La Regione Abruzzo abbatterà 500 cervi, specie simbolo della regione. Gli animali saranno uccisi nella zona dell'Aquilano tramite prelievo di selezione, cioè con l'intervento dei cacciatori abilitati. È quello che prevede la delibera approvata l'8 agosto 2024 dall'amministrazione guidata dal presidente Marco Marsilio.
La presenza del cervo all'interno degli ambienti rurali legati all'agricoltura è sempre stata causa di conflitto con l'essere umano, un tempo infatti la specie era diffusa in tutta la penisola, mentre oggi nella zona degli Appennini occupa 4 aree distinte, tra cui il versante della Provincia dell'Aquila, e dentro e fuori le aree protette del Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise, e della Maiella.
L'abbattimento dei cervi è stato richiesto a gran voce proprio dalle confederazioni agricole in ragione dei danni causati dai cervi alle colture. «Questa volta – ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Abruzzo, Fabrizio Lobene – si deve andare fino in fondo perché abbiamo perso troppo tempo andando dietro alle paturnie di questi sacerdoti dell'ambientalismo metropolitano che bloccano ogni iniziativa di buon senso ed in linea con leggi e regolamenti, in barba e in danno dei cittadini danneggiati dagli incidenti stradali, degli agricoltori costretti ad abbandonare la loro attività in vaste aree interne e dei bilanci regionali».
Ad opporsi all'abbattimento dei cervi però non sono solo le maggiori associazioni di tutela animale del territorio come Lipu e WWF, ma anche il parlamentare abruzzese Nazario Pagano che conosce molto bene la fauna del territorio, tanto da aver proposto, e fatto approvare, un emendamento per ottenere pene più severe per chi uccide un orso bruno marsicano, sottospecie unica al mondo e presente solo nell'Appennino centrale italiano.
Raggiunto da Kodami, il deputato forzista spiega: «La decisione nasce da un problema reale, quello dei danni arrecati dalla fauna selvatica ad alcune colture delle aree interne della regione, ma perché individuare nel cervo il responsabile senza una conferma scientifica? I danni lamentati dagli agricoltori sono attribuibili ad altre specie animali come cinghiali e caprioli, lo stesso vale per gli incidenti stradali». Da qui la richiesta avanzata dal parlamentare di «verificare i dati raccolti dalla Regione Abruzzo» su cui si basa la delibera che ha dato il via agli abbattimenti.
Secondo Pagano ci sono ancora molte domande senza risposta e se non vengono trovate gli abbattimenti potrebbero essere non solo inutili, ma persino dannosi: «C'è da capire di che tipologia sono le colture colpite, e perché alcune aree registrano più danni rispetto ad altre. Inoltre, sappiamo ormai che con la caccia selettiva non si ridurranno i danni, se si uccide il cervo – posto che sia questo il responsabile – altre specie selvatiche prenderanno il suo posto».
Altre soluzioni esistono, come mostrano gli esempi virtuosi dei Comuni del Parco d'Abruzzo: «Il cervo è un simbolo molto amato della fauna abruzzese, è simbolo di Villetta Barrea, Civitella Alfedena e altri, dove questo animale convive con cittadini e turisti. Due soluzioni possono essere la cattura e rilascio in altre aree, meglio se protette, oppure chiedere sostegno allo Stato per cercare di finanziare alcuni di questi coltivatori con recinzioni anti fauna selvatica».