video suggerito
video suggerito
30 Novembre 2023
9:51

In Sudan in mezzo ai pericoli per portare in salvo una cinquantina di animali allo stremo

Il team di Four Paws ha portato al sicuro nel Parco Nazionale di Um Barona un gruppo di animali che viveva nel Sudan Animal Rescue di Khartoum. Quindici leoni, tra cui Leo che non ce l'ha fatta, gatti selvatici, aquile, gazzelle, pavoni e cinque iene.

103 condivisioni
Giornalista
Immagine
Uno degli animali portati in salvo dal Sudan in guerra da Four Paws (credits:@FourPaws)

Troppo emaciato anche solo per stare in piedi. Le ossa sporgenti dalla pelle, gli occhi socchiusi, la criniera ormai senza vigore. Sono tremende le immagini del povero leone Leo, che non è sopravvissuto al trasferimento organizzato in Sudan da Four Paws per portare in salvo una cinquantina di animali dal centro di recupero Sudan Animal Rescue. Malgrado gli sforzi del team per Leo non c’è stato nulla da fare.

Non sono bastate le infusioni per cercare di dargli forza, i suoi occhi si sono chiusi durante la notte mentre si riempivano di commozione quelli di tutta la squadra di soccorritori. «Siamo veramente scioccati – racconta la coordinatrice sul campo di Four Paws Lia Einheimler – Eravamo preparati ad una situazione di grande tensione ma quello che abbiamo visto ieri e oggi è stato veramente drammatico per tutti noi e abbiamo bisogno di tempo per elaborarlo».

Immagine
Un altro animale trasferito dal Sudan Animal Rescue al Parco Nazionale di Um Barona (credits:@FourPaws)

La missione di Four Paws in Sudan si è appena conclusa e, fra mille difficoltà, sono stati salvati dalla morte quasi 50 animali che da poco sono arrivati al Parco Um Barona, dopo un viaggio incredibilmente difficile. Stanchi e molto provati tutti i membri della missione, guidati dal dottor Amir Khalil, come anche gli animali sopravvissuti. «Una delle iene ha una grossa ferita alla parte bassa della schiena – spiega il veterinario ormai vero e proprio veterano di missioni in località a rischio, tra zone di guerra e territori devastati da calamità naturali – Inoltre, la leonessa avrà bisogno di cure intensive, oltre alla iena a cui manca una zampa. Ognuno degli animali è indebolito, magro ed esausto dalla lotta per cercare di rimanere vivo negli ultimi mesi».

Ora che gli animali sono giunti al Parco Nazionale Um Barona, saranno le istituzioni locali che si occupano della fauna selvatica a continuare i trattamenti previsti, anche se Four Paws «continuerà a sostenere il Parco con farmaci e provviste alimentari per tutti gli animali per un mese, e a provvedere a miglioramenti necessari e urgenti da apportare al parco. Infine, lavoreremo insieme alle autorità per trovare una soluzione a lungo termine per tutti gli animali salvati. Per ora devono riprendersi dalle ferite e recuperare le forze».

Immagine
Un momento del trasferimento degli animali (credits:@FourPaws)

La missione di salvataggio in Sudan, dove ad aprile è scoppiata una furiosa guerra civile tra l’esercito regolare e le milizie armate che ha già provocato 5,5 milioni di profughi e tolto elettricità, cibo e acqua al paese, si è rivelata particolarmente difficile. La più difficile affrontata sino ad oggi, secondo Four Paws che ha già lavorato in passato in paesi come Libia, Sri Lanka, Kenia mentre più recentemente è stata presente in Turchia e Siria dopo il devastante terremoto. L’organizzazione per il benessere degli animali è stata attiva anche nella Striscia di Gaza nel 2016 e nel 2019 dove ha evacuato tre zoo, mentre nel 2017 ha salvato 13 animali da un parco divertimenti vicino ad Aleppo in Siria, nonché gli ultimi due orsi e leoni sopravvissuti da uno zoo di Mosul, in Iraq.

