Il processo sui combattimenti clandestini tra cani ad Imperia, Pavia e Serbia è rimandato al prossimo anno. La prossima udienza è stata infatti fissata al 30 marzo nel foro imperiese. Per i reati di associazione a delinquere, maltrattamento di animali, divieto di combattimento tra cani, falso e ricettazione sono imputate 18 persone; un gruppo criminale organizzato per cui nel 2015 la squadra mobile della polizia di Imperia ha portato le carte in Procura.
L'indagine era partita da un blitz della polizia di Ventimiglia a Pavia dove in un casolare gli agenti avevano trovato un allevamento di cani con individui in precarie condizioni di salute a causa di ferite riconducibili a combattimenti. I poliziotti tornarono proprio nel bel mezzo di un combattimento clandestino che bloccarono subito ponendo sotto sequestro i video girati dagli "spettatori", i farmaci e le attrezzature per l’allenamento dei cani al combattimento. L’indagine ha portato anche alla scoperta di un giro di scommesse clandestine sui combattimenti e alla compravendita di video e immagini.
I capi d'imputazione a carico del gruppo criminale
Tra le persone coinvolte cinque, in particolare, sono accusate di aver organizzato la compravendita o lo scambio di cani di grossa taglia (Pitbull e Dogo argentino), prevalentemente senza micro-chip, su tutto il territorio nazionale, ovvero alla loro importazione dall’estero, per poi allevarli e addestrarli alle illecite competizioni. Il gruppo avrebbe anche allevato, in varie località del territorio nazionale (tra cui le provincie di Imperia, Teramo e Pavia), cani di grossa taglia per impiegarli nei combattimenti, sottoponendo gli animali a condizioni di isolamento, a diete rigide, a continua tensione psichica, nonché alla somministrazione di sostanze stupefacenti o vietate, del tipo nandrolone (in particolare, Decadurabolin), condotta complessiva finalizzata a potenziarne la muscolatura, ad aumentarne in modo innaturale l’aggressività, a desensibilizzarli rispetto all’anomala attività di allenamento, nonché causa di un danno alla salute degli animali e della morte di un numero indeterminato di esemplari.
Pende anche un'accusa per aver organizzato e aver partecipato, in varie località del territorio italiano (tra cui le province di Imperia e Pavia) e all’estero (Serbia), a combattimenti tra cani che, in alcuni casi, provocavano il decesso o la “scomparsa” degli animali, scambiandosi, attraverso piattaforme informatiche, informazioni circa i luoghi degli eventi; i contendenti e i risultati ottenuti negli incontri dagli altri associati, nonché materiale audio-video degli animali e dei combattimenti.
Non paghi di provocare tanta sofferenze, i cinque avrebbero organizzato anche scommesse clandestine sui combattimenti tra i cani degli associati e di altri soggetti non identificati; combattimenti svoltisi in diverse parti del territorio nazionale (tra cui le province di Imperia e Pavia) e all’estero (Serbia) e che, in alcuni casi determinavano il decesso degli animali o la loro “scomparsa”.
Tre le parti civili ammesse cinque onlus
Sono state ammesse, dal giudice per le indagini preliminari, le costituzioni di parte civile di cinque Onlus, la Lav, Lega Anti Vivisezione, rappresentata dall’avvocato Piera Poillucci, l’Anpana, Associazione Nazionale Protezione Animali Natura e Ambiente, rappresentata dall’avvocato Maria Morena Suaria, l’Enpa, Ente Nazionale Protezione Animali, rappresentato dall’avvocato Claudia Ricci del foro di Roma, la LNDC, Lega Nazionale Difesa del Cane, rappresentata da Michele Pezzone del Foro di Chieti, e il NOGEZ, Nucleo Operativo Guardie Ecozoofile, rappresentato da Daniela Gentile del Foro di Foggia.
Maltrattamento organizzato, l'esperto: «Prevenire la recidività»
I reati che coinvolgono gli animali non sono però solo frutto della volontà di un singolo. Ci sono alcuni tipi di maltrattamento che hanno alla base un'organizzazione tra più persone, e che spesso rientrano tra le attività illecite dei clan, dalla Camorra campana alla Sacra corona unita pugliese. «I combattimenti tra animali rientrano tra i reati seriali a danno di animali che contano un alto tasso di recidiva», spiega Ciro Troiano Criminologo, Responsabile Osservatorio Nazionale Zoomafia LAV. «Occorre, pertanto, l’adozione di una politica criminale che si orienti verso metodologie investigative tipicamente usate per contrastare la criminalità organizzata e di provvedimenti finalizzati alla prevenzione della recidività».
Per contrastare il preoccupante aumento delle lotte clandestine la LAV ha attivato il numero SOS Combattimenti tel. 064461206: «Lo scopo è quello di raccogliere segnalazioni di combattimenti tra animali per tracciare una mappa dettagliata del fenomeno e favorire l’attivazione di inchieste giudiziarie e sequestri di animali», conclude Troiano.
Combattimenti tra cani, cosa prevede la legge
Chiunque, fuori dei casi di concorso nel reato, allevando o addestrando animali li destina sotto qualsiasi forma e anche per il tramite di terzi alla loro partecipazione ai combattimenti di cui al primo comma è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica anche ai proprietari o ai detentori degli animali impiegati nei combattimenti e nelle competizioni di cui al primo comma, se consenzienti. Chiunque, anche se non presente sul luogo del reato, fuori dei casi di concorso nel medesimo, organizza o effettua scommesse sui combattimenti e sulle competizioni di cui al primo comma è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 5.000 a 30.000 euro.