Un vasto incendio lo scorso sabato pomeriggio ha colpito la riserva naturalistica di Torre Salsa, fra le più importanti della provincia di Agrigento. Diversi sono gli ettari che sono stati colpiti dalle fiamme, coperti da una fitta vegetazione mediterranea e dai canneti che lambivano le sponde del torrente Salso, un importante sito di nidificazione per numerose specie di uccelli potetti. Secondo le prime ricostruzioni dei pompieri e del corpo forestale, l'incendio sarebbe di natura dolosa, appiccato con numerosi inneschi.
Gli ambientalisti del WWF, che hanno in gestione la riserva, si dichiarano sconvolti dal propagarsi dell'incendio, sostenuto anche dalle forti raffiche di vento caldo provenienti da Sud, che ha alimentato probabilmente le fiamme e sollevato una grande coltre di polveri e ceneri visibili da diversi chilometri. A preoccupare però gli esperti sono soprattutto le conseguenze per la fauna locale, colpita da uno dei peggiori incendi che la riserva naturale ricordi.
A domare la distruzione del fuoco sono state due squadre della Forestale, accompagnate dai vigili del fuoco, un elicottero della Protezione Civile e un canadair, che per quanto determinante per stoppare l’avanzare delle fiamme è stato costretto a lanciare diverse centinaia di litri di acqua salata proveniente dal mare, sulla macchia mediterranea. Un processo che come chiariscono diversi esperti può anche provocare l'eccessiva salificazione del suolo e una desertificazione della superficie boschiva.
Posta tra Siculiana Marina ed Eraclea Minoa, già di per sé delle località a forte vocazione naturalistica, la riserva di Torre Salsa è famosa per ospitare una delle più grandi colonie di uccelli nidificanti della Sicilia meridionale. Sono infatti oltre 30 le specie nidificanti che trovano rifugio entro i suoi confini.
Tra le specie più preziose e apprezzati dagli ornitologi e dagli appassionati che visitano la riserva per fare birdwatching abbiamo diverse tipologie di rapaci, come il falco pellegrino (Falco peregrinus), la poiana (Buteo buteo), il gheppio (Falco tinnunculus), la civetta (Athene noctua), in alcuni casi anche l'aquila di Bonelli in esplorazione (Aquila fasciata) e il barbagianni (Tyto alba). Tra le specie delle zone umide abbiamo invece la cannaiola (Acrocephalus scirpaceus), l'usignolo (Luscinia megarhynchos) e l'usignolo di fiume (Cettia cetti), con l'airone cenerino (Ardea cinerea), la garzetta (Egretta garzetta) e la spatola (Platalea leurorodia).
Molti di questi uccelli, come anche i gabbiani reali (Larus michaellis), i gabbiani comuni (Larus ridibundus) e i gabbiani corallini (Larus melanocephalus), che spesso si riposano nelle placide acque del pantano del fiume Salso, sono stati probabilmente colpiti dalla grossa nube tossica che si è alzata di seguito all'incendio ed è anche questo se i vari naturalisti siciliani sono ora preoccupati per ciò che troveranno fra i resti carbonizzati dell'incendio all'interno della riserva.
Più fortunate sono stati corrieri, i pivieri, i fratini e i piro-piro piccolo, che si sono trovati abbastanza lontani dalle fiamme, poiché frequentano soprattutto le spiagge e le fasce costiere più vicino alla battigia. Ciò non toglie però che ora la riserva si trova sfregiata per colpa della mano dell'uomo e che necessiteranno diversi anni prima che i canneti comincino nuovamente a ricoprire gli ettari persi, con pesanti conseguenze anche a livello turistico.
L'area infatti è frequentata durante i mesi estivi anche da diversi bagnanti e il WWF organizza all'interno dei suoi confini numerosi eventi, tra cui campi di volontariato per la tutela e la salvaguardia degli uccelli e della Caretta caretta. Con il suo sistema dunale, la riserva di Torre Salsa risulta è anche una delle poche aree ancora non intaccate dalla cementificazione selvaggia che ha colpito la costa agrigentina, ponendosi a pochi chilometri dalla stessa rinomata Scala dei Turchi che Legambiente Sicilia vorrebbe tutelare, con l'istituzione di un'area protetta che coinvolga sia il lato costiero che marittimo della nota località marina.
Aver perso perciò parte del sistema boschivo del territorio rischia di rendere meno appetibile la riserva, agli occhi dei visitatori. Si spera solo che questo incendio non costituisca l'inizio di una campagna di distruzione e speculazione del litorale agrigentino, affermano gli ambientalisti siciliani, poiché i danni risulterebbero irrecuperabili per tutti quanti, esseri umani inclusi.