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15 Settembre 2023
18:09

In cosa è diverso un gatto da un leopardo?

Gatto e leopardo sono entrambi felidi, ma non appartengono allo stesso genere. Le differenze tra le due specie non finiscono qui: per quanto presentino delle somiglianze anatomiche, il leopardo ha maggiori dimensioni e anche abitudini completamente diverse da quelle del gatto.

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Gatti e leopardi sono entrambi dei felidi ma appartengono a generi completamente diversi. Il primo infatti è del genere Felis, mentre il secondo – come molti altri suoi cugini, tra cui il leone – appartiene al genere Panthera. Le differenze tra le due specie non finiscono però solo in questo: per quanto talvolta presentino delle somiglianze anatomiche, il leopardo ha maggiori dimensioni e anche una dieta completamente diversa rispetto a quella del gatto che è essere un piccolo carnivoro.

A differenza inoltre di altri felidi, come leoni e tigri, queste due specie non sono interfertili fra loro e non possono far nascere degli ibridi. Questo perché la loro strada evolutiva si è separata milioni di anni fa e oggi presentano così tante differenze genetiche che è impossibile che avvenga.

Tra le altre differenze che è possibile riscontrare ci sono la forma dell'iride, la lunghezza della coda e la consistenza/pigmentazione del mantello che nei gatti domestici sono legati alle influenze estetiche dovute alla selezione dell'uomo. Anche il loro ruolo all'interno degli habitat e il loro comportamento differiscono, rendendoli degli animali totalmente diversi.

Le differenze fisiche e morfologiche

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La prima differenza che salta all'occhio è relativa alle loro dimensioni. Il leopardo (Panthera pardus) è un carnivoro che può raggiungere gli 80 kg di peso e una lunghezza di circa 2 m negli esemplari più grossi. Il gatto selvatico (Felis silvestris), specie da cui si è evoluto il gatto domestico (Felis catus), in media è molto più piccolo, raggiungendo a stento i 60 cm per 4,5 kg di peso.

La coda del leopardo inoltre è mediamente più lunga rispetto a quella del gatto, essendo circa un quarto della lunghezza complessiva dell'animale. Questa maggiore lunghezza è dovuta al suo utilizzo per ritrovare l'equilibrio in condizioni di sbilanciamento o sopra gli alberi. Essa può fungere inoltre da timone, durante la corsa.

Gli occhi dei gatti poi presentano delle iridi più sottili, simili a degli squarci sopra una tela, a differenza dei leopardi che hanno invece delle iridi sferiche come le tigri o i leoni. I gatti inoltre possono avere le iridi colorate (azzurro, verde, viola, ambra) a differenza degli altri felidi che possono avere occhi solo giallo paglierino, verdi o ocra.

Gli artigli del leopardo possono raggiungere anche i 2,5 cm di lunghezza e sono considerati dagli esperti i più affilati della famiglia dei felidi e vengono usati per arrampicarsi.

Il mantello dei gatti selvatici è sempre grigiastro, con delle punte di bianco e di nero sulle punta della coda, mentre i gatti domestici presentano mantelli di diverse colorazioni. La pelliccia dei leopardi è notoriamente chiazzate di macchie scure, sopra a uno sfondo giallo omogeneo, tranne che per i cuscinetti plantari e per il petto da cui sbucano alcuni ciuffi bianchi.

I gatti, a differenza dei leopardi, non accumulano invece molto grasso fra le zampe e la zona addominale quando sono in condizione di salute, poiché il grasso in eccesso può provocargli dei danni fisiologici e renderli inefficienti al momento della caccia. Preferiscono quindi farlo solo in previsione della stagione fredda o di estrema siccità e attorno alla zona dei fianchi, della schiena e dei glutei.

Alcune volte è inoltre possibile osservare dei leopardi che presentano una pigmentazione scura, che alcuni scienziati hanno continuato a chiamare "pantere", seguendo la vecchia tradizione ottocentesca dei naturalisti inglesi. Qui ribadiamo però che le pantere vere e proprie sono solo i giaguari che presentano mantelli melanici.

Le orecchie probabilmente sono invece gli organi più simili fra quelli a disposizione di leopardi e gatti, essendo piccole e molto mobili, grazie all'elasticità dei muscoli che controllano il padiglione auricolare. I leopardi presentano anche un certo dimorfismo sessuale: i maschi infatti posseggono sotto alla gola una giogaia che è assente nelle femmine e negli altri felidi. Essa è una piega della pelle, che si accentua con l'età e con lo sviluppo dei caratteri sessuali. Il suo utilizzo è tuttavia ancora sconosciuto alla scienza.

Infine i leopardi risultano essere dei corridori migliori rispetto ai nostri fidati amici domestici, visto che possono toccare le vette di 65 km/h durante la corsa.

Le differenze di comportamento e di abitudini

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I gatti selvatici e domestici, per quanto in genere sono degli animali solitari, talvolta possono apprezzare la presenza di altri esemplari della loro specie, formando delle colonie feline: questi animali non raggiungono le vette di socialità dei leoni ma possono condividere il territorio con altri soggetti senza soffrirne particolarmente la presenza.

Il leopardo è un animale molto territoriale che tende ad accettare la presenza di altri esemplari solo qualora si stia parlando di femmine durante la stagione degli amori. I maschi infatti tendono ad aggredire qualsiasi intruso nel raggio di 78 km quadrati. E la loro aggressività si spiega principalmente per la grande competizione che questa specie ha con altri 3 grandi felidi che condividono con lui il territorio: i leoni e i ghepardi in Africa e le tigri in Asia.

