Non si arresta la morsa dell’ecomafia sull'Italia. Sono 30.686 le illegalità ambientali registrate nel 2022, con una media di 84 reati al giorno, e a farne le spese sono soprattutto gli animali. Lo certifica il nuovo rapporto di Legambiente che raccoglie storie e numeri della criminalità ambientale in Italia.
Secondo l'associazione, nel 2022 a subire una forte impennata sono stati proprio i reati contro la fauna, in totale 6.481 illeciti penali, che hanno registrato un incremento del 4,3%. Si tratta dell'aumento più consistente dopo quello dei reati connessi al ciclo illegale del cemento, con +28,7% rispetto al 2021.
A pesare sono la corruzione, la diffusione dei Comuni sciolti per mafia e dei clan censiti dalle autorità nazionali. Mentre a livello territoriale Campania, Puglia e Sicilia risultano le regioni con più reati ambientali. A livello provinciale, Roma si conferma la più colpita.
Il Rapporto Ecomafia 2023 è stato realizzato da Legambiente per Edizioni Ambiente, media partner Nuova Ecologia. Il dossier ha lo scopo dichiarato di tracciare un quadro sempre attuale dei reati ambientali in Italia, e sulla base di questo formulare 10 proposte indirizzate al Governo Meloni. Lo ha spiegato il presidente dell'associazione Stefano Ciafani: «Mai come in questo momento storico si devono alzare le antenne per scovare inquinatori ed ecomafiosi. E bisogna farlo presto, dentro e fuori i confini nazionali, perché stiamo entrando nella fase operativa del Pnrr. L’Italia può e deve svolgere un ruolo importante perché la transizione ecologica sia pulita anche nella fedina penale, come prevede l’aggiornamento della direttiva sulla tutela dell’ambiente, da approvare entro la fine della legislatura europea, ma soprattutto deve recuperare i ritardi accumulati finora, dando seguito alle dieci proposte inserite nel nostro Rapporto Ecomafia».
Tra le dieci le proposte di modifica normativa presentate oggi dall’associazione ambientalista per rendere più efficace l’azione delle istituzioni, Legambiente in primis chiede di approvare il disegno di legge contro le agromafie e introdurre nel Codice penale i delitti contro la fauna. Un tema che Kodami segue molto da vicino. Con la direttrice del nostro magazine, Diana Letizia, abbiamo partecipato alla presentazione della proposta di legge per inasprire i reati contro gli animali che ha già iniziato il suo iter.
Un passo necessario dato che, come segnala Legambiente, quelli contro gli animali sono «reati gravemente sottovalutati vista l’assenza di delitti specifici nel Codice penale, con sanzioni effettivamente adeguate alla gravità dei fenomeni».
Animali sotto scacco
Quello degli animali è il tra i settori più colpiti dalla criminalità ambientale, e a pesare sono soprattutto il bracconaggio, la pesca illegale, i traffici internazionali di specie protette e di animali da affezione, allevamenti illegali, combattimenti e corse clandestine. L'insieme di queste pratiche ha portato nel 2022 all’accertamento di 6.481 reati e 5.486 persone denunciate, anche queste in crescita del 7,6% rispetto al 2021.
Ma non sono solo i reati, contestualmente crescono anche gli illeciti amministrativi accertati, che passano dai 15.023 nel 2021 ai 16.440 nel 2022, con un aumento del 9,4%. Un segnale ancora più forte di quanto il maltrattamento animale, nelle sue diverse forme, sia presente anche tra coloro che non sono direttamente collegati ad ambienti criminali.
In testa alla classifica nazionale per numero di reati accertati figura anche quest’anno figura la Sicilia con 797 reati, e un +2,2% rispetto al 2021; segue il Lazio, 694 reati e +19,4%, che sale dalla terza alla seconda posizione, superando la Puglia con 669 reati, +13,8%.
