Cadono appena nati, si rompono le ali o si feriscono più o meno gravemente perché investiti dalle auto. In Friuli Venezia Giulia c’è una rete realizzata dai volontari di un pronto soccorso tutto speciale: aiuta, infatti, i pipistrelli malati.
Sandra Bellomo, presidente di Pronto soccorso pipistrelli Fvg, sa bene cosa significa prestare loro assistenza. E lo dice a Kodami disegnando un po’ l’anima di questi animali. «Non sono "imprintabili", quindi appena li liberiamo ci odiano, diventano schivi, mostrano i denti – spiega – Non ci riconoscono come una minaccia ma non hanno una dipendenza dall’uomo. L’istinto selvatico prevale su tutto». In Friuli ci sono stati anni in cui ne hanno assistiti anche un’ottantina. Ora sono arrivati a prendersene cura di una ventina, ma i dati sono in crescita. L’associazione può operare perché strettamente collegata a un Cras, quello di Terranova, in Provincia di Gorizia, che gli permette di avere tutta l’assistenza possibile per cercare di salvare i chirotteri.
Ma come si può aiutare un pipistrello in difficoltà? «Quando viene trovato a terra si può mandare una richiesta di aiuto ad associazioni specializzate, come la Tutela pipistrelli», che dimostrano un’elevatissima competenza proprio per trattare questi esemplari. «Da lì possono essere indirizzati verso il centro locale», spiega la presidente di Pronto soccorso pipistrelli Fvg. A quel punto vengono chieste alcune foto per capire il reale stato dell’animale. I danni possono essere diversi.
Per esempio, può capitare che ci siano fratture e in base a questo si decide come procedere. «Ma può esserci anche un neonato in ottime condizioni che ha solo bisogno di un ricongiungimento con la mamma – continua – Comunque, collaboriamo in modo stretto con i veterinari anche se in Italia esperti con la conoscenza specifica dei pipistrelli ce ne sono pochi». Con una di loro Sandra racconta di aver fatto diversi ‘miracoli’ sui chirotteri. «Ne abbiamo una che si occupa molto di benessere animale e che è bravissima con la chirurgia – dice – Riesce a operare in casi di fratture: bisogna tener presente cosa significhi fare un intervento su un essere di 5 grammi di peso».
Tra le emergenze principali, i neonati che cadono e le predazioni dei gatti. Poi ci sono quelli rimasti chiusi nelle intercapedini delle abitazioni e che sono vittime di incidenti contro le auto. In sostanza, tra fratture, animali debilitati e disidratati, e infezioni da parassiti ce n’è sempre una.
Per aiutarli quando si trovano in emergenza vanno maneggiati con i guanti, delicatamente. Dall’associazione suggeriscono di prendere una scatola di scarpe con un po’ di carta assorbente sul fondo e chiudendo subito il piccolo box improvvisato perché c’è il rischio che possano fuggire. Ma prima di farlo, per mandare la fotografia agli esperti, va scattata un’immagine dall’alto, da dove emerga subito, in modo chiaro, il rapporto tra schiena, fianchi e spalle. «Così si capisce subito in quali condizioni sia l’animale – prosegue – Le fratture delle ali sono abbastanza evidenti e bisogna mandare questi dettagli a persone esperte. Non ci si improvvisa salvatori di pipistrelli». Poi c’è un altro problema: la nutrizione. «In Italia c’è la brutta abitudine di pensare che gli esemplari nostrani siano come quelli esotici e che quindi mangino angurie, pesche, fragole, pomodori. I pipistrelli italiani sono insettivori, quindi mangiano zanzare e falene – prosegue – Nella gestione in cattività vengono usate le tarme della farina».