Anita Mehdi e Lola ©Richard Rayner/Blue Cross/PA Wire
Anita Mehdi è la pet mate di Lola, una Staffordshire Bull Terrier che, nel 2019 è stata sequestrata senza preavviso dalla polizia, mentre si trovava nella sua casa di Middlesbrough, nell'Inghilterra Nord orientale. La sua colpa era quella di assomigliare esteticamente ad una delle quattro razze vietate dalla legge britannica: Pitbull Terrier, Tosa giapponesi, Fila Brasileiro e Dogo Argentino.
In seguito ad un'analisi svolta dalla polizia, Lola è stata definita «un cane che non rappresenta una minaccia per il pubblico» ed è stata quindi restituita alla sua famiglia. Ma a partire da quel momento è obbligata ad indossare la museruola e, inoltre, non potrà mai più essere lasciata libera dal guinzaglio.
Anita Mehdi, però, è convinta che Lola sia vittima di un'ingiustizia e ha deciso, quindi, di organizzare una petizione per chiedere l'abrogazione immediata, da parte del governo britannico, della BSL (Breed Specific Legislation), ovvero la normativa che riguarda i comportamenti potenzialmente pericolosi dei cani, discriminando alcune razze. «Questo è razzismo canino – si legge nel testo della petizione – Come si può determinare che un cane sia effettivamente pericoloso solo dal suo aspetto?».
La raccolta firme ha riscontrato molto successo, superando le 114 mila adesioni, distribuite in maniera quasi omogenea su tutto il territorio del Regno Unito. Il 6 giugno la proposta verrà discussa alla Camera dei Comuni inglese e, in quell'occasione, sarà possibile seguire le decisioni in diretta Youtube, sul canale ufficiale del governo britannico.
Cosa comporta la Dangerous Dog Act
La BLS è una normativa che fa parte della Dangerous Dog Act, introdotta nel 1991 dall'allora ministro dell'Interno Kenneth Baker, e poi modificata nel 1997. «Questa normativa implica una visione razzista del cane e presume, inoltre, che si possa determinare a priori la potenziale pericolosità di un individuo», spiega a Kodami Elena Quirici, educatrice cinofila che da sei anni vive in Inghilterra e fa parte, inoltre, del team di World Wide Pet, una serie di webinar ideati da David Morettini, istruttore cinofilo e membro del comitato scientifico di Kodami, per descrivere il modo in cui le diverse popolazioni vivono il rapporto con gli animali domestici nel mondo.
Ciò che colpisce maggiormente di questa normativa è il punto in cui viene sottolineato che il cane può essere considerato «pericolosamente fuori controllo» anche se «crea preoccupazione in qualcuno», affidando in un certo senso la responsabilità ai cittadini, chiamati a segnalare le situazioni considerate pericolose.
«Se la polizia ritiene opportuno sequestrare l'animale, un apposito reparto delle forze dell'ordine lo allontana dalla famiglia e svolge una serie di verifiche – spiega Quirici – Se il cane viene effettivamente considerato pericoloso per le persone, verrà trasferito al canile e poi soppresso. Se invece, come nel caso di Lola, si determinerà che non rappresenta un rischio, avrà comunque l'obbligo di utilizzo della museruola e del guinzaglio in tutti i contesti».
Un argomento che ha smosso gli animi degli inglesi, portando oltre 114 mila persone a firmare la petizione proposta da Anita Mehdi, è stato il fatto che Lola, senza alcuna colpa reale, sia stata obbligata ad una vita priva di libertà: «Gli inglesi sono molto legati all'idea della vita con il cane senza l'utilizzo del guinzaglio – spiega l'educatrice cinofila – Anche chi vive in città e frequenta i parchi urbani fa il possibile per educare il proprio cane a vivere serenamente la società e non avere la necessità del controllo continuo».
Il presente e il futuro della legge che considera i Pitbull pericolosi a priori
Negli anni, gli effetti di questa legge sono risultati evidenti nella società inglese, dove nonostante sia in vigore il divieto di possedere, allevare, vendere o comprare Pitbull si stanno comunque diffondendo le razze o gli incroci di razze affini: «Il lockdown ha portato ad un ulteriore aumento delle famiglie che scelgono di vivere con un cane – spiega l'educatrice cinofila – Sono sempre di più anche gli allevamenti non professionali e le cucciolate di cani che assomigliano ai Pitbull senza però essere riconducibili a questa razza che, tra l'altro, non è riconosciuta ufficialmente se non dall'American Kennel Club».
Sebbene i Pitbull siano ritenuti illegali all'interno del Regno Unito, infatti, questa razza non è riconosciuta dalla Federazione Cinologica Internazionale (FCI) e non ha dunque uno standard definito in Europa. Proprio per questo motivo, Lola è stata sequestrata pur appartenendo ad un'altra razza e, nonostante l'esistenza di una legge apposita, in Inghilterra riescono ancora a diffondersi cani che somigliano ai Pitbull.
«Nessuno ha il coraggio di dire che il Pitbull non è pericoloso a priori»
In passato i cani appartenenti a questa razza venivano spesso utilizzati per i combattimenti e dal suo passato il Pitbull porta con sé una personalità particolarmente competitiva e una corporatura potente. Ha una motivazione predatoria particolarmente sviluppata che, in alcuni casi, può portarlo ad inseguire le biciclette, le auto o i palloni da calcio. Queste particolari tendenze lo rendono un cane adatto a famiglie che siano consapevoli della propria scelta e che sappiano affrontare la quotidianità in maniera responsabile.
In tutto il mondo, però, sono ancora forti i pregiudizi sui Pit che vengono descritti come cani aggressivi a priori, mentre è ormai noto che nei contesti adeguati, quando hanno l'opportunità di vivere una relazione equilibrata con i propri umani, sanno essere cani estremamente dolci e fedeli. «Non trovo sia corretto passare il messaggio che alcune razze siano più pericolose di altre e sono contraria alla soluzione dell'eutanasia – commenta Quirici – Questa legge, però, permette di sensibilizzare ad un comportamento più consapevole da parte dei pet mate, evitando così che i cani diventino le vere vittime della nostra inconsapevolezza».
Lo scorso mese di gennaio, in risposta alla petizione promossa da Anita Mehdi, il Department for Environment, Food and Rural Affairs (DEFRA), responsabile di queste tematiche, ha risposto pubblicamente al testo della raccolta firme, commentando: «Riconosciamo che molte persone sono effettivamente contrarie a questi divieti, tuttavia, il governo deve garantire che il pubblico sia adeguatamente protetto dagli attacchi dei cani – e aggiunge – Grazie a questa norma abbiamo diminuito sensibilmente la presenza di Pitbull».
La discussione del 6 giugno, quindi, difficilmente porterà alla reale abrogazione della legge e lo conferma anche Elena Quirici: «La popolazione inglese è tendenzialmente contraria a questa dimostrazione di razzismo, ma l'argomento della Dangerous Dog Act è come una storia senza fine. Se ne parla ciclicamente senza mai cambiare davvero qualcosa perché nessuno ha il coraggio di assumersi la responsabilità di dire a voce alta che i Pitbull non sono per forza pericolosi».