messaggi. Vediamo insieme alcuni comportamenti dei nostri amici che spesso passano inosservati ai nostri occhi.

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«Gli ho fatto incontrare un altro cane, ma non si sono calcolati». Questa è una frase che mi sono sentito dire tantissime volte e in diverse situazioni. Per esempio rispetto a qualche incontro fatto dal proprio cane con un suo simile durante una passeggiata; oppure nella presentazione di un nuovo cane del quale si sta pensando all’adozione; o in canile, nel valutare se due cani potrebbero essere compatibili in box o nell’area di sgambamento. Quasi sempre, con una punta di delusione, a questa frase ne segue poi un’altra del genere: «Forse non gli è piaciuto molto», o qualcosa di simile.

Una delle prime aspettative che noi umani abbiamo nel fare incontrare due cani è quella che comincino subito a giocare. Ci aspettiamo inchini, code che impazziscono e corse sfrenate, con improbabili inseguimenti, giravolte, scontri e perché no, qualche scivolone e relative capriole. Queste scene ci appagano molto, ci fanno divertire e ci fanno pensare che anche loro, i cani, se la stiano spassando. Abbiamo questa aspettativa e quando ciò non succede rimaniamo in qualche modo delusi. Come se il fatto di non giocare assieme sia dimostrazione di scarso interesse o addirittura di una velata antipatia.

In realtà questo è tutt’altro che vero e in tanti casi quello che a noi sembra un disinteresse nasconde invece una ricchezza comunicativa fatta di segnali, posture, osservazione e scambio di messaggi che, a saperli leggere, ci mostrano la grande complessità della loro comunicazione e i sottili messaggi che sono capaci di inviarsi.

Abbiamo provato, con delle immagini, a esemplificare alcuni comportamenti dei nostri amici che spesso passano inosservati ai nostri occhi, ma che possono racchiudere profondi messaggi comunicativi.

In molti casi la comunicazione inizia ben prima dell’avvicinamento diretto

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Già a una certa distanza, attraverso la posizione assunta nello spazio e rispetto all’altro cane, si possono inviare diversi messaggi che possono predisporre l’interlocutore ad una interazione più o meno pacifica. Non avvicinarsi direttamente e frontalmente, ma effettuare una curva mostrando un fianco, evitando anche di guardarsi direttamente negli occhi, è un messaggio pacificatorio molto importante. In molti casi siamo noi, attraverso il guinzaglio, a portare i nostri amici ad avvicinarsi troppo rapidamente e in maniera frontale. Questo può favorire equivoci ma, se ne saremo consapevoli, rispettando i giusti tempi e le giuste distanze probabilmente avremo un incontro più calmo e più disteso.

Il primo approccio serve per prendere informazioni sull’altro

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Diversamente da noi i cani raccolgono la maggior parte delle informazioni attraverso la percezione di odori e feromoni. Mentre infatti il nostro senso più sviluppato è la vista e dunque ci posizioniamo frontalmente per poter cogliere tutte le sfumature delle diverse espressioni facciali, per i cani ha molta più importanza l’olfatto e la zona più ricca di informazioni è sicuramente quella dell’area genitale. Potersi annusare tra cani è importantissimo e ogni odore è veicolo proprio di messaggi da dare e da prendere. A volte, però, il farsi annusare può essere considerato problematico da alcuni cani. Ciò può esser dovuto ad inesperienza o anche a qualche evento traumatico. In questi casi è meglio non forzare il cane ad una interazione ed eventualmente, con l’aiuto di un professionista, cercare di capire il perché del disagio.

L’importanza dello scambiarsi informazioni

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Spesso dopo essersi annusati, ma in molti casi anche prima, vedremo uno dei due cani prendere distanza dall’altro per andare a lasciare una traccia di urina su un albero o su una superficie rialzata (se femmina la traccia potrà anche essere lasciata direttamente a terra). L’altro cane osserverà attentamente questa azione per poi avvicinarsi e, col naso, prendere tutte le possibili informazioni. Potrà poi a sua volta decidere se lasciare una propria traccia. In certe situazioni si creano dei buffi “trenini” in cui ogni cane ritorna più volte sulla stessa marcatura accodandosi e aspettando il proprio turno. Non è semplice capire quali messaggi i cani si inviano attraverso le “marcature”. Essi hanno sicuramente a che fare col lasciare delle informazioni all’altro, ma possono anche servire per stabilire tra loro ranghi e ruoli. Inoltre le marcature, un po’ come dei post-it, possono servire al cane stesso che le lascia per darsi punti di riferimento nello spazio e dunque fissare dei ricordi. Il mondo delle marcature è estremamente complesso e, per certi versi, inaccessibile a noi umani. La cosa certa, però, è che quando i cani sono impegnati in questa attività possono scambiarsi messaggi estremamente importanti, ricchi di informazioni e di comunicazione.

