Nella notte tra il 4 e il 5 dicembre è stata incendiata l'auto di Agitu Ideo Gudeta, la pastora delle capre pezzate mochene, brutalmente assassinata nella sua casa lo scorso 29 dicembre. L'allarme è arrivato alle forze dell'ordine da parte di un automobilista che ha visto l'incendio attraversando la frazione di Frassilongo, la località della Valle dei Mocheni in cui risiedeva Agitu e dove, a quasi un anno dal violento omicidio, era ancora parcheggiata la sua automobile. Nell'attesa che i Carabinieri facciano luce sulle cause dell’incendio, è difficile immaginare quali possano essere le motivazioni che hanno spinto qualcuno a questo gesto, avvenuto tra l'altro a poco più di una settimana dal rinvio del processo del suo assassino.
Il processo a Suleiman Adams, reo confesso dell'omicidio di Agitu
L'assassino della donna è Suleiman Adams, un uomo trentatreenne che collaborava con l'azienda agricola "La capra felice" e già pochi giorni dopo il tragico omicidio aveva confessato la sua colpevolezza. Oggi Adams si trova infatti al carcere di Spini di Gardolo, a pochi chilometri da Trento ed è accusato di omicidio volontario e violenza sessuale.
Lo scorso 25 novembre, data che per triste ironia coincide con la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, si è tenuta l'udienza preliminare in Corte d'Assise a carico dell'assassino, a seguito della quale il giudice ha deciso di rinviare il processo al 14 di febbraio prossimo. Il dibattito tra gli avvocati delle due parti, al momento, riguarda il movente dell'omicidio. Secondo Elena Biaggioni, Andrea de Bertolini e Giovanni Guarini, i legali dei familiari di Agitu Ideo Gudeta, si è trattato un caso di femminicidio in piena regola. Gli avvocati di Adams, invece, nel tentativo di ridurre la pena dell'uomo, sostengono che il movente del raccapricciante omicidio della donna sia stata una questione economica e, come ha affermato Suleiman Adams nel momento della confessione, sia avvenuto in seguito ad un mancato pagamento dello stipendio.
Il ricordo della donna al di là dell'epilogo giudiziario
Qualunque sia l'esito del processo del suo assassino e delle indagini riguardo l'incendio della sua auto, nulla cambierà il fatto che l' immagine di Agitu è sempre stata e rimane ancora oggi un esempio positivo per molte altre donne. Le comunità in cui operava, infatti, fin dal giorno in cui si è diffusa la notizia dell'atroce omicidio, si è stretta intorno al suo ricordo, continuando a dimostrare la stima e il rispetto di cui ancora oggi gode tra Trento e l'Alto Adige.
Proprio per questo motivo, il comune di Bolzano, dove la pastora si recava spesso per vendere i suoi prodotti nei mercati di zona, ha deciso pochi mesi fa di omaggiarla con un murale dipinto sulla scuola media Ada Negri, in occasione del festival Il mondo è Donna, nella speranza che la sua figura possa fungere da esempio per le donne del futuro, e ricordare che nonostante le difficoltà, anche una giovane imprenditrice che arriva da lontano può avere successo e venire accettata, anche se si muove in un settore prettamente maschile come quello della pastorizia.
Inoltre, subito dopo la sua morte, l'amico e connazionale della donna Zebenay Jabe Daka aveva organizzato una raccolta fondi che aveva superato i 100mila euro arrivati da tutta Italia, i quali verranno investiti nell'intento di tenere in vita l'azienda agricola a cui Agitu dedicava la vita.
Poche settimane fa infine l'Associazione Donne in Cooperazione, in collaborazione con un gruppo di amici di Agitu che vivono nelle due province autonome di Trento e Bolzano, ha inoltre presentato un nuovo premio in sua memoria destinato alle donne pioniere nell'agricoltura sostenibile. L'obiettivo in questo caso è quello di ricordare il suo ottimismo e la sua passione per il lavoro nell'ambito della sostenibilità. «Ho conosciuto personalmente Agitu e ricordarla è importantissimo – ha spiegato la presidente Nadia Martinelli, in occasione della presentazione del premio – Solo così potremo proporre un cambio culturale a tutti i livelli, anche nella speranza che non ci siano più tracici epiloghi come quello di Agitu».