Un tragico incidente, gli indici puntati ancora una volta contro la fauna selvatica. Si riaccende la polemica sui cinghiali in Puglia dopo che a inizio mese una donna di 48 anni è morta perché l'auto sulla quale viaggiava era finita contro un furgone, fermo a centrostrada, che pochi istanti prima aveva investito un grosso cinghiale.
L'incidente, avvenuto sulla strada statale 580 tra Ginosa e Marina di Ginosa, ha provocato numerose reazioni sia dal mondo agricolo, con la Cia in prima fila, e poi dalla politica. Vito Rubino, direttore dell'area Due Mari Taranto-Brindisi di Cia, ha parlato di un «territorio martoriato dall’emergenza cinghiali», elencando una serie di sinistri simili avvenuti negli scorsi mesi. Per il presidente di Cia Agricoltori di Puglia e vicepresidente nazionale Cia, Gennaro Sicolo, «nell'ultimo anno il numero dei cinghiali in Puglia è triplicato: urge ottenere dal Governo opportune modifiche legislative e un quadro normativo nazionale che tenga conto delle dimensioni attuali del fenomeno cinghiali, con un numero di esemplari capace di moltiplicarsi ogni anno in modo esponenziale».
Rubino, poi, parlando di questa presunta triplicazione della popolazione regionale dei cinghiali (non avvalorata da fonti ufficiali), ha invitato la politica ad aprire il più possibile alla caccia per contenere la popolazione di questi mammiferi: «L'attività venatoria ordinaria si è chiusa lo scorso 15 gennaio – sostiene Rubino – e i cinghiali, fino a quel giorno rintanati nei parchi protetti, ora stanno raggiungendo nuovamente i centri abitati. A nostro avviso, il mondo della politica, sia a livello regionale che nazionale, ha l'immediato dovere di rispondere con responsabilità ed atti concreti. Bisogna – ha detto – dare vigore al piano di abbattimento varato dalla Regione Puglia».
Sulla stessa linea è stato l’intervento della senatrice di Fratelli d’Italia Maria Nocco: «La Regione si attivi per gli abbattimenti dei cinghiali, basta tentennamenti – ha spiegato parlando di “emergenza fauna selvatica” – gli strumenti ci sono. Si continua a preferire il semplice monitoraggio ad altre strategie: mi chiedo se la presunta preservazione della biodiversità della fauna selvatica abbia più importanza della vita delle persone. Appena una decina di giorni fa – ha concluso la senatrice di Fdi – l'assessore regionale Anna Grazia Maraschio ribadiva, infatti, di non voler procedere ad alcun abbattimento di animali dinanzi al ritrovamento degli esemplari nel comune salentino di San Cataldo».
Ma quella della Puglia è veramente un’emergenza o quella avvenuta a Ginosa è soltanto una tragica fatalità? Abbiamo consultato l’ISPRA per conoscere i dati sull’incidentalità legata all’attraversamento di fauna selvatica sulle strade. Ammesso che sia colpa di un animale passare da un’estremità all’altra di una striscia di asfalto che taglia in due il suo habitat naturale, il numero di cinghiali è davvero la causa di questi episodi? E, soprattutto, esiste una casistica tale da giustificare un richiamo all’abbattimento di massa?
Il punto di partenza è uno: non esiste un dato reale sul numero di cinghiali presenti sul territorio pugliese. Come spesso accade, i messaggi allarmistici che vengono diffusi all’indomani di episodi pur tragici, come quello poc'anzi raccontato, sono spesso privi di un qualsivoglia rigore scientifico nella ricostruzione dei dati. Gli unici numeri ufficiali sulla presenza di questo animale, infatti, sono quelli ancorché frammentari raccolti e forniti dalle regioni e riguardano esclusivamente il numero di animali uccisi o catturati.
