Un femmina adulta di circa 12 metri, si era spiaggiata lo scorso 27 dicembre a Marina di Leporano. Sono terminate le operazioni di analisi e gestione sul capodoglio trovato morto sulle coste tarantine. Il peso della carcassa e la costa rocciosa avevano reso impossibile il recupero, pur tentato attraverso l’utilizzo di una gru. Ecco che, come da linee guida, si era optato per l’inabissamento del corpo del grande cetaceo. A seguire le operazioni la Jonian Dolphin Conservation, coadiuvata dai veterinari del Dipartimento di Prevenzione della ASL di Taranto, dalla Capitaneria di Porto, l’IZSPB, il Comune di Leporano, UNIBA e CERT.
L’ipotesi è che l’animale sia morto a causa dell’impatto con un’elica di una grossa imbarcazione. Presentava infatti lacerazioni nette e lineari facilmente ascrivibili a questo tipo di origine. Tuttavia, con l’impossibilità di recuperare il corpo, non si è potuto procedere con l’autopsia. Le indagini si sono dovute limitare all’analisi delle zone cutanee interessate dalla ferita, e al prelievo di campioni per un esame istopatologico. L’alternativa considerata è che i tagli siano avvenuti quando l’animale era già deceduto, ma il buono stato di nutrizione dell'animale e i reperti osservati tendono ad escludere o quantomeno a ritenere improbabile una genesi infettiva della morte.
Come detto le dimensioni dell’animale e la difficoltà logistica legata alla complessità della costa rocciosa hanno reso impossibile lo smaltimento del corpo portando l’animale a secco. Gli enti intervenuti hanno optato dunque per un affondamento controllato. Il capodoglio è stato quindi avvolto con una rete per minimizzare la dispersione di materiale organico. Dopo una accurata fase di preparazione, durata diversi giorni, è intervenuto sul posto il Multicat Kinetic AG di Ecotras, una grande mezzo con il quale l’animale è stato inabissato utilizzando una zavorra da 2,5 tonnellate.
L’evento, per quanto triste, è di grandissima rilevanza scientifica. Sarà fondamentale, per esempio, il monitoraggio periodico del corpo per comprendere il processo di decomposizione di un animale così importante avviando importanti azioni di ricerca. Un po’ come era avvenuto con l’esperienza dello Zifio spiaggiato nel 2019 sempre a Taranto, dove un’altra analoga emergenza era diventata comunque un’importante opportunità di studio.
Il fatto che si sia trattato di una femmina, inoltre, ha un valore particolare. Si sa infatti davvero poco su questi animali e sui loro spostamenti, come vi avevamo spiegato su Kodami alcuni mesi fa. Ciò che è probabile è che, grazie alle loro capacità di apneisti, i capodogli possano immergersi in un punto scendendo a grandissime profondità per poi riemergere a grandissima distanza. Non è dato sapere per andare dove. La presenza di esemplari di sesso femminile in questo periodo, però, potrebbe far ipotizzare una presenza di questi animali nelle nostre acque in diversi periodi dell'anno. Le femmine sono infatti più stanziali rispetto ai maschi e tendono a spostarsi solitamente su distanze più brevi.