Perlustrare assieme un territorio: la base della collaborazione

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La relazione è fatta non soltanto di interazioni dirette. La capacità di collaborare è una tra le doti più spiccate tra i cani e questa trova, tra le sue migliori espressioni, quella della perlustrazione del territorio. Per questo sarebbe consigliabile far incontrare i cani sempre in uno spazio aperto anziché in uno recintato. O quanto meno in uno spazio abbastanza vasto da poter consentire ampi movimenti. Potremo allora vedere che spesso uno dei due cani si dirigerà in qualche punto dove ha sentito un odore particolare e, immediatamente, vedremo l’altro accorrere per sentire di cosa si tratta. Questo genere di attività, che favorisce attenzione e concentrazione, è molto utile ai cani perché, oltre a creare affiatamento e complicità, favorisce anche la riduzione delle distanze e la condivisione.

Scambiarsi informazioni su ciò che succede

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I cani sono sempre molto attenti a ciò che fanno i loro simili, ne osservano la posizione e l’orientamento nello spazio. Se ad esempio passa qualcuno, un altro cane, una bici o anche un aquilone in aria e un cane gli dà attenzione è molto facile che anche l’altro faccia lo stesso. Anche questo è alla base del rapporto di collaborazione e, in un gruppo stabile, consente di dividersi i compiti. Si può così lasciare solo a qualcuno il compito di sorvegliare il territorio mentre gli altri riposano, oppure chiedere all’altro di verificare cosa sta succedendo. Un po’ come facciamo noi quando, con un gesto della mano, diciamo a qualcuno «hei, guarda lì», oppure «seguimi, andiamo a vedere che succede». Questo può accadere anche tra due cani che si sono conosciuti da poco e così potremo vederli assieme correre verso una stessa direzione, oppure l’uno guardare e l’altro dirigervisi da solo.

Attività diversive

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Infine anche il dimostrarsi molto interessati a qualcosa potrebbe essere un modo per inviare messaggi. Potrebbe essere ad esempio un modo per attirare l’attenzione dell’altro. Come dire «guarda che cosa interessante che c’è qui», così come facciamo noi quando invitiamo qualcuno a guardare un’immagine sul nostro telefono. Trovare qualcosa da condividere può essere un primo passo per capire i gusti e le reazioni dell’altro. E così, ad esempio, scavare una piccola buca e mostrarsi divertito nel farlo può essere un modo per dire «non sono minaccioso. Guarda, son qui che mi diverto».

Questi naturalmente sono solo alcuni piccoli esempi e i comportamenti descritti potrebbero, a seconda del contesto, avere anche altri significati. L'obiettivo è soltanto mostrare l’enorme complessità della comunicazione dei cani. Paradossalmente, in certi casi, il gioco può anche indicare disagio e non divertimento, mentre altri comportamenti, meno visibili e appariscenti, possono invece essere i semi della costruzione di un futuro legame solido, stabile e profondo. E d’altronde basterebbe pensare a quello che anche noi facciamo in certe situazioni per renderci conto che per i nostri amici non è poi così diverso. Pensiamo infatti a quante volte anche noi, per uscire da una situazione di disagio o di imbarazzo, “la buttiamo in caciara” con una battuta, un gesto o una smorfia. L'obiettivo, più o meno consapevole, in questi casi è quello di riportare l’interazione su un piano più amichevole quando l’atteggiamento del nostro interlocutore ci sembra minaccioso, aggressivo o provocatorio.

Esattamente come per noi, il gioco rappresenta per loro solo una parte della loro vita. I legami profondi, invece, si caratterizzano per condivisione, collaborazione, vicinanza e, soprattutto, intesa… È questo il bello di appartenere ad una specie sociale.

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Francesco Cerquetti
Esperto in etologia applicata e benessere animale
Laureato in Filosofia a partire dal 2005 ho cominciato ad appassionarmi di cinofilia approcciando il mondo dei canili. Ho conseguito il Master in Etologia Applicata e Benessere animale, il titolo di Educatore Cinofilo e negli IAA.
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