«Dopo 30 anni abbiamo finalmente un'anagrafe nazionale degli animali di affezione, in particolare cani ma anche gatti, in cui convoglieranno tutte le informazioni delle banche dati regionali». È l'annuncio arrivato da Vincenzo Ugo Santucci della Direzione generale della Sanità animale del Ministero della Salute.
L'annuncio è arrivato durante la conferenza stampa per la presentazione della campagna "L'abbandono è un incubo. Oltre che un reato", lanciata dalla Fnovi, la Federazione Nazionale Ordine Veterinari Italiani.
«L'anagrafe nazionale permetterà di mettere ordine e superare i limiti di anagrafi regionali che non dialogano fra di loro».
Il microchip, obbligatorio per i cani, è un metodo per identificare l’animale, introdotto nel 2005 al posto del tatuaggio grazie all'accordo Stato-Regioni. Ad oggi al momento dell'applicazione del microchip il cane viene iscritto nell'anagrafe locale, è quindi più facilmente reperibile in caso di fuga da casa, furto, o smarrimento, all'interno dei confini regionali. La prospettiva di un'anagrafe nazionale permetterà il più rapido ritrovamento degli animali di famiglia al di fuori da tali confini.
Attualmente in Italia, infatti, non esiste un'anagrafe canina nazionale, e quando un cane con microchip viene trovato in una regione diversa da quella di provenienza, il veterinario si trova di fronte a un’unica strada da percorrere: contattare un collega per riuscire a risalire al pet mate del cane. Tuttavia, ogni Regione ha la sua anagrafe canina e tanto i veterinari privati che coloro che lavorano nei servizi pubblici possono vedere solo i dati relativi al loro territorio di appartenenza. Quando vengono inseriti i numeri del microchip, quindi, se quel soggetto non è iscritto all’anagrafe locale, il veterinario non potrà risalire al nome del pet mate. Quello che vedrà è, però, la regione di provenienza ma non il nome del pet mate.
La stessa cosa la può verificare anche un comune cittadino, in realtà, attraverso il sito del Ministero della Salute alla pagina “Banca dati dell'Anagrafe Animali d'Affezione”: inserendo il numero di microchip, infatti, si scopre in quale regione il cane è stato registrato. Ciò che però non si può sapere, per ragioni di privacy, è il nome del referente umano. L’unica alternativa, dunque, ad oggi e solo per un veterinario è quella di contattare un collega che lavora nel territorio di iscrizione all’anagrafe canina di quel cane e chiedergli di verificare i dati relativi all’intestatario.
In attesa della banca dati nazionale alcune Regioni hanno già da tempo iniziato ad alimentarla e ad oggi è utilizzata dalla Calabria, dal Molise, dalla Sardegna, dalla Sicilia e dalla Valle D’Aosta.
Con l'anagrafe nazionale ci sarà anche un secondo grande cambiamento rispetto alla registrazione degli animali d'affezione, quello relativo ai gatti, per i quali il Ministero prevede d'introdurre l'obbligo di registrazione al pari dei cani: «Grazie al microchip obbligatorio per cani e, d'ora in poi anche per gatti – ha aggiunto Santucci – si riuscirà a tracciare, non solo la loro storia, ma anche chi se ne è preso cura. Perché dove c'è un animale deve esserci un veterinario».
Questa linea d'azione è dettata dal recepimento da parte del Parlamento italiano del regolamento europeo 429 del 2016 "Normativa in materia di sanità animale", e dei conseguenti decreti attuativi che vincolano l'Italia al riordino e alla connessione tra la Banca dati nazionale delle anagrafi zootecniche, i sistemi informativi del Ministero della Salute e i sistemi informativi delle regioni e delle province autonome.
L'introduzione dell'anagrafe nazionale, e del microchip obbligatorio anche per i gatti, rientra in un più ampio quadro di riforma della sanità animale che passa anche attraverso l'educazione al cittadino: «Stiamo pensando a campagne per sensibilizzare bambini e ragazzi, che spesso sono il motore attraverso il quale un animale entra in famiglia», ha concluso Santucci nel suo intervento.
Nel corso dell'evento, la consigliera Fnovi Carla Bernasconi ha sottolineato come l'impulso a tale ampia modifica del sistema sia arrivata grazie alla riforma che ha introdotto in Costituzione la tutela di animali e ambiente: «Pochi mesi fa con la modifica dell'art. 9 della Costituzione, il benessere animale è entrato tra i principi costituzionali dello Stato, un passo importante per la tutela della loro salute ma anche della salute pubblica».