I leopardi inoltre hanno l'abitudine di cacciare grandi prede, lanciandosi dall'alto dei rami in cui si sono appostati con tutto il loro peso, protendendo i canini e gli incisivi per affliggere un morso mortale all'altezza della nuca. I gatti invece, tranne alcune eccezioni, amano balzare sulle loro prede da terra, usando come armi solo gli arti anteriori.

I leopardi temendo inoltre l'arrivo di altri predatori, su tutti le iene e i leoni, hanno anche assunto il comportamento di trasferire i cadaveri delle loro vittime sui rami più alti degli alberi. Ciò però risulta molto faticoso e per compiere questa impresa trascinano le prede afferrandole per la bocca, mentre si arrampicano sfruttando gli artigli e le nervature delle cortecce.

I gatti selvatici possono anche preferire le ore notturne, per andare a caccia, mentre i leopardi quasi sempre sono attivi di prima mattina e durante la sera, imponendosi delle sieste molto lunghe a tarda notte o lungo il pomeriggio.

Predatore opportunista, il leopardo è il felino con la dieta più variegata. È in grado infatti di mangiarsi di tutto: dagli animali di taglia medio-piccola, come scimmie, roditori, sciacalli, volpi, otocioni, antilopi, uccelli, serpenti e lucertole, a animali di grandi dimensioni. Mangia anche i cadaveri, mentre gli altri felidi – tra cui i gatti – di solito si specializzano in prede di un'unica taglia. In casi di necessità, i leopardi sono persino in grado di andare a caccia di termiti e di formiche, sia al livello del terreno che sulle fronde degli alberi. Questi animali infatti usano i loro artigli per distruggere le colonie degli insetti che poi uccidono schiacciandoli con il peso e delle efficaci zampate. Si riducono poi a leccare dal terreno e dai cuscinetti plantari gli esemplari morti, andando talvolta anche a caccia delle uova di questi artropodi, ricche di proteine. Non a caso le loro strabilianti strategia di caccia e di adattamento li hanno resi tra i felidi più diffusi e meglio distribuiti al mondo.

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Ciò che rende però davvero unici i leopardi è che sono tra i pochi grandi carnivori che vanno a caccia di altri carnivori delle stesse o di maggiori dimensioni. Sono infatti celebri fra i naturalisti le battute di caccia dei leopardi in Africa, effettuati contro i ghepardi o contro gli orsi malesi, gli orsi dal collare e i panda in Asia. Un fenomeno che è stato confermato anche recentemente, da alcuni studiosi come Barbara Hadley che ha verificato personalmente come questi carnivori vadano letteralmente a caccia di orsi per limitarne il numero, avere delle grandi risorse di cibo e avere maggiore spazio a disposizione.

I gatti invece, per quanto sono tra i carnivori più dannosi per quanto riguarda la fauna selvatica, non riescono a uccidere prede più grandi di qualche grosso ratto e in media sfuggono alla presenza di altri predatori.

In generale però si può considerare il leopardo un felino molto forte, in grado di competere con le stesse tigri durante una gara di potenza: talvolta scelgono prede così tanto grosse che non riescono letteralmente a sollevarle sugli alberi. La preda più grande mai osservata ad essere stata abbattuta da un leopardo era un eland gigante (Taurotragus derbianus): un'antilope di oltre 900 kg che aveva dieci volte il peso del suo aggressore.

Dal punto di vista sessuale gatti e leopardi invece condividono qualcosa: i maschi possono crearsi un piccolo harem, comprendente fino ad un massimo di 8-10 femmine, che non sono però molto legate fra di loro. Questo quindi spinge i maschi a visitare le varie partner durante diversi momenti della giornata e quest'ultime ad allontanarsi dalle zone abitate dalle loro competitor, se non per brevi periodi in cui si studiano a vicenda.

Le differenze di habitat e distribuzione

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Il leopardo – di cui conosciamo ben 8 sottospecie e alcune specie particolari come il leopardo delle nevi (Panthera uncia) – vive in diversi contesti ambientali, dalla savana africana alla prateria e alle steppe dell'Asia centrale, dalle montagne dell'Himalaya alle foreste ricche di vegetazioni dell'India e delle isole dell'Indonesia. Risulta quindi essere un animale abbastanza versatile, che si è saputo adattare a diverse tipologie di clima e di habitat, tanto da essere capace di mutare la sua dieta in maniera abbastanza efficace, scegliendosi sempre delle prede sufficientemente numerose all'interno del proprio territorio e facili da abbattere.

I gatti selvatici invece sono presenti principalmente all'interno delle foreste e delle praterie euroasiatiche e in alcuni contesti africani e nord orientali. Non riescono però mai ad adattarsi ad altri habitat, se non dopo l'evoluzione del gatto domestico che – grazie all'aiuto dell'uomo – è riuscito a raggiungere qualsiasi ecosistema e a provocare vari danni in giro per il mondo.

In alcuni habitat ovviamente gatti selvatici e leopardi possono convivere, come in alcune foreste indiane o mediorientali, ma dobbiamo sempre ricordarci che si tratta di animali molto differenti, con prede, orari e stili di vita completamente agli antipodi.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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