Gli ultimi giorni del 2022 stanno mettendo a dura prova gli animali del continente australiano che in queste ore sono minacciati dall'acqua. Ci troviamo nell'Australia Meridionale dove un'enorme esondazione del Murray, uno dei principali sistemi fluviali in uno dei continenti più secchi della Terra, sta mettendo a serio rischio annegamento la fauna locale. Un gruppo di volontari sta monitorando la situazione pattugliando il corso del fiume in barca, scovando e prelevando animali in pericolo, come echidna, canguri e vombati, per trasportarli in loghi sicuri, ma c'è ancora molto da fare.
Sotto la barca scorrono le placide acque del fiume mentre i volontari si affrettano a trovare più animali possibile prima che anneghino. Nelle immagini diffuse sulla pagina Facebook dei volontari si vede un corso d'acqua calmo che non conserva nulla della furia e dell'impeto della sua mitica origine. Secondo gli aborigeni del lago Alexandrina, specchio d'acqua che si poggia mansueto a 100 km a sud-est di Adelaide, il Murray non sarebbe altro che una traccia di una grande lotta avvenuta fra il Grande Antenato, Ngurunderi, e un pesce, Pondi. Ngurunderi inseguì l'animale in lungo e in largo cercando di catturarlo, ma Pondi era una preda astuta e pur di fuggire dall'uomo scavò un percorso intricato nella terra formando il fiume stesso e i suoi affluenti.
Quelle che vediamo nel video, invece, sono scure acque verdastre che sommergono buona parte di alti pali della luce e alberi. I volontari si guardano intorno, cercano di scovare anche un piccolo movimento che possa tradire la presenza di un animale, sanno che devono essere celeri: il tempo scarseggia.
L'ecosistema del Murray
Il Murray è il fiume più lungo dell'Australia, con una estensione di 2.508 chilometri. Insieme a quello del Murray, i suoi affluenti formano il bacino Murray-Darling, che copre circa un settimo dell'area dell'Australia, motivo per cui è considerata la regione irrigua più importante dell'Australia.
Proprio per questo il Murray ha un compito fondamentale: non solo la sua origine mitologica è simbolo della furbizia della natura che prevale sull'uomo, ma la quantità d'acqua che porta è elemento vitale per gli ecosistemi che incontra. Il fiume sorge nelle Alpi australiane e si snoda a nord-ovest attraverso le pianure interne dell'Australia, formando il confine tra gli Stati del Nuovo Galles del Sud e Victoria, e in fine sfocia nell'Australia meridionale. Nel suo corso si carica di nutrienti e sedimenti, fondamentali per il sostentamento degli organismi acquatici e per modellare nel corso degli anni il brullo paesaggio desertico australiano.
Fra i riflessi scintillanti del sole sul pelo dell'acqua è possibile veder far capolino le scaglie di alcuni pesci nativi come il famoso cod del Murray (Maccullochella peelii) o il persico dorato (Macquaria ambigua) così come altre specie acquatiche come la tartaruga capo-grosso (Emydura macquarii) o i gamberi del fiume Murray. Ogni specie, che sia rettile, marsupiale o invertebrato, è connessa l'una all'altra da una fitta rete alimentare e a far da scenario a questo intreccio di vita c'è proprio il Murray che, negli ultimi 15 anni, ha visto le sue acque diventare sempre più inquinate.
La salubrità dell'intero bacino, infatti, è diminuita in modo significativo dopo che gli europei si sono insediati, ma solo in epoca moderna gli australiani assistono a una costante perdita della biodiversità causata dall'uomo. Inoltre, la siccità estrema tra il 2000 e il 2007 ha messo in grande risalto come molti ecosistemi, come le foreste di alberi della gomma, non possano sopravvivere a periodi di siccità che ogni anno diventano sempre più lunghi.
Dunque, il fiume può essere visto come un vero e proprio indicatore della salute ecosistemica, ma non solo. Il suo andamento idrografico può dirci molto su come il cambiamento climatico possa influire su bacini d'acqua così imprevedibili. Un esempio ce lo ha offerto nel 1956 quando il fiume esondò per ben 6 mesi.
La corsa contro il tempo dei volontari
Le immagini che si presentano davanti agli occhi dei volontari sono strazianti. Gli animali sono stati presi di sorpresa e ora si ritrovano a dover trovare riparo in qualche luogo in alto, ma non tutti ce la fanno. Davanti agli occhi dei volontari si presentano immagini di canguri con l'acqua fino alla vita e alcuni vedendo la barca si sono affettati a salire sopra di loro spontanea volontà nel tentativo di mettersi all'asciutto.
Wildlife Nurse SA è una pagina Facebook che fa capo a una piccola squadra di personale addestrato per il salvataggio della fauna selvatica. Il team ha a disposizione una barca autorizzata dal Dipartimento dell'Ambiente e dell'Acqua australiano a pattugliare grandi tratti del fiume per soccorrere gli animali che, per salvarsi dal livello dell'acqua che sale incessantemente, spesso si arrampicano su alberi e arbusti.
Secondo quanto scrivono sui social il team ha salvato già decine di animali dall'inondazione, tra cui canguri, vombati, lucertole ed echidne e al momento solo alcuni hanno anche urgente bisogno di cure veterinarie. Una volta salvati il team si premura di effettuare un esame veterinario approfondito per scongiurare ogni possibile danno e solo allora gli animali vengono rilasciati in terreni più in alto, dove la furia dell'acqua non può arrivare.
Quelli dei volontari australiani saranno anche piccoli gesti, ma riuscire a mettere in salvo anche pochi individui è un'azione estremamente preziosa, specialmente per ecosistemi fragili come quelli australiani. L'Australia Meridionale porta le cicatrici di una violenta battaglia mitologica, è vero, ma l'opera dei volontari, in un modo o nell'altro, può almeno in parte lenire gli effetti di una lotta che ancora oggi mostra gli echi della sua furia.