In Cina è stato registrato il primo caso di contagio umano dell'influenza aviaria del ceppo H3N8. La conferma arriva dalla Commissione nazionale di Sanità della Cina, il massimo organo competente in materia di sanità.
Ad essere contagiato è stato un bambino di quattro anni della provincia di Henan, la seconda più popolosa della Repubblica federale e nota come il "granaio della Cina" in virtù di una economia basata su agricoltura, allevamento e trasformazione alimentare.
È proprio in un contesto di promiscuità tra il bestiame allevato e gli esseri umani che è avvenuto il contagio: nella casa del bambino, infatti, venivano allevati polli che avevano frequenti contatti con le anatre selvatiche molto diffuse nella zona.
Il primo contatto tra gli uccelli selvatici, serbatoi del virus, e quelli domestici, ha permesso il contagio che poi si è allargato all'essere umano. La dinamica di contagio tra uccelli selvatici e allevati è stata osservata anche questo autunno quando l'Europa si è trovata ad affrontare una massiva epidemia di aviaria, di ceppo diverso da quello cinese, che non ha risparmiato neanche i cigni della Regina Elisabetta a Windsor.
Calogero Terregino, responsabile delle strutture nazionali ed europee per l’influenza aviaria e la malattia di Newcastle presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie aveva spiegato a Kodami che «l'elevato numero di animali allevati negli allevamenti intensivi non è alla base dei nuovi focolai di aviaria. A testimonianza di ciò basta vedere i report sui casi di influenza aviaria dell'EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), in cui emerge che moltissimi degli allevamenti colpiti in Europa negli ultimi mesi sono di tipo rurale o free-range».
Le grandi popolazioni di uccelli d'allevamento e selvatici in Cina forniscono quindi un ambiente ideale per permettere al virus di riprodursi e mutare. Come ha spiegato a Kodami il noto giornalista e scrittore scientifico David Quammen, sono proprio queste le condizioni necessarie per garantire il "salto di specie", o "spillover" che è avvenuto a Henan.
A differenza dei focolai scoppiati in Europa, attribuibili al ceppo H5N1 ad alta patogenicità, quello isolato oggi in Cina appartiene invece al ceppo H3N8.
Gli uffici di Pechino hanno minimizzato la situazione, sottolineando che il rischio della diffusione tra le persone è basso. Al momento nessuno dei familiari del bambino di è infettato con la nuova variante dell'aviaria. A ciò si aggiunge che anche se la variante H3N8 è comune nei cavalli e nei cani, nessun caso di trasmissione tra uomo e uomo è stato ancora mai registrato.
Il rischio di una epidemia su larga scala, quindi, è ancora lontano.