«In un paese devastato dalla guerra, tutto è difficile da ottenere: che si tratti di un alloggio, di una connessione Internet funzionante o di un passaggio sicuro». Una cinquantina di animali, tra cui leoni, iene e gatti selvatici, erano bloccati al Sudan Animal Rescue, situato vicino a Khartoum, in una zona relativamente sicura. «Un cambio dell’ultimo minuto ci ha costretto a riprogrammare il percorso, poiché la strada originale era stata bloccata a causa di conflitti in corso – spiegano – Nel percorso alternativo abbiamo dovuto attraversare diversi posti di blocco, dove tutti i bagagli sono stati attentamente esaminati da soldati armati. Momenti snervanti seguiti dal permesso di passare, arrivando fino a Khartoum sani e salvi dopo più di 24 ore su strade sconnesse».

Immagine
L’intervento del dottor Khalil su uno dei 15 leoni trasferiti (credits:@FourPaws)

L’arrivo è stato il momento emotivamente più difficile da sostenere per tutti i partecipanti. «Ciò che è accaduto dopo ha scioccato tutti noi: ci eravamo preparati alle pessime condizioni degli animali, solo per trovarci di fronte a una realtà dieci volte peggiore della nostra più oscura immaginazione. Soprattutto i leoni erano in uno stato orribile e avevano bisogno immediatamente dell’aiuto del veterinario.

Uno di loro, Leo, stava particolarmente male: era collassato quindi tutti i nostri veterinari hanno dovuto concentrarsi immediatamente su di lui». Malgrado la mancanza di infrastrutture e un accesso limitato al cibo e all'acqua pulita, il team è riuscito ad evacuare tutti gli animali, portandoli in un posto sicuro. «A causa dei rumori della guerra sempre in sottofondo, del caldo, dell’aria umida e della pressione del tempo dovuta al coprifuoco, è stato un vero tour de force».

Immagine
Una delle casse utilizzate per il trasferimento deghli animali (credits:@FourPaws)

Il momento più doloroso è stato sicuramente quello della morte di Leo, il leone ritrovato in condizioni disperate. «Era sicuramente il più debole. Lo abbiamo ritrovato disteso in una fossa polverosa all'interno di uno dei recinti, non reattivo – spiega Khalil – La vista del suo corpo ossuto e affamato ci ha colto di sorpresa. Era necessario agire il più rapidamente possibile, quindi Leo ha ricevuto subito un trattamento d'urgenza, inclusa una infusione urgente sul posto». Sfortunatamente, per Leo non c’è stato nulla da fare. «Nonostante gli sforzi, era semplicemente troppo tardi per lui. Abbiamo perso una creatura maestosa. Avremmo tutti voluto concludere questa storia con un finale hollywoodiano con tutti gli animali in salvo all'ultimo secondo. Ma sfortunatamente la vita non è un film e a questo punto eravamo tutti in lutto».

Immagine
Il team dei veterinari al lavoro (credits:@FourPaws)

Il giorno successivo alla morte di Leo, il team ha preparato per l’evacuazione 15 leoni e cinque iene striate. Con loro sono partiti anche altri gatti selvatici come un serval e un gatto delle sabbie e una genetta comune, che hanno tutti trovato posto in uno dei camion. «Ma mentre ci preparavamo per la partenza abbiamo trovato altri animali di cui non eravamo stati informati in precedenza. All'improvviso c'erano due aquile, una cicogna, gazzelle e diverse gru coronate grigie e pavoni che abbiamo deciso di portare con noi e dargli una seconda possibilità nella vita».

In totale sono quasi gli 50 animali selvatici portati in salvo. «Nessun animale è stato lasciato indietro a Khartoum, anche se non eravamo sicuri che tutti ce l’avrebbero fatta». Dopo un viaggio di ritorno movimentato anche dal furto dei soldi dell’autista, bloccato sulla strada da un gruppo di banditi, il gruppo e gli animali sono finalmente arrivati in salvo al Parco Um Barona.

«È triste vedere quanta sofferenza questi animali hanno dovuto sopportare a causa dei conflitti in corso e della difficile situazione in Sudan, ma siamo lieti di vederli sulla strada per un futuro migliore – ha commentato alla fine delle operazioni il Ceo di Four Paws Josef Pfabigan. – Siamo grati a tutte le parti coinvolte sul campo che hanno dato al nostro team il permesso di salvare questi animali, che sono innocenti intrappolati in un conflitto umano. Rivelare, salvare, proteggere: questi tre verbi definiscono il nostro modo di operare. Ora che abbiamo portato gli animali in salvo, troveremo una soluzione sostenibile a lungo termine per loro insieme alle autorità sudanesi e alla nostra rete globale».

Immagine
Una delle iene salvate (credits:@FourPaws)
Avatar utente
Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views