Nella legislazione coreana «gli animali non saranno più cose». Lo ha annunciato il ministero della Giustizia che ha spiegato come il Paese modificherà il proprio codice civile per concedere lo status legale agli animali, garantendo così in maniera più adeguata i loro diritti.
Con l'entrata in vigore della nuova norma, il livello di punizione per la crudeltà sugli animali e il risarcimento per i danni fatti agli animali diventeranno più severi, adeguandosi così anche ad una maggiore consapevolezza pubblica sul rispetto dei diritti degli animali. La nuova legge prevederà che chiunque maltratti o compia atti crudeli verso un animale venga condannato fino a tre anni di reclusione o al pagamento di una multa di oltre 25mila dollari.
Alla base della decisione, nonostante negli ultimi anni sia significativamente aumentata la presenza di animali domestici all’interno delle famiglie coreane e si sia sempre più diffuso un consenso sociale sul fatto che gli animali dovrebbero essere più difesi e tutelati come creature senzienti, purtroppo nella società coreana è aumentato anche il fenomeno dell’abbandono e della crudeltà sugli animali. E la causa delle punizioni insufficienti, secondo il Governo è proprio perché, nel sistema legale, gli animali sono trattati come "cose”.
Dopo l’entrata in vigore di questa clausola, che fa fare al sistema giuridico coreano un balzo in avanti importante, si prevede la proposta di ulteriori leggi e politiche per proteggere e rispettare sempre di più gli animali.
Non si pensi che la Corea arrivi troppo dopo altri Paesi: in Gran Bretagna, gli animali sono stati riconosciuti per legge come esseri senzienti soltanto qualche mese fa e comunque è ancora un disegno di legge e qui in Italia il primo sì del Senato è arrivato a giugno, dopo circa vent’anni. E non è finita, anzi il percorso è ancora lungo visto che sono necessarie ancora – come sempre – le due approvazioni di Camera e Senato.
Peraltro si adempirebbe anche a un obbligo internazionale, visto che il Trattato di Lisbona, all’art. 13, afferma: «L’Unione e gli stati membri tengono pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali in quanto esseri senzienti».