A livello provinciale Roma conferma la prima posizione già registrata nel 2021. D sola conta 589 reati, con un incremento +30,3%. Bari in un anno balza dalla settima alla seconda posizione con 521 reati, contro i 156 del 2021, e una variazione di +234%. Genova con 493 reati, +113,4% in un anno, sale dalla quarta alla terza posizione.
«I numeri, le analisi e le considerazioni che emergono dal nostro rapporto Ecomafia – spiega Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità Legambiente – anche grazie ai diversi contributi raccolti, confermano il lavoro importante svolto da forze dell’ordine, Capitanerie di porto, enti di controllo e magistratura. E dovrebbero sollecitare risposte coerenti ed efficaci da parte di chi ha responsabilità politiche e istituzionali. Accade purtroppo spesso il contrario: deregulation, come quelle inserite nel nuovo Codice degli appalti, invece di semplificazioni; condoni edilizi più o meno mascherati, invece di ruspe».
Le 10 proposte di Legambiente
- Sostenere con forza, nell’ambito delle procedure previste per l’approvazione della nuova direttiva europea in materia di tutela penale dell’ambiente, il testo approvato all’unanimità dalla Commissione per gli affari giuridici (Juri) del Parlamento europeo il 21 marzo del 2023, con l’obiettivo di varare la direttiva entro l’attuale legislatura europea;
- Rivedere, in particolare per quanto riguarda il meccanismo del cosiddetto subappalto “a cascata”, le norme introdotte dal nuovo Codice degli appalti e garantire, anche attraverso lo strumento del Protocollo di legalità, come sperimentato dalla struttura del Commissario per la bonifica delle discariche abusive, il costante monitoraggio degli appalti previsti per il Piano nazionale di ripresa e resilienza;
- Inserire, con il primo provvedimento utile, i delitti ambientali previsti dal titolo VI-bis del Codice penale e il delitto di incendio boschivo (423 bis), considerata la loro gravità, tra quelli per cui non scatta alcun automatismo in materia di improcedibilità;
- Approvare il DDL contro le agromafie, che introduce i nuovi delitti a tutela del patrimonio agroalimentare del nostro Paese, del vero made in Italy e della salute delle persone, già varato dal governo, durante la scorsa legislatura, nell’aprile del 2020 ma mai votato in Parlamento;
- Introdurre nel titolo VI-bis del Codice penale sanzioni adeguate ed efficaci nei confronti di chi commette crimini contro la fauna (fino a 6 anni di reclusione e 150.000 euro di multa) e istituire uno specifico “Fondo nazionale per la prevenzione e la tutela degli animali oggetto di maltrattamento, abbandono, sequestro, confisca o selvatici feriti”;
- Ripristinare, se necessario con una modifica legislativa, la corretta attuazione da parte delle prefetture di quanto previsto dall’art. 10-bis della legge 120/2020, che ne stabilisce il potere sostitutivo in tutti i casi, anche antecedenti all’approvazione della norma, di mancata esecuzione da parte dei Comuni delle ordinanze di demolizione di immobili abusivi;
- Emanare, da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica i decreti attuativi della legge 132 del 2016 che ha istituito il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente e prevedere incrementi di organico per il Sistema nell’ambito del reclutamento di nuovo personale, a cui affidare i controlli sulle opere da realizzare con il Piano nazionale di ripresa e resilienza;
- Rimuovere la clausola dell’invarianza dei costi per la spesa pubblica prevista sia nella legge 68/2015 che in quella che ha istituito il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente;
- Inasprire le sanzioni per il delitto di traffico organizzato di rifiuti, ai sensi dell’art. 452 quaterdecies, innalzando le pene reclusive da 3 a 8 anni (10 nel caso di rifiuti radioattivi) e introdurre nuove e più stringenti sanzioni in materia di smaltimento illecito;
- Garantire l’accesso gratuito alla giustizia da parte delle associazioni, come Legambiente, iscritte nel registro unico nazionale del Terzo settore e impegnate di fronte a qualsiasi autorità giudiziaria in qualsiasi grado di giudizio nel perseguimento dei propri fini statutari.