Scoprire la biologia marina attraverso le opere d'arte: è il progetto tutto napoletano "Immersi nell'arte" realizzato dal Museo e Real Bosco di Capodimonte insieme con la Stazione Zoologica Anton Dohrn. Si tratta di 12 appuntamenti in un anno per 12 post con contenuti curati in sinergia tra gli esperti d’arte del Museo e i biologi marini della SZN, pubblicati in contemporanea sui rispettivi canali social ufficiali Facebook e Instagram.
Un ciclo di approfondimenti iniziato nel marzo del 2021 allo scopo di avvicinare scienza e cultura e per raccontare fauna e flora del Mar Mediterraneo attraverso gli spunti inediti offerti dalle opere d'arte custodite nella ex riserva di caccia dei Borboni, oggi Museo.
Un connubio che ha origini antichissime, come è emerso anche durante il viaggio di Kodami alla scoperta della relazione tra uomo e animali nell'antica Pompei: il mondo naturale, infatti, è da sempre una componente importante della sensibilità artistica dell'essere umano. Testimonianza sono proprio le divinità che popolano gli affreschi delle case pompeiane, dove si mischiano religione, mito e fauna.
«Siamo entusiasti – ha commentato Claudia Gili, direttrice del Dipartimento CAPE (Conservazione Animali Marini e Public Engagement) – di avviare un dialogo tra le scienze marine e l’arte attraverso una iniziativa di divulgazione che connette le competenze di due enti di assoluto valore: Capodimonte come indiscusso centro di cultura, promotore di una visione nazionale e internazionale dell’arte, e il nostro istituto che è tra i più prolifici al mondo nel settore della ricerca marina. Condividiamo un approccio multidisciplinare e inclusivo alle conoscenze, trasversale alle scienze, ecco perché la collaborazione partita con Immersioni nell’Arte sarà solo il primo passo di un percorso che vedrà Capodimonte e la SZN camminare insieme attraverso una serie di progetti comuni».
La vocazione divulgativa della SZN è culminata a dicembre del 2022 con l'inaugurazione del Museo Darwin-Dohrn, nuovo polo museale nel quale sono esposti oltre 10mila reperti accumulati nei 150 anni di attività condotta dai ricercatori della stazione fondata dallo zoologo tedesco Anton Dohrn nel 1872.
Nettuno: tra mito e natura
La rubrica del Museo di Capodimonte e della SZN ha preso il via in occasione del World Water Day – Giornata Mondiale dell’Acqua con l’opera "La sorgente" di Vincenzo Gemito, proveniente dalla raccolta del collezionista e suo grande ammiratore Achille Minozzi.
Al centro del nuovo appuntamento nella galleria virtuale del Museo e della Stazione zoologica c'è invece il "Nettuno" attribuito ad Adam Lenckhardt. L'artista tedesco ha ritratto la divinità del mare con i suoi attributi tipici: il tridente e la fauna marina.
Il tedesco Lenckhardt, attivo alla corte imperiale di Vienna, realizzò diverse statuette in avorio seguendo la tradizione cinquecentesca e manierista italiana. Un gusto apprezzato da Maria Maddalena Farnese, nata de' Medici, che volle il Nettuno nelle sue collezioni.
Poco si sa dei travagli della statuetta, se non che nel 1708 era presente nell’inventario parmense, esposta nel Palazzo Ducale di Parma nella Galleria delle cose rare, «una sorta di “Camera delle meraviglie”: una raccolta di oggetti rari dei secoli XVI e XVII, testimonianza del gusto dei Farnese», scrivono gli esperti del Museo.
Le collezioni farnesiane, e con esse anche la statuetta di Nettuno, sono poi giunte a Napoli nel 1737 grazie a re Carlo di Borbone che le aveva ereditate dalla madre Elisabetta Farnese, ultima della sua dinastia.
Nettuno, figlio di Crono e fratello di Zeus, era tra le divinità più importanti del pantheon romano. Il suo culto viene da quello più antico di Poseidone, il dio greco del mare. La dualità dell'iroso dio, è ben espressa nel nome dalla pianta marina che da lui prende il nome: la Posidonia, o Neptune grass, per gli anglosassoni.
«Una regina del mare con il nome di un dio – raccontano agli utenti gli esperiti della Stazione zoologica – È proprio dal nome greco del dio del mare, Poseidone, che prende il nome di uno dei più longevi organismi marini, la pianta che caratterizza con le sue praterie le coste di tutto il Mar Mediterraneo»
La Posidonia ha infatti una notevole importanza ecologica proteggendo le coste dall'erosione e fungendo da indicatore della qualità delle acque. le praterie di Posidonia sono fondamentali per gli organismi marini autoctoni del Mediterraneo, ai quali forniscono nutrimento e protezione. Un vero scrigno della biodiversità marina.
«Con la sua lenta crescita rizomatosa, forma estese praterie sommerse, i cui individui possono avere centinaia di anni di età. Ospita all'interno dell'intreccio delle sue foglie verdi e dei suoi fusti legnosi, una ricchissima varietà di forme animali e vegetali. Con le sue radici ed i suoi fusti, mantiene il sedimento e protegge il litorale, producendo enormi quantità di ossigeno. Protegge le nostre spiagge con tutto il suo detrito che di inverno si accumula su di esse. Una delle esponenti più importanti di quel gruppo di piante che, come i cetacei all'interno dei mammiferi, sono ritornate al mare, adattandosi ad una vita completamente sommersa», concludono gli esperti.