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8 Gennaio 2022
17:00

In uscita il film “Il lupo e il leone”: una favola moderna

Il film "Il lupo e il leone" nonostante la volontà di trasmettere il rispetto nei confronti degli animali, rischia di dare insegnamenti scorretti ai più giovani sulla fauna selvatica.

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"Il lupo e il leone" è il nuovo film diretto da Gilles De Maistre. Il film, basato sulla sceneggiatura originale di Prune De Maistre, racconta la vicenda di Alma (interpretata da Molly Kunz), pianista 20enne che lascia New York per tornare nel natio Canada per raccogliere l'eredità dell'amatissimo nonno. È sulla piccola isola immersa nel verde su cui abitava il nonno che Alma s'imbatterà in un piccolo leone scappato dal circo di Vancouver e in una lupa rimasta orfana. Da questo incontro inaspettato nasce un'amicizia che legherà i tre per tutta la vita e che porterà la giovane musicista a restare sull'isola per proteggere i suoi due amici dalle mire di scienziati senza scrupoli e circensi.

Il film arriverà nelle sale italiane il 20 gennaio 2022. Non è la prima volta che il regista francese si misura con il racconto del rapporto tra uomo e fauna selvatica: già nel 2018 aveva diretto il film campione d'incassi "Mia e il leone bianco", che raccontava le vicende della studentessa adolescente Mia in Sudafrica. Nonostante l'intento meritorio – promuovere il rispetto della natura e condannare il bracconaggio – l'interazione con animali selvatici promossa attraverso il rapporto tra la protagonista e il leoncino che cresce in casa con lei rischiava di mandare un messaggio sbagliato alle giovani generazioni, target principale del film.

L'interazione tra uomo e specie selvatiche è sempre dannosa per questi ultimi, e deve essere disincentivata attraverso comportamenti corretti e consapevoli. Non si deve mai alimentare la fauna selvatica e non si deve mai avvicinarla. Regole da tenere bene a mente, in Sudafrica com in Italia, dove la contiguità degli spazi favorisce questo incontro, come osservato recentemente con i lupi del Trentino.

Per "Il lupo e il leone" però il De Maistre ha scelto di cambiare registro, passando dal romanzo di formazione e d'avventura di "Mia e il leone bianco" a una storia dai contorni quasi fantasy, in cui accanto all'ambientazione contemporanea sono presenti elementi tipici della fiaba. Il primo segnale è il viaggio compiuto da Alma dalla New York alla piccola isola disabitata: il passaggio dai giorni nostri alla a-temporalità è la spia di un salto dal reale all'irreale.

A questo elemento si aggiunge la scelta di fare convivere un canide e un felino, specie da sempre portatrici di valori opposti nel mondo delle favole. Questi tratti, ed altri ancora, sono la spia che il racconto può essere letto su più piani, e il più importante è quello allegorico dato che il film è destinato dichiaratamente ai più piccoli.

Il messaggio che il film si propone di trasmettere non è quello di una convivenza possibile tra leoni, lupi ed esseri umani, ma il ruolo di protezione che la civiltà umana deve avere nei confronti della natura e delle sue creature. È proprio per questa morale che il film è ascrivibile al genere della favola moderna: al contrario di quanto avviene solitamente, De Maistre non rende gli animali funzionali al protagonista, ma è l'uomo – anzi la donna – a soccorrere il lupo e il leone dagli attacchi degli antagonisti.

Resta però insoluto il problema della spettacolarizzazione degli animali selvatici. Se da una parte il film critica apertamente il loro uso nel circo, non si fa problemi a impiegarli sul set. In una recente intervista rilasciata a Il Giornale è lo stesso De Maistre a spiegare che gli animali protagonisti sono nati in cattività in Canada, luogo delle riprese, e non avevano possibilità di essere reintrodotti in natura.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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