Il numero di prelievi in Puglia è sempre stato molto basso. Dal 2017 ad oggi, l’unico anno in cui l’attività è stata più intensa è stato il 2019, quando si è arrivati al dato complessivo di 757 cinghiali, tra abbattimenti in caccia o catture in aree protette. Nella vicina Basilicata, per esempio, nello stesso periodo si viaggia ad almeno 10mila prelievi totali ogni anno, con un picco di 19820 nel 2022. Le cause di questa grossa differenza, però, vanno individuate nella diversa conformazione delle due regioni, anziché nella minore solerzia da parte delle autorità pugliesi nel provvedere ai prelievi.
Se confrontiamo questo dato con il numero di incidenti stradali causati dai cinghiali, in Puglia si va dai 51 del 2017 ai 119 del 2020. Mentre in Basilicata erano stati 102 nel 2020 e 277 nel 2019.
«Confrontando questi dati appare evidente che in Basilicata, dove a spanne ci sono ogni anno 10mila abbattimenti, ci sia stato in un anno lo stesso numero di incidenti avvenuti in Puglia, dove la popolazione è molto più esigua – spiega a Kodami Andrea Monaco, zoologo dell’ISPRA – sono dati che ci fanno capire che che non c’è necessariamente una correlazione tra densità della specie e numero di incidenti stradali, perché questa relazione non è diretta. In linea generale si potrebbe pensare che se ci sono più animali il rischio aumenta, ma in realtà ogni contesto fa storia a sé».
Qualcuno a questo punto potrebbe obbiettare che evidentemente il dato sulla popolazione dei cinghiali in Puglia sia sottostimato solo perché gli abbattimenti sono pochi. Ma in realtà non è così: «La Puglia è una regione meno adatta dal punto di vista ambientale ad ospitare questa specie – prosegue – ci sono poche distese boscate e arbustive. In certe zone il cinghiale poteva addirittura non esserci, se non ci fosse stata l’introduzione avvenuta proprio per fini venatori da parte dell’uomo oltre vent’anni fa. Il problema può emergere anche con pochi animali laddove ci sia per esempio un reticolo stradale molto sviluppato, o che attraversa determinate aree. I fattori da considerare sono molti».
E del resto anche il report 2022 di Asset, una delle agenzie della Regione Puglia che si occupa dello sviluppo ecosostenibile e che analizza numero e tipologia di incidenti che avvengono sul suo territorio, ci dice chiaramente che all’interno degli incidenti mortali a veicolo isolato in rettilineo il 38,2% dei sinistri è stato causato dalla distrazione, il 32,4% dall’eccesso di velocità ed il 26,5% dalla presenza di improvviso ostacolo nella carreggiata, una macrocategoria in cui possiamo considerare tanto un oggetto caduto da un'auto quanto un animale.
Dei 47 conducenti coinvolti in questa tipologia di incidente mortale è stato riscontrato che il 12,7% è stato colpito da improvviso malore alla guida, l’8,5% era alla guida in stato di ebbrezza, il 2,1% ha avuto un colpo di sonno ed il 2,1% era alla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Il numero di incidenti realmente causati dalla fauna selvatica risulta così estremamente contenuto, se consideriamo che in media avvengono all’incirca 9.500 incidenti con lesioni ogni anno. Abbiamo visto, infatti, che l’ultimo dato registrato da ISPRA, quello del 2021 riporta in Puglia appena 126 eventi, non necessariamente gravi, causati dalla presenza di cinghiali.
In conclusione, pur comprendendo che la tragicità dei singoli episodi porta inevitabilmente a voler individuare un responsabile facile, sarebbe bene non strumentalizzare certi eventi per proseguire in quella che è una vera e propria campagna condotta contro la fauna selvatica, in special modo portata avanti dalle associazioni di categoria. Ad oggi non esistono elementi per dire che i cinghiali in Puglia sono così tanti da giustificare inviti alla caccia selvaggia fuori dai confini già concessi. Al contempo, speriamo che le associazioni di categoria e la politica si impegnino, con altrettanta convinzione, per favorire misure di riduzione dell'incidentalità causate, per esempio, dalla velocità. Siamo sicuri che a beneficiarne sarebbero tanto gli automobilisti quanto i malcapitati animali che incolpevolmente attraversano le nostre strade.