L’ultima chiusura era stata alla fine del 2020, quando il contadino II Hwan Kim chiese aiuto a HSI Human Society International per chiudere dopo 40 anni il suo allevamento di cani da macello ad Haemi, in cui vivevano, in condizioni davvero pietose, 170 tra cuccioli e cani adulti.
Oggi, all’inizio del 2023, HSI annuncia la chiusura del diciottesimo allevamento di cani destinati al consumo alimentare in Corea del sud. E ancora una volta a funzionare è stato l’instancabile lavoro di convincimento che Sangkyung Lee, responsabile della campagna End Dog Meat di HSI/Korea, e i suoi colleghi stanno svolgendo incessantemente da anni: convincere il maggior numero possibile di allevatori di cani ad abbandonare la loro attività, ormai obsoleta e contrastata dalla maggior parte dei sudcoreani, aiutandoli e sostenendoli nello sceglierne una nuova.
Grazie a quest’impegno nella provincia sudcoreana del Chungcheong, l’allevatore di carne di cane Yang è quindi diventato l’ultimo ad aver aderito al programma Models for Change di Humane Society International/Korea, che l’organizzazione internazionale per la protezione degli animali ha creato come strumento per porre fine all’industria della carne di cane nel paese orientale. È così che il signor Yang ha messo i lucchetti alla sua attività da allevatore di cani e ha cominciato a immaginare un futuro da coltivatore di cavoli e altri ortaggi. Mentre i quasi 200 cani e cuccioli del suo allevamento saranno trasferiti negli Stati Uniti dove inizierà la ricerca di famiglie adottive: per loro sfuma la prospettiva della macellazione a cui erano destinati e si apre la possibilità di un futuro dignitoso su un divano americano pronto ad accogliergli.
L'85% dei Coreani dichiara di non mangiare più carne di cane
«Molti dei cani di questo allevamento sono chiaramente traumatizzati dall’esperienza vissuta e avranno bisogno di amore e pazienza per iniziare a guarire – spiega Sangkyung Lee – Allevatori come il signor Yang sono il simbolo del cambiamento in Corea del Sud, perché una nuova generazione di amanti degli animali come me non vuole che questa sofferenza continui». Sangkyung Lee è certa che la direzione sia quella giusta e che i segnali, come gli ultimi sondaggi che dimostrano che la maggior parte dei sudcoreani (85%) non mangia carne di cane e il 56% è favorevole a un divieto, siano positivi e incoraggianti. «Spero che il Governo ci ascolti; il nostro programma Models for Change sta dimostrando che c'è un desiderio di cambiamento e una via per un futuro in cui i cani sono solo amici, non cibo».
Già da alcuni anni, infatti, il clima appare cambiato in Corea del Sud. Malgrado si stimi che fino a un milione di cani siano ancora allevati e confinati, in condizioni spaventose, in migliaia di allevamenti in tutta la Corea del Sud, per essere uccisi e destinati al consumo umano, già da qualche anno si è registrata un’inversione di tendenza destinata a far soccombere definitivamente una pratica che, oltre alla morte per elettrocuzione, obbliga i cani ad un’immensa sofferenza fisica e psichica, obbligandoli a trascorrere la loro intera vita in piccole gabbie di ferro arrugginito, senza cibo, acqua, stimoli, comfort, riparo o cure veterinarie adeguate.
Il cambiamento è iniziato nell'unico paese dove gli allevamenti sono legali
Confermata dalla presa di posizione della First Lady Kim Keon-hee che lo scorso anno si è espressa pubblicamente a favore di un divieto, l’inversione di tendenza è fondamentale nell’unico paese dove le fattorie che allevano cani destinati al consumo alimentare sono legali. Se infatti si calcolano intorno ai trenta milioni i cani che ogni anno vengono uccisi e mangiati in tutta l’Asia, in Cina, Thailandia, Vietnam, Laos, Indonesia e Cambogia – gli altri paesi dove il consumo di carne di cane è testimoniato – non esistono allevamenti legali e i cani sono di solito randagi accalappiati in strada o rubati ai proprietari.
Nel dicembre 2021, il Governo sudcoreano ha formato una task force per presentare raccomandazioni sulla questione ma, a seguito di ripetuti ritardi, HSI/Korea lo ha sollecitato ad avviare un programma di dismissione ispirato a Models for Change. Nello stesso anno il sindaco Cho Kwang-han aveva promesso e poi ha chiuso il più grande mercato di carne di cane della Corea del Sud nella città di Namyangju, la Nakwon Auction House. Mentre la deputata Han Jeong-ae, nello stesso anno, ha proposto un emendamento alla legge sulla protezione degli animali della Corea del Sud per vietare esplicitamente la macellazione dei cani. Ma anche l’ex Presidente della Repubblica sudcoreana Moon Jae-in ha sempre dichiarato il suo grande amore per i cani, adottandone diversi, anche dopo l’insediamento.
Il signor Yang non vuole più allevare e uccidere i cani
Quello del signor Yang, allevatore di cani da macello per ventisette anni nella città di Asan-si, è il diciottesimo allevamento di cani da carne chiuso definitivamente da HSI/Korea dall’inizio del programma Models for Change. Grazie a questa programmazione oltre 2.700 cani sono stati salvati e hanno trovato famiglie adottive negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito, nei Paesi Bassi e, in piccola parte, in Corea del Sud. Anche Yang ha iniziato a capire che la dismissione di questi allevamenti è l’unica via perseguibile per un reale cambiamento.
«Nei primi anni di questa attività, nessuno denunciava gli allevamenti di cani da carne per violazioni o disapprovava quello che facevamo – spiega Yang che vuole trasformare la sua attività in un allevamento di ortaggi – Ma il mondo sta cambiando, così come il popolo coreano. Sono un membro dell’associazione degli allevatori di cani e so come sta andando la Dog Meat Task Force. Il risarcimento e il periodo di transizione sono i problemi attuali. Ma a prescindere dalle raccomandazioni della Task Force, avevo comunque intenzione di lasciare il settore tra qualche anno. Sono felice che questi cani vadano in un buon posto e non mi fa piacere vederli morire. Mi dispiace per loro».
foto di copertina: Katherine Polak, vicepresidente HSI sezione animali da compagnia, con uno dei cuccioli appena nati nell'allevamento chiuso in Corea del Sud il7 marzo 2023 (credits: @Jean Chung/For HSI)