In Italia nessuno uccide gli animali: l’87% delle denunce per uccisione di animali nel 2023 è a carico di ignoti. Lo rivela il nuovo Rapporto Zoomafia della Lav, giunto alla 25esima edizione, che ancora una volta sancisce come il reato più contestato sia l'uccisione di animali, con 2.819 procedimenti pari al 39,60% del totale dei procedimenti per crimini contro gli animali.
Accanto alle 474 persone indagate dalle Procure infatti c'è una schiera di ignoti: un grandissimo vuoto che spesso non permette il corretto svolgimento della giustizia. Tutti i crimini contro gli animali sono accompagnati da un lungo cono d'ombra dato che per loro stessa natura in molti casi restano oscuri, data l’impossibilità della vittima di “comunicare” l’evento, denunciare e riconoscere il proprio aggressore.
Il termine "numero oscuro" è anche usato in ambito criminologico in riferimento a quei reati che, pur essendo stati consumati, non sono stati registrati dalle fonti ufficiali, spesso perché mai denunciati. L'esempio più chiaro sono proprio quelli contro gli animali, perché commessi su vittime che non hanno voce e spesso neanche una rete sociale che agisca per loro.
Il Rapporto Zoomafia 2024, redatto dal criminologo Ciro Troiano, analizza lo sfruttamento criminale di animali avvenuto nel 2023 basandosi su un campione pari al 75% di tutte le Procure della Repubblica d’Italia. I numeri reali dei crimini è quindi verosimilmente molto più alto di quello contenuto nel documento.
Il Rapporto, che ha il patrocinio della Fondazione Antonino Caponnetto, è stato presentato oggi all'interno degli spazi “Europa Experience- Spazio David Sassoli” a Roma. All'evento sono intervenuti il deputato leghista Jacopo Morrone, presidente della Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari, Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia LAV e Gianluca Felicetti, presidente LAV.
Il quadro che emerge è ancora una volta poco incoraggiante. A pesare è la forte sproporzione tra le denunce e le condanne. Dei processi celebrati, solo il 20,5% arriva a sentenza e di questi meno della metà, il 43,7%, si conclude con una condanna. Un ruolo chiave è giocato proprio dall'assenza di indagati: dei procedimenti a carico di ignoti infatti la stragrande maggioranza è destinata ad essere archiviata. Di quelli a carico di persone note, poco meno della metà è archiviata.
Ma qual è il quadro complessivo? Nel 2023 sono stati aperti circa 24 fascicoli, con circa 13 indagati al giorno, per reati a danno di animali. Si registra a livello nazionale un tasso di 14 procedimenti e di 7.84 indagati ogni 100 mila abitanti. Esaminando i dati di un campione di 121 Procure tra Ordinarie e Minorili, su 169, che hanno risposto all'indagine della Lav sia quest’anno che l’anno passato (un campione pari al 71,60% di tutte Procure) si registra una diminuzione del -0,85% dei procedimenti nel 2023, rispetto al 2022 (6.860 fascicoli nel 2022 e 6.802 nel 2023), mentre il numero degli indagati è diminuito del -4,06% circa (3667 indagati nel 2022 e 3518 nel 2023). Un dato rimasto quindi sostanzialmente stabile.
«I traffici legati allo sfruttamento degli animali, come denunciamo da un quarto di secolo ormai, rappresentano un’importante fonte di guadagno per i vari gruppi criminali che manifestano una spiccata capacità di trarre vantaggio da qualsiasi trasformazione del territorio e di guadagnare il massimo rischiando poco – afferma il criminologo Ciro Troiano – Le varie indagini svolte nel corso degli anni nel nostro Paese hanno fatto emergere una realtà zoomafiosa, composita, articolata, anche con capacità di tessere rapporti collusivi con appartenenti alla pubblica amministrazione. Si tratta di gruppi molto dinamici sotto il profilo economico, che fanno uso di modalità operative particolarmente sofisticate, diramati su tutto il territorio nazionale e con intrecci internazionali».
All'uccisione seguono altri reati in danno degli animali:
- Maltrattamento di animali, con 2076 procedimenti pari circa al 29% dei procedimenti registrati, e 1342 indagati;
- Abbandono o detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, con 955 procedimenti pari al 13,42%, con 764 indagati;
- Reati venatori con 931 procedimenti, pari al 13,08% dei procedimenti presi in esame, con 828 indagati;
- Uccisione di animali altrui, con 282 procedimenti, pari al 3,96%, con 126 indagati;
- Traffico di cuccioli, con 32 procedimenti, pari allo 0,45% del totale dei procedimenti per reati a danno di animali, con 61 indagati;
- Organizzazione di combattimenti tra animali e competizioni non autorizzate, con 18 procedimenti, pari allo 0,25%, e 37 indagati. La maggioranza degli indagati riguarda l’organizzazione di corse clandestine di cavalli;
- Spettacoli e manifestazioni vietati, con 4 procedimenti, pari allo 0,06% di tutti i reati contro gli animali registrati, con 25 indagati.
«Il quadro che emerge dal nuovo Rapporto Zoomafia descrive una pericolosa e ramificata diffusione dei crimini che lucrano sulla pelle degli animali contro i quali, per diversi aspetti, Polizie e Procure hanno oggi delle armi spuntate – ha sottolineato Gianluca Felicetti – ci chiediamo come mai sia ferma da più di sei mesi alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati l'approvazione delle proposte di Legge per inasprire le pene e rendere più efficaci le norme per perseguire i reati contro gli animali, approvazione dovuta anche in attuazione dell’articolo 9 della Costituzione».
Inasprire le pene e rendere più efficace la macchina della Giustizia non significa ridurre i reati contro gli animali, per farlo è necessario agire a monte attraverso l'educazione, ma serve per dare un segnale a tutta la comunità: l'entità della pena fornisce al cittadino la misura del valore sociale che hai il bene tutelato, in questo caso la vita di un altro animale.